Il Monte ha scalato Mediobanca: adesioni all’Opas sopra al 62%

Il controllo di diritto di Siena su Piazzetta Cuccia è realtà. Il 16 settembre si riaprono i termini. L’operazione vale complessivamente 13,5 miliardi di cui 750 milioni cash

Roberta Paolini
La sede di Mediobanca, in piazzetta Cuccia a Milano
La sede di Mediobanca, in piazzetta Cuccia a Milano

Mediobanca è di Mps.

Con la chiusura della prima fase dell’Opas lanciata da Monte dei Paschi di Siena, la banca senese ha raccolto adesioni pari al 62,3% del capitale di Piazzetta Cuccia, ben oltre la soglia minima del 35%. Un livello che gli consente il controllo di diritto pieno.

Ieri, ultima giornata di adesione all'opas, sono state apportate 134.114.712 azioni, pari a circa il 16,5% del capitale. Il dato, comunicato da Borsa Italiana, è però destinato a crescere ancora nel periodo di riapertura dei termini dell'offerta, previsto tra il 16 e il 22 settembre.

L’operazione vale complessivamente 13,5 miliardi di euro, di cui 12,8 miliardi pagati in azioni Mps e 750 milioni in contanti: un passaggio storico per Siena, che torna protagonista della partita bancaria nazionale a quasi vent’anni dalla sciagurata acquisizione di Antonveneta.

In realtà che la banca fosse ormai scalata era chiaro già venerdì e che ha portato alla circolazione nel week end di indiscrezioni raccolte anche dal Ft.

Il quotidiano britannico, come già anticipato dalla stampa italiana, ha confermato che il consiglio di amministrazione di Mediobanca — guidato da Alberto Nagel — sarebbe pronto a dimettersi nella riunione del 18 settembre, in cui prenderà atto del cambio di controllo.

Le dimissioni sarebbero operative solo dopo la nomina di un nuovo board, prevista per l’assise del 28 ottobre, ma segnerebbero la fine di un’era per l’ad che ha guidato l’istituto per quasi vent’anni, spesso nel mirino dei grandi soci.

Proprio gli azionisti forti, Delfin (19,83%) e Francesco Gaetano Caltagirone (9%), che insieme detengono oltre il 28% di Mediobanca e sono azionisti rilevanti anche di Generali, hanno a lungo cercato di scalzare Nagel, senza riuscirci. La partita si chiude ora a favore di Luigi Lovaglio, che con l’offerta su Mediobanca segna il punto più alto del risanamento di Mps.

L’operazione, oltre a dare a Rocca Salimbeni il controllo della banca d’affari milanese, permette di sbloccare 2,9 miliardi di attività fiscali differite, rafforzando i ratio patrimoniali e consolidando il turnaround della banca.

Nagel, solo pochi giorni fa, aveva definito l’offerta «inadeguata» e priva di «razionale industriale». Ma il fallimento del progetto alternativo — l’acquisizione di Banca Generali — ha indebolito la sua posizione, spingendo molti investitori a cedere alle lusinghe di Siena.

La timeline prevede il pagamento del corrispettivo il 15 settembre, la riapertura dei termini dell’offerta dal 16 e, come detto, l’assemblea di Mediobanca convocata per il 28 ottobre, che oltre ad approvare il bilancio dovrà nominare il nuovo cda su indicazione di Mps.

Per il sistema bancario italiano si tratta della prima grande operazione di consolidamento portata a termine dopo i tentativi sfumati di UniCredit su Banco Bpm e della stessa Mediobanca su Banca Generali.

Per Lovaglio, invece, il successo dell’Opas rappresenta il coronamento di un percorso di rilancio che fino a pochi anni fa sembrava impensabile per la banca più antica del mondo.

Una banca che come noto è stata salvata con l’iniezione di 18 miliardi di euro di aiuti di stato e una volta risanata nel progressivo disimpegno del Mef, ancora azionista con l’11%, ha aperto a nuovi soci privati tra cui appunto Caltagirone e la holding della famiglia Del Vecchio.

La presa di Siena su Piazzetta Cuccia avrà effetti anche a Trieste, in quanto Mediobanca è il primo azionista di Generali con oltre il 13%. —

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