Mediobanca, è l’ora di Mps. Il board pronto alla resa

Si chiude oggi l’opas del Monte su Piazzetta Cuccia, il controllo di diritto è ad un passo. Il 18 settembre il cda della banca milanese potrebbe decidere per le dimissioni in blocco

Roberta Paolini

 

Gli scenari sono finiti. Monte dei Paschi di Siena è ormai a un passo dal superare la soglia del 50 per cento in Mediobanca, traguardo che sancirebbe il passaggio del controllo di diritto, l’attivazione delle sinergie operative e il pieno utilizzo dei crediti fiscali (Dta).

L’offerta pubblica di acquisto e scambio si chiude formalmente domani, ma con ogni probabilità i termini saranno riaperti per ulteriori cinque giorni a metà settembre. La sostanza, però, non cambia: l’esito appare definito e il verdetto è già nei numeri.

E non solo in quelli, verrebbe da aggiungere.

Segnali di discontinuità arrivano anche dal management: tra gli amministratori di Mediobanca si registra la cessione di pacchetti azionari, ulteriore segnale del cambio di fase imminente. Dopo settimane di resistenza a un’operazione definita inadeguata e priva di razionale industriale, il consiglio di amministrazione guidato da Alberto Nagel si prepara a prenderne atto.

Il 18 settembre, appuntamento fissato da tempo, con l’approvazione del bilancio, il consiglio sarà chiamato a misurare il nuovo equilibrio azionario. In Piazzetta Cuccia non c’è nessun dubbio che la partita sia finita.

Se le dimissioni di Nagel soltanto o dell’intero board avvenga al termine della riunione o al più tardi si decide di arrivare dimissionari all’assise del 28 ottobre è solo una questione di forma: non c’è dubbio che il controllo è passato a Mps, che eleggerà il nuovo consiglio.

A fine ottobre Siena dovrebbe presentare la sua lista di candidati per eleggere la nuova governance della banca milanese.

I nomi in circolazione per la carica di amministratore delegato includono figure di peso del settore bancario e industriale, mentre per la presidenza si guarderebbe a profili con esperienza internazionale.

Per sostituire Nagel la banca guidata da Luigi Lovaglio è tuttavia ancora in cerca di un nome. Dalla rosa di candidati risulta essersi sfilato, dopo aver declinato la proposta ricevuta, Mauro Micillo, responsabile della divisione Imi Corporate & Investment banking di Intesa. Circolano invece ancora le candidature di Fabrizio Palermo, attuale ceo di Acea oltre che consigliere di Generali eletto nella lista di Caltagirone, e di Marco Morelli che è stato amministratore di Mps in un'altra fase e oggi è presidente di Bnp Paribas Asset Management. Per la presidenza invece sono stati fatti i nomi dell'ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli, ora in Jp Morgan dove potrebbe preferire rimanere, e Luigi de Vecchi (Citi).

Venerdì, penultimo giorno utile per aderire, Mps ha raccolto un ulteriore 5,4% circa del capitale di Piazzetta Cuccia, portandosi al 45,8% complessivo. Una soglia che, già alla luce dei livelli storici di affluenza assembleare, garantisce il controllo di fatto. E che potrebbe essere superata nelle prossime ore grazie alle posizioni in mano agli arbitraggi, stimate tra il 5 e il 10 per cento del capitale. Con un’ulteriore progressione, il Monte potrebbe arrivare fino al 66,7 per cento, soglia che spalancherebbe ampi margini di governance sulla banca milanese.

Ad aderire all’offerta sono stati anche alcuni componenti del patto di consultazione, il tradizionale argine al cambiamento che da tempo ha iniziato a sgretolarsi. Dopo la famiglia Tortora, che ha apportato l’1,1 per cento, anche la holding Finprog della famiglia Doris ha conferito lo 0,96 per cento residuo.

Altri, invece, hanno preferito capitalizzare Valsabbia Investimenti (che ha ceduto l’intera quota dello 0,15 per cento) o la famiglia Pittini, che ha dismesso quasi completamente la sua partecipazione vendendo sul mercato. Anche alcune holding riconducibili alla famiglia Lucchini hanno proseguito nel disimpegno.

La benedizione all’operazione è arrivata anche dal segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni «Il Monte dei Paschi - ha detto parlando su La7 - è come una squadra di calcio di serie A molto importante con 500 anni di storia che all’improvviso retrocede in serie C. Poi a distanza di due anni vince il campionato o quasi». Tre governi - cioè Monti, Renzi e Gentiloni - hanno dato 18,3 miliardi di euro per salvare il Monte.

Con il controllo di Piazzetta Cuccia Siena, che oltre al Mef ha tra i suoi azionisti principali la Delfin della famiglia Del Vecchio e Caltagirone, diverrà il primo azionista di Generali.

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