Mps al 45,8% di Mediobanca, dice sì anche la famiglia Doris

L’opas si concluderà lunedì: ieri, in una sola giornata, è stato consegnato il 5% delle azioni. Il cda della banca milanese ha ribadito la propria contrarietà all’operazione dell’istituto senese

 

Luigi Dell'Olio

 

Continuano a crescere le adesioni all’Offerta pubblica di scambio lanciata da Montepaschi su Mediobanca, che si concluderà lunedì, salvo rinvii. Alla chiusura di Borsa di ieri risultavano consegnate azioni pari al 45,8% del capitale, di cui oltre il 5% nella sola giornata di venerdì.

Tra le novità più rilevanti, l’ok all’operazione da parte della famiglia Doris, che a lungo ha fatto parte del nocciolo duro dell’azionariato di Piazzetta Cuccia con Banca Mediolanum, ma che a fine giugno aveva preferito cedere il proprio 3,5% sul mercato. La holding di famiglia, FinProg Italia, ha consegnato il suo intero pacchetto, pari allo 0,98% del capitale della banca d’affari.

«Abbiamo aderito all’Opas di Mps lanciata su Mediobanca con la partecipazione della famiglia detenuta da FinProg, visto come si sono evolute le cose e considerando che a questo punto l’operazione si fa», ha dichiarato Sara Doris, vicepresidente di Banca Mediolanum e figlia del fondatore del gruppo Ennio, nel corso di un evento organizzato a Barcellona per celebrare i 25 anni di Banca Mediolanum in Spagna.

A vendere azioni è stato invece Clemente Rebecchini, il responsabile della divisione Insurance & principal investing di Piazzetta Cuccia che siede nel cda di Generali. Il banchiere ha dismesso 26.233 azioni a un prezzo di 19,5 euro l'una nella giornata del 4 settembre. Tra i soci storici, Valsabbia Investimenti lo stesso giorno ha ceduto l'intera quota dello 0,15% che era conferita all'accordo parasociale, a oltre 19,2 euro. Stessi prezzi anche per Finfer della famiglia Pittini che ha venduto sul mercato 1,6 milioni di titoli, quasi la metà della sua partecipazione nel complesso pari allo 0,43% del capitale. Da segnalare, poi, il disimpegno di Sinpar e Gilpar, finanziarie della famiglia Lucchini. In diverse tranche ha venduto le quote (670 mila) anche l’Aurelia, holding della famiglia Gavio.

Ricordiamo che, a meno di novità dell’ultimo minuto, l’Opas si concluderà lunedì. I titoli Mediobanca acquistati tra ieri e lunedì prossimo a Piazza Affari non potranno essere portati in adesione durante il periodo di offerta ma potranno essere consegnati all’Ppas durante la riapertura dei termini, prevista tra il 16 e il 22 settembre. Superata la soglia del 35%, indicata dal management di Mps come condizione minima per controllare la concorrente, resta da capire con quale risultato si arriverà al traguardo. Dopo il rilancio di martedì 2, l’offerta aggiunge alle 2.533 azioni di nuova emissione Mps, 0,90 euro in contanti per ogni azione Mediobanca proprio con l’obiettivo di convincere il maggior numero di azionisti. L’obiettivo non dichiarato è di superare il 50% di adesioni in modo da poter controllare anche le assemblee straordinarie.

Attraverso questa acquisizione, l’istituto senese punta a consolidare la propria posizione in settori chiave come corporate e investment banking attraverso l’integrazione con Mediobanca, mirando anche a sinergie fiscali e operative stimate in 700 milioni di euro.

Intanto dalla banca milanese tentano l’ultima difesa. Il cda ha ribadito la propria contrarietà all’offerta e punta il dito contro la rinuncia alla condizione della soglia di adesioni al 66,67% inizialmente auspicata da Mps. Mossa letta dall’investment bank come la prova che Siena intenda assumere a tutti i costi il controllo, anche solo di fatto, pur col rischio di non ottenere dall’operazione le sinergie promesse e di distruggere valore.

Per il board di Mediobanca, l’Opas «risulta priva di razionale industriale, nonché priva di convenienza». L’aggiunta di una quota cash, spiega l’istituto in una nota, non è di per sé sufficiente «a mutare la precedente valutazione di non congruità e inadeguatezza», anche alla luce dei rischi di «dissinergie e di distruzione di valore che caratterizzano l’offerta». 

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