Il cda di Generali è pronto ad un passo verso Nagel

Il gruppo alzerà il velo domani sulla semestrale: gli analisti prevedono un utile superiore ai 2 miliardi. Attesa l’indicazione sugli accordi commerciali su Banca Generali e l’estensione a Mediobanca

Roberta Paolini

 

Domani Generali alzerà il velo sui conti del primo semestre, ma l’attenzione del mercato è puntata soprattutto su un altro punto: la risposta che il board è chiamato a fornire in merito all’estensione e stabilizzazione degli accordi distributivi con Banca Generali, e alla loro eventuale estensione alla rete di Mediobanca.

Si tratta di un passaggio chiave per comprendere la posizione del Leone nei confronti dell’Ops lanciata da Piazzetta Cuccia sulla banca controllata al 51% dalla compagnia triestina. I conti del semestre prevedono secondo il consensus premi lordi medi a 51,2 miliardi, di cui 32 miliardi relativi al Vita e 19 miliardi nel segmento danni, un reddito operativo a circa 4 miliardi e un risultato netto adjusted a 2,2 miliardi.

In Torre Hadid, sede milanese del gruppo, in questi mesi il management di Generali ha mostrato un atteggiamento di apertura verso l’offerta di Mediobanca sulla propria controllata attiva nel wealth management. Generali nella sua strategia di asset management ha già escluso da tempo dall’orizzonte Banca Generali, che infatti è uscita dal perimetro della controllata Generali Investments da oltre un anno, e quindi pare ci sia tutta l’intenzione di dare una risposta positiva alle richieste fatte da Piazzetta Cuccia.

Proprio Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, nei giorni scorsi aveva confermato in un’intervista a Bloomberg TV che sono stati avviati contatti con Generali: «Ci hanno fornito la documentazione relativa all’attuale accordo di distribuzione con Banca Generali. L’abbiamo esaminata e abbiamo presentato una proposta per estendere l’accordo a lungo termine, offrendo anche l’esclusiva per la nostra rete di distribuzione», aveva spiegato.

Nagel aveva anche chiarito che Mediobanca si attende una risposta da Trieste «in tempo utile per convocare un’assemblea degli azionisti», così da poter presentare l’offerta su Banca Generali prima della chiusura dell’Ops promossa da MPS su Mediobanca, prevista per l’8 settembre.

«Questo permetterebbe agli azionisti di avere tutte le opzioni disponibili al momento della decisione», aveva sottolineato l’ad di Mediobanca, che ha ribadito il giudizio negativo sull’Ops promossa da Siena: «È priva di razionale industriale, non conveniente finanziariamente per gli azionisti Mediobanca ed ostativa all’ulteriore trasformazione del gruppo, insieme a Banca Generali, in un leader del wealth management italiano ed europeo».

La road map tracciata da Mediobanca prevede la convocazione dell’assemblea dei soci il 21 agosto, subordinata all’autorizzazione della Bce, attesa per il 18 agosto. Da quel momento, in base alla normativa vigente, la Consob avrebbe cinque giorni per approvare il prospetto, a condizione che l’assemblea si sia già espressa. L’obiettivo è far partire l’offerta prima dell’8 settembre, scadenza dell’Ops di Mps, così da porre gli azionisti davanti a un bivio.

L’eventuale via libera di Generali alla proposta distributiva rafforzerebbe la posizione di Mediobanca, eliminando uno degli elementi di incertezza più discussi nelle settimane successive all’annuncio dell’offerta. E se Piazzetta Cuccia dovesse finire nelle mani di Mps, la quota del 13,7% in Generali – oggi messa sul piatto nello scambio con Banca Generali – potrebbe, paradossalmente, tornare a Trieste.

Perché ciò accada, serve però almeno un segnale dal board del Leone, che domani dopo la riunione del board potrebbe arrivare. In questo modo le interlocuzioni tra Piazzetta Cuccia e Trieste potrebbero continuare arrivando alla negoziazione di un accordo dettagliato, che secondo le indicazioni circolate verrebbe esteso anche alla rete Mediobanca e sarebbe allungato e stabilizzato fino a 10 anni.

Proprio la mancanza di informazioni in merito era stato il motivo che aveva portato, lo scorso 15 giugno, al rinvio dell’assemblea su Banca Generali al 25 settembre, anche perché in quel momento non c’erano i numeri per approvare l’operazione. La certezza di avere i voti in assemblea non c’è nemmeno ora, anche se qualcosa è cambiato nell’azionariato di Piazzetta Cuccia, con l’uscita dei soci storici e possibili ulteriori movimenti nel capitale.

Nell’invocazione, da più parti, del ruolo che deve assumere il mercato, se la disfida riuscisse ad arrivare sulla piazza finanziaria quello sarebbe il luogo più corretto per misurare la bontà di due visioni del far banca.

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