I sindacati: «BancoBpm è un’operazione di mercato ma preoccupa l’impatto occupazionale»

L’ad Castagna teme 6 mila tagli e i sindacati Fabi, Uilca e Fisac non nascondono i rischi per i lavoratori. Cornelli: «Non è solo la perdita di professionalità nel mondo bancario, è un diverso modello di banca»

Roberta Paolini
Giuseppe Castagna in una foto d'archivio. ANSA / MATTEO BAZZI
Giuseppe Castagna in una foto d'archivio. ANSA / MATTEO BAZZI

La possibile fusione tra UniCredit e Banco Bpm si trasforma in un terreno di scontro non solo tra azionisti e mercati, ma anche tra sindacati e vertici aziendali. Mercoledì l’ad di Banco Bpm Giuseppe Castagna in una lettera ai dipendenti aveva espresso la «forte preoccupazione» per le sinergie di costo stimate dal gruppo guidato da Andrea Orcel, «pari a oltre un terzo della base costi» di Piazza Meda, e che si tradurrebbero in «oltre 6 mila» uscite. E così anche i sindacati sono tornati a farsi sentire.

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, ha commentato: «Ogni fusione o acquisizione nel settore bancario italiano deve essere monitorata con attenzione per il suo impatto sull’occupazione e sull’equilibrio socioeconomico dei territori coinvolti».

Pur riconoscendo la legittimità dell’operazione come «un evento di mercato», Sileoni ha sottolineato i rischi per i lavoratori, evidenziando come le sinergie dichiarate – 900 milioni di euro dal lato costi – potrebbero tradursi in un «prezzo sociale inaccettabile».

È cruciale, ha detto Sileoni, «che le decisioni aziendali non trascurino il fattore umano. Esprimo, quindi, forte timore per le ricadute occupazionali». Claudio Cornelli, segretario generale della Fisac Cgil Veneto, ha espresso preoccupazioni ancora più ampie, collegando la vicenda al cambiamento sistemico del modello bancario italiano.

«Non stiamo parlando solo di tagli occupazionali» ha spiegato «ma di una trasformazione radicale del modo di fare banca, che sta progressivamente abbandonando il supporto alle imprese e agli investimenti per privilegiare la finanza e la digitalizzazione».

Cornelli ha anche puntato il dito contro il progressivo smantellamento della rete territoriale: «Le grandi banche come UniCredit stanno ridimensionando gli sportelli fisici a favore di un modello digitale che rischia di lasciare scoperte intere comunità».

Per il sindacalista veneto il problema di eventuali perdite occupazionali non riguarda solo il Veneto con epicentro Verona, ma anche il Piemonte (in particolare Novara), Milano, la Toscana. «La trasformazione del sistema bancario non è solo una questione di occupazione – ha spiegato – ma riguarda il modello stesso di fare banca, che si sta spostando sempre più verso la finanza, a scapito del supporto a investimenti e imprese».

Cornelli denuncia poi come il personale non trovi più attrattivo il modello bancario attuale: «Non si tratta solo di occupazione, ma di una trasformazione che sta facendo perdere lavoratori qualificati al sistema bancario. Siamo scesi sotto i 264 mila bancari in Italia. E il problema non riguarda solo i numeri: perdiamo lavoratori qualificati, e con loro, la capacità delle banche di essere al servizio delle comunità».

Più moderata la posizione di Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca: «Non siamo a priori contrari alle operazioni societarie - ha detto - purché siano basate su una prospettiva industriale lungimirante e non finalizzate solo al taglio dei costi». Ha però ribadito che la tutela occupazionale resta la priorità: «È presto per fare stime precise, ma il sindacato sarà impegnato, come sempre, nel bilanciare le uscite con nuove assunzioni e garantire il ricambio generazionale».

L’operazione tra UniCredit e Banco Bpm, se confermata, potrebbe rappresentare una delle fusioni più significative del panorama bancario europeo, ma restano sul tavolo diverse incognite. —

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