Generali, l’utile sale a doppia cifra a 3,3 miliardi di euro
Il Cfo Cristiano Borean ha evidenziato anche l’esposizione del gruppo ai titoli di Stato italiani, pari a 41,9 miliardi ai valori di mercato dei Btp

Nei primi nove mesi del 2025 Generali consolida la traiettoria di crescita avviata negli ultimi esercizi, mettendo a segno un aumento dei premi e soprattutto un significativo miglioramento della redditività operativa.
I premi lordi salgono a 73,1 miliardi di euro, in aumento del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare è ancora una volta il segmento Danni, che cresce del 7,2%, mentre la raccolta netta Vita avanza a 10,4 miliardi, confermando un andamento robusto nonostante il confronto con una base già solida.
Il risultato operativo raggiunge i 5,9 miliardi, in crescita del 10,1%, beneficiando in particolare della performance del Danni, la cui redditività balza del 23,9%. L’utile netto normalizzato arriva a 3,3 miliardi, segnando un +14% grazie alla forte dinamica operativa del gruppo. L’utile netto complessivo si attesta invece a 3.215 milioni, rispetto ai 2.962 milioni dei primi nove mesi 2024, che beneficiavano della plusvalenza derivante dalla cessione di Tua Assicurazioni (58 milioni al netto delle imposte).
Nel dettaglio, il Danni segna un risultato operativo di 2.737 milioni, sostenuto anche dal miglioramento del combined ratio non attualizzato, sceso al 94,2% contro il 96,3% dello scorso anno.
Il gruppo segnala che la limitata incidenza delle catastrofi naturali nei primi nove mesi del 2025 ha determinato un beneficio inferiore dalle generazioni precedenti, decisione che tuttavia rafforza ulteriormente il bilancio e contribuisce ad accrescere la probabilità di superare i target del piano strategico in corso.
Nel Vita, il risultato operativo cresce in modo più contenuto, a 3.091 milioni (+1,8%), mentre il new business value tocca i 2.264 milioni (+3,7%), sostenuto sia dall’aumento dei volumi sia dal miglioramento della redditività tecnica. Anche l’Asset & Wealth Management registra un progresso lieve, con un utile operativo di 843 milioni (+0,7%). Al suo interno si distingue l’Asset Management, che sale a 429 milioni (+9,9%) grazie anche al contributo di 57 milioni di Conning. Senza tale apporto, la crescita sarebbe comunque positiva (+3,5%). Più debole, invece, la componente di Banca Generali, che flette del 7,3% a 414 milioni.
Gli asset under management complessivi del gruppo raggiungono gli 874,7 miliardi, poco sopra gli 863 miliardi di un anno fa: l’impatto negativo dei cambi, pari a circa 27 miliardi, ha compensato flussi netti positivi per 11 miliardi, di cui 7,2 miliardi provenienti da terzi. Peggiora infine il risultato operativo della voce Holding e altre attività, a -399 milioni (era -357 milioni).
La crescita dell’utile netto normalizzato porta l’utile per azione normalizzato a 2,16 euro, con un incremento del 16% su base annua. Sul fronte patrimoniale, Generali conferma un’elevata solidità: il Solvency II Ratio sale al 214% (era 210% a fine 2024), sostenuto da 51,1 miliardi di fondi propri ammissibili e 23,9 miliardi di capitale richiesto. L’aumento deriva principalmente dalla generazione normalizzata di capitale e dal favorevole effetto di mercato.
Nel Vita, i premi lordi salgono dell’1,8% a 46,2 miliardi. Crescono in modo marcato le linee puro rischio e malattia (+8%) e i prodotti risparmio tradizionali (+10,3%), mentre si riduce la produzione dei prodotti ibridi e unit-linked (-4,7%), complice il confronto con l’elevata base 2024. Nei Danni i premi raggiungono i 26,8 miliardi (+7,2%): la linea non auto avanza del 7,6% (che diventerebbe +8% includendo Europ Assistance), mentre l’auto cresce del 7,1%.
Durante la conference call con la stampa, il CFO Cristiano Borean ha evidenziato anche l’esposizione del gruppo ai titoli di Stato italiani, pari a 41,9 miliardi ai valori di mercato dei Btp. «Direi che per i primi nove mesi parla anche il mercato», ha osservato, sottolineando come la strategia del gruppo e il posizionamento sui titoli sovrani riflettano «fiducia nell’andamento dell’economia, coerentemente a come si sta comportando il mercato». Una scelta che, secondo Borean, rappresenta «una posizione ulteriore di rafforzamento rispetto ad altre economie che in questo momento stanno avendo una risposta di mercato lievemente diversa». Il manager ha poi richiamato l’attenzione sul Pnrr, definendolo «una delle componenti importanti per la crescita del prodotto interno lordo» e «una spinta alla trasformazione e alla sostenibilità» dell’economia italiana.
Riproduzione riservata © il Nord Est








