Dai manager di Mediobanca addio senza aderire all’Opas
Un’altra settimana cruciale per Montepaschi e Piazzetta Cuccia: martedì il passaggio dei titoli e e la riapertura dell’Offerta, giovedì le possibili dimissioni di Nagel nel cda dell’istituto milanese. Vendite in Borsa: anche il presidente Pagliaro ha iniziato a liquidare le sue azioni

Conquistata la maggioranza assoluta (62,3% di adesioni), l’Offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) di Mps su Mediobanca si appresta a vivere un’altra settimana cruciale. Intanto le figure al vertice dell’investment bank milanese ammainano la bandiera e accelerano la vendita delle loro azioni sul mercato.
Andando per ordine, martedì avverrà il passaggio di mano effettivo delle azioni all’offerente, con il pagamento del corrispettivo a chi ha apportato le proprie quote. Inoltre, da martedì a giovedì riapriranno i termini dell’Opas. Durante questi tre giorni, gli azionisti di Mediobanca che non hanno aderito all'offerta nei termini originari potranno farlo. Il corrispettivo sarà corrisposto alla data di pagamento della riapertura, calendarizzata per il 29 settembre. Inoltre, a seguito della dichiarazione di efficacia dell'offerta, i derivati su Mediobanca saranno ridenominati su Mps a partire da domani. I prossimi giorni dovrebbero segnare anche la fine dell’era Nagel, con il ceo di Mediobanca – il quale in tutti i modi ha provato a opporsi all’operazione – che potrebbe presentare le proprie dimissioni nella riunione del consiglio di amministrazione in programma giovedì. Quanto ai nuovi consiglieri, espressione di Mps, i nomi saranno presentati entro fine ottobre.
Intanto, la prima linea manageriale dell’istituto di Piazzetta Cuccia continua a cedere azioni sul mercato. L'8 settembre, il direttore generale di Mediobanca Premier, Lorenzo Bassani, ha venduto 12.347 azioni a 19,43 euro in linea con l'ad, oltre che amministratore delegato di Compass, Gian Luca Sichel, che il 12 settembre ha ceduto altri 747 titoli a 21,8 euro ciascuno dopo gli oltre 100 mila venduti nei giorni precedenti. Sempre il 12 settembre ha messo sul mercato 31.145 pezzi a 21,85 euro l'uno il cfo di Mediobanca Emanuele Flappini e un piccolo pacchetto di 400 azioni il consigliere di Mb Facta Francesca Anzeloni Bignotti.
Anche il presidente di Mediobanca, Renato Pagliaro, ha iniziato a vendere, con una transazione di 200 mila pezzi, che gli ha garantito un incasso di poco inferiore a 4,1 milioni di euro. Si tratta all’incirca di un decimo dei titoli in portafoglio a Pagliaro, anche lui a fine corsa, dopo oltre 40 anni al lavoro nell’istituto milanese.

Nonostante tutta questa carta sul mercato, il titolo Mediobanca ha guadagnato quasi il 13% dalla fine della prima fase dell’Opas, toccando il nuovo massimo storico di 22 euro. Un andamento che può essere letto come la fine dell’incertezza sul futuro societario e come un segnale di fiducia per il possibile aumento di redditività che potrà derivare dall’integrazione con Siena.
Intanto viene meno anche l’ultima speranza di bloccare l’operazione per il duo Nagel-Pagliaro. Un portavoce della Commissione Ue, interpellato in merito alla scalata, ha dichiarato che la Ue «ha monitorato attentamente il rispetto degli obblighi» imposti a Mps «per effetto della ricapitalizzazione precauzionale» valutando anche «le informazioni dei partecipanti al mercato in merito al rispetto di questi obblighi». In sostanza non sembrano esservi le condizioni minime per uno stop da parte di Bruxelles.
L'operazione, che valorizza Mediobanca 13,5 miliardi di euro, promette sinergie da 700 milioni annui e 1,2 miliardi di risparmio fiscali, rafforzando il Cet1 (il principale indicatore della solidità di bilancio) dell’istituto senese al 16%. Secondo quanto stimato dal Centro studi di Unimpresa, il delisting costerebbe all’istituto guidato da Luigi Lovaglio 2,62 miliardi di euro. Un ammontare importante, ma comunque sostenibile secondo gli analisti, alla luce dei benefici già citati, nonché per il rafforzamento di Mps nel mercato italiano.
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