Cariverona e Cdp trattano per un ritorno pesante della Fondazione nel capitale

Cassa Depositi deve pagare 432 milioni alla Fondazione, Mazzucco disponibile a trattare per convertire la cifra in azioni
Giacomo Marino, dg di Cariverona e Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione
Giacomo Marino, dg di Cariverona e Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione

VERONA. Viene considerato il grande ombrello con cui coprire la testa dell'economia italiana dalla tempesta del Covid. Ma questa volta la Cdp è protagonista di ben altra storia. Una vicenda passata quasi in sordina e che porta al culmine un litigio cominciato nel 2013.

A fine gennaio, infatti, Cdp è stata condannata dal Tribunale di Roma al pagamento a Fondazione Cariverona della cifra monstre di 432 milioni di euro. Il contenzioso civile più sostanzioso come, ammette la stessa Cassa Depositi e Prestiti nel suo bilancio.

Lo scontro risale all'esercizio del diritto di recesso da parte della Fondazione Cariverona, in occasione della conversione delle azioni privilegiate in azioni ordinarie di CDP avvenuta nel 2012. La Fondazione, allora guidata da Paolo Biasi, a giugno 2013 dinanzi al Tribunale di Roma, presenta un petitum di circa 432 milioni di euro, aumentate fino a 651 milioni di euro in sede di precisazione delle conclusioni.Cariverona aveva, nel 2013, il 2,56% di Cdp e la conversione dopo lunghe discussioni avvenne secondo lo statuto a un prezzo di 56,6 milioni.

Cosa avverrà ora?Nè Cdp (e sembra abbastanza comprensibile) ma neppure la stessa Cariverona hanno più di tanto pubblicizzato l'esito di questa disputa. Le ragioni starebbero, affermano alcune fonti veronesi, nel fatto che Alessandro Mazzucco, il direttore generale Giacomo Marino e Giovanni Gorno Tempini, numero uno di Cassa Depositi, con tanto di triangolazione dell'Acri, starebbero lavorando per trovare una soluzione.

L'esito finale potrebbe essere, ed è questo su cui stanno lavorando sia a Roma che a Verona, il ritorno di Cariverona nel capitale di Cdp. Con una quota di capitale che porterebbe l'ente, ammesso che il negoziato trovi il suo porto, a diventare primo azionista (chiaramente Tesoro escluso).

Come scrive Cdp nella sua relazione finanziaria annuale la società possiede al 31 dicembre 2019 azioni proprie per un valore di 489 milioni di euro (erano postate a 57 milioni a fine 2018). Con la sentenza, spiega la società: «trattandosi della rideterminazione del valore attribuito alle azioni proprie in occasione del loro acquisto» Cdp ha incrementato il valore dei titolo in portafoglio in contropartita di un fondo per rischi e oneri. E anche questa sembra, al di là della giustezza della manovra contabile, l'anticamera di un accordo in costruzione

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