Banca Generali valuta l’Ops di Mediobanca. «Servono garanzie su persone e metodo»
L’Ad Mossa apre con prudenza alla proposta di Piazzetta Cuccia: «Conta come si costruisce il progetto, non solo l’obiettivo finale»

Una cauta apertura all’offerta presentata da Mediobanca. Vengono lette così tra gli addetti ai lavori le parole pronunciate ieri da Gian Maria Mossa, amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali.
A margine del suo intervento al Forum “La consulenza finanziaria motore per la valorizzazione del risparmio e la crescita economica dell’Italia”, che si è svolto ieri presso la sede di Borsa Italiana, il top manager ha spiegato: «Creare un polo di wealth management sicuramente può avere senso, il come definirà se la cosa verrà accolta con favore o meno. Quindi è proprio un tema di come valorizzare tutti gli stakeholder, i clienti in primis, i loro risparmi, i nostri professionisti, gli azionisti, incluso quelli di minoranza e poi tutte le persone che hanno contribuito al successo di questa azienda».
Quindi ha precisato che la valutazione, in merito all’Offerta pubblica di scambio (Ops) presentata da Mediobanca, dipenderà dalla capacità di quest’ultima di mettere al contro «i nostri consulenti finanziari», ha aggiunto Mossa. «Se vengono messe al centro le persone, sicuramente si potrà fare un buon lavoro». Quanto ai prossimi passaggi, ha ricordato di aver ricevuto dalla banca la delega «per capire quali sono i razionali e le conseguenze industriali». Quindi non ha voluto fornire tempistiche: «Prenderemo il tempo per analizzare bene la cosa, perché è molto importante il cosa, ma nel nostro business è ancora più importante il come».
Le sue parole non suonano del tutto nuove. Già alla presentazione della trimestrale, interrogato sul punto dagli analisti, Mossa aveva sottolineato che la combinazione tra Banca Generali e Mediobanca «potrebbe avere senso», in quanto «i due business potrebbero essere complementari», con riferimento alla forza dell’offerente nell’investment banking e a quella della società triestina nella gestione dei patrimoni. Salvo poi fissare dei paletti chiari: «Ci sono aspetti fondamentali da considerare come la governance, gli accordi commerciali e le possibili sinergie».
Mossa guida Banca Generali dalla primavera 2017. Otto nei quali le masse in gestione della società sono salite da 25 a 103,8 miliardi di euro e il suo ruolo sembra destinato a restare centrale anche qualora andasse in porto l’Ops.
Tornando a ieri, nel corso del suo intervento, Mossa si è soffermato sul ruolo chiave della consulenza finanziaria nella costruzione di un’economia più solida e inclusiva. In particolare ha evidenziato come, in un momento storico segnato da incertezze geopolitiche, transizione digitale ed evoluzioni normative, poter contare su professionisti di fiducia, in grado di creare con i risparmiatori rapporti destinati a durare nel tempo, permetta di proteggere e valorizzare il risparmio delle famiglie, che è uno dei grandi asset della Penisola.
Ma il risiko bancario è stato al centro anche dell’intervento di Carlo Messina, Ad di Intesa, che ha escluso un interessamento per Generali. «Questo credo sia un fattore che renda estremamente complesso unire un leader di mercato insieme a un altro leader di mercato», ha sottolineato, «e se UniCredit decidesse di scalare Generali la prima cosa che farei sarebbe chiamare Andrea Orcel e gli direi “fermati”».
Sul fronte Mps-Mediobanca è intervenuto l’Ad Luigi Lovaglio: «Confermiamo la nostra idea di progetto industriale, siamo molto interessati al progetto industriale su Mediobanca, cioè creare una combinazione che per la prima volta mette insieme due istituzioni complementari con due grandi brand storici e introduce un concetto di consolidamento che guarda alla crescita dei ricavi».
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