Bnp nel capitale del Leone, i francesi accendono il risiko

La banca d’Oltralpe spunta tra gli azionisti rilevanti della compagnia con una quota del 5,39%. Il 12 novembre il cda di Generali si riunisce per i conti, potrebbe tornare sul tavolo anche Natixis

Roberta Paolini

Il Leone continua a mantenere il suo appeal speculativo. E questo nonostante le tessere del mosaico nella sua compagine azionaria sembravano essersi fermate, dopo il successo dell’opas di Mps sul suo principale azionista Mediobanca.

I nuovi movimenti su Generali hanno immediatamente riacceso le suggestioni del risiko. Dall’ultimo aggiornamento Consob è infatti emerso che Bnp Paribas (oltre 75 miliardi di capitalizzazione di mercato) detiene una partecipazione potenziale del 5,39% nel gruppo triestino, una presenza che fino a lunedì non figurava tra gli azionisti rilevanti.

La quota è detenuta tramite le controllate Bnp Paribas Financial Markets (5,15%), Bnp Paribas Cardif, la compagnia assicurativa, e Bnp Paribas Securities Services, custode di titoli.

Nel dettaglio, lo 0,26% è rappresentato da diritti di voto riferibili ad azioni, l’1,28% da altre posizioni lunghe con regolamento fisico e il 3,85% in contanti tramite contratti total return swap. Una struttura complessa, più da intermediario che da azionista strategico. Da qui le ipotesi di mercato circolate che Bnp Paribas potrebbe agire da veicolo per conto di un altro investitore, come spesso accade nelle fasi di costruzione di posizioni riservate.

Il movimento arriva in un momento di equilibri sottili nella compagine triestina. Con il principale azionista della compagnia, Mediobanca, passato sotto il controllo di Mps, dove peraltro sono azionisti rilevati due grandi soci privati del Leone come Delfin della famiglia Del Vecchio e Caltagirone. E in uno scenario in cui UniCredit mantiene una partecipazione con diritto di voto di poco superiore al 5%. A luglio la banca di Piazza Gae Aulenti aveva ridotto le proprie posizioni in derivati, scendendo dal 6,7% con cui aveva votato all’ultima assemblea. Secondo alcune ricostruzioni, mai confermate, Andrea Orcel avrebbe costruito un’operazione per cedere i diritti economici mantenendo quelli di voto, in coerenza con la linea più volte ribadita dal ceo: di una partecipazione di natura finanziaria destinata a ridursi gradualmente.

L’asse Parigi-Trieste non è nuovo nella storia del Leone. È questa è una seconda angolatura che sollecita le speculazioni. Generali opera in Francia dagli anni Trenta dell’Ottocento, fu tra i primi finanziatori di Axa e ospitò nel proprio capitale la Eurafrance, holding a monte di Lazard, che negli anni Ottanta espresse Antoine Bernheim come consigliere. Oggi la presenza transalpina torna a farsi sentire, in un contesto in cui Generali e Bpce – che controlla il gruppo di Natixis – stanno costruendo una joint venture nell’asset management, che potrebbe ridisegnare il panorama europeo della gestione del risparmio.

L’accordo, firmato a gennaio, prevede la nascita di una società partecipata pariteticamente (50%-50%) da Generali Investments Holding e Natixis Investment Managers, con sede ad Amsterdam e hub operativi in Francia, Italia e Stati Uniti. La nuova entità sulla carta potrebbe gestire circa 1.900 miliardi di euro di asset e nelle mire punta a diventare il primo operatore europeo per ricavi. Si sa che quel dossier potrebbe vedere un suo esito, positivo o negativo, entro fine anno. Per Generali, il prossimo appuntamento è fissato il 12 novembre, con il board sui conti dei nove mesi, che saranno diffusi la mattina successiva. E forse in quella sede ci saranno aggiornamenti anche su questo dossier. Sullo sfondo, resta aperto il tema della governance. Il comitato nomine riunitosi il 13 di ottobre non ha affrontato la possibile nomina di Giulio Terzariol a direttore generale, una questione che potrebbe essere ripresa più avanti. Come nota a margine: Bnp Paribas a inizio anno ha firmato con Bpce un accordo per la costituzione di una joint venture nei pagamenti, battezzata Estreem, controllata al 50% da ciascun gruppo.

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