Banca Ifis festeggia i 40 anni di attività: «L’economia del bello vale il 26% del Pil»
sono il motore di sviluppo dell’economia del Veneto»

«Dalla contaminazione dei saperi nascono scenari densi di bellezza». Questa l’evidenza da cui è partita ieri Banca Ifis alla presentazione della ricerca “Economia della Bellezza 2023”, che rinnova il suo impegno nell’ambito del progetto Kaleidos, il laboratorio di impatto sociale di Banca Ifis che promuove iniziative che non riguardano strettamente il credito, ma che mettono al centro le persone, le comunità e i territori.
L’elemento di grande novità che emerge dal Market Watch di Banca Ifis, presentato in occasione delle celebrazioni a Venezia per i 40 di attività dell'istituto, è come si è evoluto negli ultimi anni il concetto stesso di Economia della Bellezza, diventando negli anni la convergenza di due anime dell’economia italiana: imprese della bellezza made in Italy e imprese purpose-driven.
La bellezza, quindi, è «quel particolare comparto dell’economia italiana che produce ricchezza attraverso una virtuosa traduzione in business dell’identità più profonda e delle tradizioni del nostro paese», come spiega la vicepresidente del cda di Banca Ifis, Simona Arduini.
« E l’impatto di questo comparto - considerato nel suo insieme - sul Pil italiano è del 26%, crescendo del 16% sul 2021, superando i livelli di Pil pre-Covid. Come infatti sottolineato dal responsabile dell’Ufficio Studi di Banca Ifis, Carmelo Carbotti, «C’è sempre più bellezza nel Pil italiano», dimostrando come nel 2022 il valore dell’economia italiana della bellezza ha sfiorato i 500 miliardi di euro, «una crescita più che doppia rispetto al resto del sistema produttivo italiano».
Nell’ambito dell’indagine, quest’anno la sfida che Banca Ifis ha lanciato è stata rappresentare l’eccellenza del made in Italy e dare voce al tessuto imprenditoriale nazionale e locale. La principale evidenza che ne è emersa è che «il saper fare artigiano contribuisce ancora al 54% del fatturato della manifattura italiana», come spiega Carbotti. Una riflessione, questa, che Banca Ifis ha dovuto tenere presente cercando di comprendere da dove tragga origine l’eccellenza della manifattura italiana, e l’ha fatto intervistando imprenditori e i grandi maestri del made in Italy.
«Rappresentare la qualità e l’unicità del prodotto italiano è una delle sfide alle quali è chiamata la manifattura del nostro Paese, considerando che in 9 casi su 10 queste imprese considerano l’artigianalità non sostituibile da macchinari» conclude Carbotti. In poche parole, quello che chiamiamo made in Italy è al centro di Banca Ifis e, come sottolineato dal presidente dell’istituto, Ernest Furstenberg Fassio «la priorità è promuovere fortemente la crescita delle piccole medie imprese, motore di sviluppo dell’economia del Veneto». —
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