Fantoni (Assopannelli) «Per il legno-arredo temiamo 18 mesi di rallentamento. Servono riforme»

Le stime per il settore, e in particolare, per la domanda di pannelli del presidente di Assopannelli e vicepresidente di Federlegno 
Maura Delle Case

Dopo una fase di forte espansione, che ha portato nel caso di Fantoni i ricavi oltre il mezzo miliardo di euro l’anno scorso, il settore del legno-arredo si prepara a vivere una stagione di forte rallentamento dovuto «alla china discendente dell’economia e della congiuntura». Una china che per Paolo Fantoni, presidente dell’omonima impresa produttrice di pannelli, durerà almeno 18 mesi, «finché - ha precisato ieri l’imprenditore durante l’assemblea dei trucioli d’oro - non torneremo a generare un entusiasmo nelle famiglie e nelle imprese che consenta di riprendere gli investimenti, nel caso del nostro settore in particolare quelli che passano dai mutui per le nuove case o per le ristrutturazioni edilizie che stanno soffrendo molto, al momento più nel Centro e nel Nord Europa che Italia».

All’origine della frenata ci sono in particolare l’inflazione, legata all’esponenziale crescita dei costi dell’energia, e l’escalation dei tassi deciso dalla Bce che Fantoni ha bocciato con decisione: «Sta generando una pressione negativa nei mercati e nelle famiglie». Una pressione che si traduce in uno stop degli investimenti. Comprare o ristrutturare casa oggi costa troppo. Conti alla mano.

«Prendiamo ad esempio una famiglia che si trova ad affrontare un mutuo di 200mila euro per comprare casa. Il tasso per questa famiglia è passato da 2,5 a 6,5 punti percentuali. I 4 punti di aumento su 200mila euro di mutuo significano 8mila euro l’anno in più se va bene, un rialzo che una famiglia a reddito fisso fatica a fronteggiare».

Paolo Fantoni
Paolo Fantoni

Al tema della congiuntura si affianca quello del costo dell’energia che resta fondamentale per assicurare competitività alle imprese. «Abbiamo toccato con mano la fragilità del sistema. Siamo attaccati a un tubo. Prima era il Nord Stream, oggi è l’Algeria. Paghiamo l’energia molto più cara di altri» ha denunciato Fantoni mettendo in fila i costi che sostengono i grandi player industriali. In Francia, che grazie al nucleare, il kilowattora costa 42 euro, che diventano 72 in Germania e 110 in Italia. «Per le aziende energivore come la nostra competere con questi disallineamenti di prezzo è difficile. Per questo - ha aggiunto l’imprenditore - auspichiamo la riforma del mercato unico dell’energia».

In ultimo, Fantoni ieri ha toccato il tema della transizione green. «Confindustria stima che per raggiungere gli obiettivi al 2030 occorrano solo in Italia 1.100 miliardi di investimenti, il che significa 150 miliardi l’anno quando il Governo ha difficoltà oggi a trovarne 10/20 in più. C’è dunque la necessità di rivedere i tempi di applicazione di questi obiettivi, che sono giusti ma vanno pianificati in modo da essere sostenibili anche economicamente».

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