EssiLux da sola supera 60 miliardi E le altre in Borsa ne valgono altri 91

Grande vivacità delle nostre piccole imprese: 7 “matricole” Una forte rappresentanza nel manifatturiero e nella finanza

Roberta Paolini

Vale oltre 152 miliardi di euro il Nordest sulle piazze finanziarie. Un dato che beneficia della super big delle borse europee EssilorLuxottica, che da sola vale oltre 60 miliardi di euro, e che avendo un azionista di maggioranza che risponde al nome di Leonardo Del Vecchio, fondatore e patron di Luxottica, va legittimamente inserita nel novero delle “nordestine” sui mercati finanziari.

Volendo guardare il solo mercato finanziario italiano, EssiLux è quotata all’Euronext di Parigi, il Nordest a Piazza Affari vale più di 91 miliardi e 726 milioni di euro. In altri termini da solo somma circa il 17% del valore di capitalizzazione del listino Mta. Nel novero delle quotate sono stati esclusi alcuni protagonisti come Moncler, benché la sua unità produttiva italiana più importante si trovi in Veneto, Engineering che in Veneto ha i propri natali, come Cerved, gemmata anch’essa dallo Studio elaborazioni delle Camere di Commercio nato nel Padovano.

Al netto di queste precisazioni in Borsa appare in maniera chiara come il Nordest industriale (e finanziario) sia rappresentato anche nelle sue dinamiche di mercato. Basta guardare il fondo della classifica per capire come molti titoli, ad esempio, scontino le tensioni internazionali. Danieli ha perso in capitalizzazione circa il 40% in poco più di un anno, e questo è dovuto sia al rallentamento della produzione mondiale di acciaio che agli stress sui mercati esteri dovuti ai dazi. Salendo la classifica dal basso verso l’alto si possono scorgere tutti i segnali delle frizioni tra Cina e Usa, con riflessi più o meno profondi sui settori che saranno potenzialmente più colpiti: dall'elettrodomestico (De’ Longhi e Sit), al settore della plastica (Aquafil e Piovan) per le nuove norme, ai vini (Masi Agricola).

È pure vero che, essendo la quasi totalità delle imprese presenti in Borsa, aziende di piccole dimensioni e con una capitalizzazione relativamente bassa, le influenze sui corsi di mercato sono molto più sensibili agli acquisti ed alle vendite rispetto a titoli con maggiore capitalizzazione. Un altro elemento che va sottolineato sul dato del valore di Borsa riguarda le aziende meglio performanti, che seguendo la correlazione con il mercato, sono la maggior parte del “listino” Nordest e viaggiano quasi tutti con crescite a doppia cifra.



Dal basso verso l’alto vanno spiegate per esempio le performance di Ascopiave, che ha chiuso la mega operazione con Hera ed è forte di risultati in crescita (+24,79% in un anno). Poi ci sono le regine dell’industria, da Somec (+54,43%), a Carel (+49,44%) che sono storie imprenditoriali che piacciono agli investitori. O Zignago Vetro, che non è una neofita di Borsa, ma ha portato a casa un incremento considerevole del suo valore (+57,75%) legato anche ai temi del cambiamento climatico, essendo produttrice di contenitori di vetro.

Poi le banche un po’ sui generis come Banca Mediolanum, controllata dalla famiglia Doris, o Banca Generali. E infine Generali, che ha beneficiato l’anno scorso dell’attenzione forte sul suo azionista Mediobanca e sulle aspirazioni di Del Vecchio sul futuro della compagnia.

La menzione speciale della pattuglia delle nordestine sui mercati finanziari va chiaramente alla “piccola” Gruppo Green Power che in un anno ha più che triplicato il suo valore, da 4,6 milioni di capitalizzazione a 14,28 milioni di euro. Segno che il tema sostenibilità ambientale è uno dei booster anche sulle piazze finanziarie. Come pure il tema dell’innovazione, Eurotech in un anno ha fatto una volta e mezzo il suo valore e Officina Stellare, arrivata sulle piazze finanziarie italiane una manciata di mesi fa, era in collocamento a 6 euro ed ora viaggia sopra agli 8,3 euro.

Ma oltre i risultati di Borsa, che sono altalenanti per definizione, perché tante aziende si stanno avvicinando alle piazze finanziarie? Il tema del reperimento delle risorse finanziarie attraverso un modo alternativo, cioè appunto il mercato dei capitali, è certamente uno dei motivi. Sul mercato sono arrivate nel 2019 sette matricole nordestine su 41. Ma questa non è l’unica ragione.

Diventare aziende quotate è infatti un modo per aumentare visibilità ed implementare sistemi di organizzazione più moderni. Lo sottolinea anche Luca Peyrano, ceo di Elite, presentando i risultati del 2019. Elite, la piattaforma internazionale del London Stock Exchange Group, nata in Italia nel 2012, oltre ad offrire vari servizi alle aziende è una palestra per chi decide di intraprendere il percorso di quotazione. «L'impatto di Elite sulle aziende è tangibile nel corso della loro permanenza nel programma: +39% di crescita dei ricavi, +32% di crescita dei margini, +36% di crescita dei dipendenti», ha spiegato Peyrano. Le aziende Elite in Italia sono oggi 840, di cui 212 entrate nel solo 2019. Le regioni più rappresentate sono nell'ordine Lombardia, Veneto, Campania, Piemonte ed Emilia Romagna.

Se la visibilità data dal mercato è un modo per recuperare risorse è pure vero il contrario, e cioè che le aziende che devono cercare un cambio di rotta, preferiscono farlo lontano dai riflettori della Borsa. Ecco spiegati anche gli abbandoni, che pure ci sono stati in questi anni.—


 

Riproduzione riservata © il Nord Est