Nella vigna del Papa a Castel Gandolfo le barbatelle resistenti cresciute in Friuli

A realizzare l’idea due professori dell’università di Udine, l’Istituto di genomica e i Vivai Rauscedo. Saranno necessari

ancora un paio di anni per avviare la prima vendemmia

Davide Francescutti
Una delle prime immagini del vigneto del Papa a Castel Gandolfo, con le barbatelle di Rauscedo messe a dimora
Una delle prime immagini del vigneto del Papa a Castel Gandolfo, con le barbatelle di Rauscedo messe a dimora

A Castel Gandolfo sulle colline romane continuano a crescere sotto i raggi del sole nel vigneto papale le barbatelle resistenti che arrivano dal Friuli.

Papa Francesco, ispiratore del progetto del Borgo Laudato Sì, non ha fatto in tempo a vederle maturare mentre il suo successore Leone XIV (che proprio questa settimana si è recato in visita nella località che ospita la residenza estiva dei pontefici) deciderà la data dell’inaugurazione ufficiale del vigneto, che comprende tante varietà di uve nordestine.

A raccontare ieri a San Vito al Tagliamento questa straordinaria storia che unisce agricoltura e spiritualità è stato il professore dell’Università di Udine Enrico Peterlunger, all’interno del convegno dedicato alla viticoltura sostenibile che ha aperto la tre giorni del Ribolla gialla wine festival.

Un vigneto ispirato all’enciclica “Laudato Sì” di Francesco, con ridotte emissioni di inquinanti e pratiche sostenibili, affidato alle cure di persone vulnerabili o con disabilità e migranti.

Per realizzarlo il Papa, tramite il cardinale originario di Bassano Fabio Baggio, aveva incaricato, per quanto riguarda la scelta delle varietà di viti resistenti, proprio Peterlunger e il collega dell’ateneo udinese Roberto Zironi.

L’inaugurazione del vigneto ai Castelli romani era prevista per marzo-aprile, ma poi è sopravvenuta la scomparsa del pontefice nel giorno del lunedì dell’Angelo, il 21 aprile. «Sono due gli ettari di vigna - ha sottolineato Peterlunger -. La vite ha una forte valenza simbolica, sia nel vecchio che nel nuovo Testamento. Tra tre anni si potrà avere il primo vino da queste barbatelle delle quali, finché non ci sarà l’inaugurazione ufficiale, non si possono comunicare le varietà».

Di sicuro però tra esse ci sono alcune barbatelle resistenti che sono nate proprio grazie alla collaborazione pluriennale - le prime sperimentazioni risalgono infatti al 1998 - tra tre eccellenze friulane: oltre all’Università, anche l’Istituto di genomica applicata e i Vivai Cooperativi di Rauscedo.

Minori trattamenti fitosanitari tra i filari per un maggiore rispetto dell’ambiente, inteso come casa comune degli esseri viventi: questo l’aspetto che stava a cuore a Papa Francesco.

Moderati da Josef Parente - direttore tecnico-scientifico del Festival - sono intervenuti al convegno anche Antonio Zuliani presidente della Cantina Rauscedo che ha illustrato le buone pratiche sostenibili della sua realtà cooperativa e Giannola Nonino che, accompagnata dalla figlia Antonella, ricordando il marito Benito da poco scomparso e i 50 anni del premio Nonino, ha lanciato un forte messaggio per la tutela della viticoltura regionale.

Infine sono state premiate le migliori cantine della selezione del Ribolla gialla del Festival curata da Maria Teresa Gasparet: categoria spumante metodo Charmat all’azienda Bagnarol Franco; spumante metodo Classico Tenuta Stella; secchi e tranquilli Castello di Spessa; secchi e tranquilli con macerazione delle uve Colmello di Grotta. —

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