Colomban, Permasteelisa e la parabola del Nord Est

Nel libro “Dare forma alle meraviglie” l’imprenditore racconta la sua storia. Dal lavoro nei campi agli edifici che hanno ridisegnato lo skyline delle capitali

Giorgio Barbieri
Massimo Colomban
Massimo Colomban

Ci sono imprenditori che non si limitano a guidare un’azienda: la incarnano, la trascinano fuori dal luogo di partenza e la portano nel mondo.

Massimo Colomban, settantaseienne originario di Santa Lucia di Piave nel cuore della Marca trevigiana, è certamente uno di questi. Un esempio di come il Nord Est, in una sola generazione, sia passato dal lavoro nei campi alle facciate dei grattacieli di Londra, New York e Hong Kong.

La sua storia personale, raccontata nel libro “Dare forma alle meraviglie”, può essere letta anche come un manuale di economia industriale veneta: niente teoria, solo pratica. Una regola che ha fatto di Colomban uno degli interpreti del modello Nord Est.

Il libro, 240 pagine con una ricchissima galleria fotografica, entra nel vivo di questa traiettoria e la racconta dall’interno. Nella prefazione firmata da Sebastiano Barisoni la vicenda personale e industriale di Colomban è infatti inserita nel cuore del “miracolo Nord Est”, definito come l’esito di una miscela unica di «umiltà contadina, visione internazionale, attaccamento al lavoro e straordinaria capacità di innovazione». Il contesto in cui Colomban nasce e che, a sua volta, contribuisce a ridefinire.

Ma è la sezione centrale del libro, un lungo viaggio dentro il modello organizzativo e competitivo di Permasteelisa, a raccontare la genesi di un’impresa capace di partire da Vittorio Veneto per conquistare i mercati di tutto il mondo. L’azienda cresce perché costruita su un principio semplice e all’epoca rivoluzionario: allineare gli incentivi.

«Ogni fase e ogni azienda avevano almeno due responsabili direttamente partecipi dei risultati», spiega Colomban. È una forma di partecipazione azionaria che anticipa di decenni la corporate governance moderna. La decisione poi di regalare ai manager il 40% delle azioni al momento dell’uscita dal gruppo è l’estensione estrema di questo principio, e rappresenta uno dei capitoli più significativi del libro.

Accanto alla governance c’è il tema della scalabilità. Permasteelisa è la prova che un’impresa nata in provincia può vincere solo se combina precisione artigiana e visione globale: «Eravamo i sarti d’alta moda dell’architettura», scrive Colomban sintetizzando il vantaggio competitivo del Nord Est.

La manifattura veneta diventa esportabile non perché imita, ma perché interpreta e personalizza. Da qui la conquista di opere firmate da architetti di fama mondiale come Frank Gehry, recentemente scomparso, Richard Rogers e Renzo Piano, che il libro documenta anche attraverso loro testimonianze.

Sul piano organizzativo, uno dei passaggi cruciali è la consapevolezza del limite del modello del fondatore. Gli attacchi di tachicardia descritti da Colomban - provocati da una vita di voli intercontinentali per inseguire commesse e verifiche di cantiere - gli fanno capire meglio di qualsiasi trattato il limite della iper-presenza del fondatore.

«Il mio consiglio è semplice: cambia vita», gli dice infatti il cardiologo dopo una visita dovuta all’ennesimo attacco. Questo episodio non è solo privato: evidenzia la necessità, per ogni azienda globale, di pianificare per tempo successione, delega e managerializzazione.

Non mancano poi i ricordi di infanzia che non si limitano però ad essere semplici digressioni, ma sono funzionali anche in questo caso al racconto del modello economico.

La mezzadria, il lavoro minorile nei campi, l’autocostruzione della casa sono i mattoni su cui Colomban costruirà la sua azienda. «A criticar i se boni tutti, anche i mone e i bon a gnent… bisogna far, non criticar. O se te critica, bisogna saver far meio», gli ripeteva il padre insegnandogli un codice di comportamento che diventerà metodo di lavoro.

Infine, il libro mostra come per Colomban l’impresa abbia sempre anche una dimensione territoriale e sociale: dal restauro del monumentale CastelBrando a Cison di Valmarino agli investimenti in startup, fino al lavoro nelle partecipate pubbliche nella breve esperienza al Comune di Roma. È una visione dell’imprenditore come motore di sviluppo.

“Dare forma alle meraviglie” è dunque non solo uno strumento per scoprire come nasce un gigante industriale, ma fornisce anche gli elementi per capire perché qualche decennio fa il Nord Est è riuscito a conquistare i mercati globali mostrando, attraverso la parabola di Colomban, che ogni grande impresa nasce dall’unione di alcuni elementi tra cui cultura del lavoro, capacità di innovazione e una leadership costantemente pronta a mettersi in gioco. E che capisce quando, per far crescere l’azienda, è giunto il momento di farsi da parte.

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