Canella, da San Donà agli Usa e all’Asia: «Il nostro Bellini conquista i mercati»

Il giovane manager, terza generazione di imprenditori, è stato inserito da Wine Enthusiast tra i 40 Future del mondo dell’enologia. L’azienda veneta ha raddoppiato il fatturato in appena dodici mesi

Riccardo Sandre
Tommaso Canella visto da Wine Enthusiast
Tommaso Canella visto da Wine Enthusiast

Un prodotto storico, forte di una tradizione che fa rima con il meglio del made in Italy del secondo ‘900, una prospettiva innovativa ma consapevole e un trend globale di consumo che sembra favorirne la distribuzione ai quattro angoli del mondo.

È questo il posizionamento, unico, su cui conta il marchio Canella di San Donà di Piave, produttore di quel Bellini che ha fatto la storia della “Venezia da bere” dalla metà degli anni ’60 del Novecento fino ai giorni nostri.

L’interprete di questa prospettiva è Tommaso Canella, managing director dell’omonima azienda che nel 2024 ha realizzato ricavi per circa 25 milioni di euro, il 25% dei quali grazie alla produzione e alla vendita di Prosecco e per il restante 75% da quei ready to drink.

L’azienda nel 2024 ha raddoppiato il proprio fatturato (dai 12 milioni di euro circa del 2023) e prevede di chiudere il 2025 con una ulteriore crescita a doppia cifra. Canella, trentenne esponente della terza generazione alla guida dell’azienda, è stato inserito da Wine Enthusiast, una delle voci più autorevoli a livello globale nel panorama dei media legati al vino, nella lista dei Future 40 del 2025. Un riconoscimento prestigioso per un giovane manager.

Quali i passi più importanti della sua carriera?

«Sono entrato in azienda solo nel 2017 dopo la laurea in Scienze della Comunicazione a Trieste. È stato mio padre Lorenzo, presidente e Ad di Canella, ad “impormela”. Pensava che prima di iniziare a lavorare avrei dovuto godermi un po’ di giovinezza. Ma l’azienda di famiglia è sempre stata la mia passione: ben prima di finire gli studi andavo nei supermercati a fare i test di prodotto. Credo sia fondamentale confrontarsi con la gente e capirne i gusti. Una cosa che da un ufficio, e senza esperienza sul campo, è molto più difficile. Ma ho sempre avuto anche una passione per l’estero e proprio dagli Usa, un mercato dove eravamo già presenti, abbiamo avuto una nuova spinta per la crescita».

Un mercato strategico per molti produttori di vino, ma anche un mercato che rischia di essere messo in ginocchio dalle politiche commerciali del presidente Trump. Siete preoccupati?

«Per la verità non molto, anzi: proprio negli Usa abbiamo incontrato Ethica Wines, un distributore globale di eccellenza. La squadra è tutta di giovani capaci e creativi che ci hanno aiutato a sviluppare, con il gruppo della Gdo Costco, un Mimosa a marchio Kirkland che sta dando risultati eccellenti. Il Private Label negli Usa è diverso rispetto all’Italia: qui il consumatore punta sul prezzo, lì invece è sentito come una garanzia di qualità. Ma assieme a Ehica Wines stiamo affrontando anche l’Asia Pacific (l’Apac) con i nostri classici e con nuovi prodotti progettati a quattro mani che dovrebbero garantirci ottime prospettive di crescita. Nel frattempo stiamo guardando ad un mercato cinese che sembra estremamente ricettivo. Per questo siamo convinti di crescere molto bene anche nel 2025, nonostante i dazi di Trump».

Non vi spaventa quel trend globale che racconta di una riduzione complessiva dei consumi di alcool?

«Per la verità non solo non ci spaventa ma credo ci favorisca: il nostro Bellini, come pure il Mimosa e così via, sono in sostanza prodotti a basso contenuto di alcool che mixano frutta di qualità (i nostri filari producono pesche e non uva) con vino di eccellenza. E produciamo anche prodotti a zero alcool che non mettono in discussione per nulla il gusto e il fascino della nostra proposta. Abbiamo un marchio storico registrato a cui teniamo molto e i nostri prodotti sono lontanissimi da quella parte dei ready to drink tipicamente chimici e carichi di zuccheri. Mio fratello Alvise, che ha 7 anni meno di me e attualmente lavora negli uffici di Ethica Wines di Miami in Usa, è un esponente tipico di una Generazione Z attenta ai consumi, poco interessata all’alcool e sensibile ai propri stili di vita. Il nostro Bellini, che è nato nel 1988, è pienamente in linea con i suoi stili di consumo». —

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