Dalla Costa: "Mia moglie lavorò per Veneto Banca"

La risposta del procuratore di Treviso Dalla Costa. Ammette il fatto al centro dell'indagine del Csm ma precisa: "Nessun conflitto di Interessi". Dalla Costa è stato procuratore capo dal 2008 al 2012 a Trieste

TREVISO. «Sì, mia moglie ha lavorato per Veneto Banca. Ma questo non influenza in alcun modo la mia attività di capo della Procura di Treviso». Al centro di un fascicolo aperto dal Consiglio superiore della magistratura per la sua presunta «incompatibilità ambientale» a Treviso, il procuratore Michele dalla Costa allontana con forza i sospetti: nessun conflitto d’interessi, né impiccio territoriale o familiare sulla propria attività di magistrato. «Io mi occupo di penale, innanzitutto», dice Dalla Costa, «e mia moglie è un avvocato libero professionista che si occupa esclusivamente di diritto civile, ha un’attività sua, con un suo studio. Io lì non c’entro nulla. Inoltre, la mia carriera da magistrato si è sempre svolta al di fuori della città in cui lavora mia moglie, cioè Padova».

Veneto Banca, il Csm apre un fascicolo su Dalla Costa
La redazione

Quindi il fatto che sua moglie abbia lavorato per Veneto Banca non influenza l’attività della Procura che lei guida sul fronte delle indagini sull’istituto montebellunese? «No, in alcun modo», taglia corto Dalla Costa, «Mia moglie ha ricevuto una proposta di collaborazione da Veneto Banca mi pare a settembre o ottobre del 2014, proposta che lei si è riservata di accettare dopo aver verificato eventuali situazioni di incompatibilità. Incompatibilità che non ci sono, alla luce delle stesse indicazioni del Consiglio superiore della magistratura quando un magistrato e un avvocato operano su settori diversi e soprattutto su città diverse. Io e mia moglie non abbiamo mai lavorato nello stesso ambito territoriale, fin da quando non c’era ancora l’incompatibilità tra coniugi. Poi ha ricevuto singoli incarichi professionali da Veneto Banca per recupero crediti, ma in una maniera assolutamente minoritaria rispetto a tutto il suo volume d’affari».

Quanti altri incarichi? «Non lo so, non è che io e lei ci raccontiamo tutto del nostro rispettivo lavoro».


La moglie di Michele dalla Costa è Ippolita Ghedini, 65 anni, sorella dell’avvocato e senatore Niccolò. Specializzata in diritto di famiglia, Ippolita Ghedini è uno degli avvocati più noti di Padova. Tra le altre vicende ha seguito Silvio Berlusconi (che di Veneto Banca è azionista minoritario, tra l’altro) nelle pratiche per il divorzio da Veronica Lario. Gli incarichi di recupero crediti da parte di Veneto Banca, secondo il marito, non avrebbero alcuna influenza sull’attività della Procura trevigiana: il Csm, però, vuole verificarlo con l’apertura di un fascicolo in prima commissione. Apertura che rappresenta «un atto dovuto», come dice una fonte interna dello stesso Consiglio superiore della magistratura, «a seguito di una serie di esposti arrivati in merito alle vicende di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza». Ci sarebbero i nomi di altri magistrati trevigiani e vicentini, nel fascicolo. «A me comunque non è stato notificato nulla», conclude Dalla Costa, che salta a piè pari la nostra domanda se stia preparando una linea difensiva o delle controdeduzioni da mandare all’organo di governo autonomo della magistratura: «No perché allo stato attuale non devo difendermi da nulla. Però mi riservo di tutelare in tutte le sedi opportune la mia onorabilità e quella della funzione che ricopro».


L’inchiesta su Veneto Banca che ha portato agli arresti domiciliari di Vincenzo Consoli è condotta dalla Procura di Roma che, nel febbraio 2015, ha ordinato il sequestro di una copiosa documentazione nella sede della banca. La Procura di Treviso, in quella occasione, chiarì immediatamente che la competenza delle inchieste era a Roma in quanto il reato più grave, ovvero quello di ostacolo alla vigilanza, sarebbe stato consumato a Roma. Un recente esposto solleva però il caso delle molte denunce presentate alla Procura di Treviso prima dello scoppio dello scandalo insinuando il dubbio: la Procura di Treviso ha fatto tutto ciò che doveva?
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