Corrono gli investimenti italiani e del Nordest in Francia
Dal 2007 al 2020 l’ammontare delle acquisizioni di aziende francesi da parte di aziende italiane è stato addirittura superiore a quello inverso (47,3 miliardi contro 37,8 miliardi)

Gli investimenti diretti esteri (IDE) italiani in Francia sono più che raddoppiati negli ultimi cinque anni (+133%, stock di 54,5 miliardi di euro). L’Italia è il quinto paese investitore in Francia e la Francia è il sesto paese di destinazione degli IDE italiani. Mentre dal 2007 al 2020 l’ammontare delle acquisizioni di aziende francesi da parte di aziende italiane è stato addirittura superiore a quello inverso (47,3 miliardi vs 37,8 miliardi). Gli IDE francesi in Italia (74,3 miliardi) eccedono ancora di 20 miliardi quelli italiani oltralpe, ma le imprese del Belpaese stanno intensificando gli investimenti nel mercato transalpino (+17,5% nell’ultimo anno).
L’analisi
Lo dice il Rapporto Economico Italia-Francia 2022 di Business France, l’Agenzia nazionale francese per l'internazionalizzazione dell'economia. Evidenziando come nel 2021 il 29% degli investimenti italiani in Francia siano stati in ambito produttivo, il 28% per centri decisionali, il 16% in R&S, ingegneria e design. Il dato sulle acquisizioni a prima vista è piuttosto sorprendente, visto che in genere a fare notizia sono soprattutto i casi di aziende e marchi italiani che diventano francesi. In particolare nei settori moda (pur con importanti eccezioni che riguardano proprio il Nordest, come Moncler diventato brand italiano con produzione concentrata in Veneto, e la fusione EssilorLuxottica) e alimentare (le eccezioni più note sono Ferrero e Barilla). Secondo Business France sono quasi 2000 le realtà italiane presenti in Francia, con oltre 80mila addetti diretti. Molte sono medie e piccole imprese, anche del Triveneto. Come, per esempio, Zambon nel settore farmaceutico. Casi più recenti sono Friulchem nel comparto pharma e non pharma veterinario, e Simeon in quello degli involucri architettonici per edifici di pregio. Entrambi supportati da Finest, la società finanziaria delle regioni del Nordest per l’internazionalizzazione delle imprese.
I casi
«Gli investimenti di Simeon e di Friulchem in Francia testimoniano come le imprese del Triveneto abbiano iniziato a valutare con crescente interesse il mercato d’oltralpe: oggi la Francia è uno dei principali Paesi di investimento di Finest, con impegni pari a oltre 18 milioni di euro e diversi progetti in lavorazione», spiega il presidente Alessandro Minon. «Per la nostra finanziaria si tratta di un cambio di prospettiva notevole: dopo oltre 30 anni ad Est, abbiamo iniziato a rivolgere il nostro sguardo anche ad Ovest, assecondando le nostre imprese in quella che ritengo essere una maturazione del percorso di internazionalizzazione del nostro territorio. Innegabilmente l’area balcanica e dell’Europa centro-orientale restano il primo target per l’internazionalizzazione delle aziende trivenete, ma la crescita della presenza su mercati maturi rappresenta un evidente salto qualitativo rispetto alle strategie di contenimento dei costi produttivi e di approvvigionamento, per abbracciare progetti strutturati e strategici di crescita multinazionale a lungo termine».
Il mercato
Per Simeon il mercato transalpino conta circa la metà del valore della produzione, con decine di opere pubbliche e private soprattutto a Parigi. Nella capitale è stata recentemente inaugurata la nuova sede di Simeon France, la controllata con cui il Gruppo friulano sta investendo dal 2020 nel mercato transalpino con il sostegno di Finest. Il presidente Marco Simeon rimarca come per un mercato strategico come quello francese sia fondamentale avere una organizzazione strutturata sul territorio in grado di relazionarsi costantemente con il mercato e di seguire l’operatività dei cantieri. «Da marzo 2020, quando abbiamo costituito e messo a regime Simeon France, il personale è salito a 20 risorse dirette più molte indirette, e nella logica di revisione e accorciamento delle catene di fornitura internazionale indotta dagli stravolgimenti degli ultimi anni, in Francia potremmo considerare anche una crescita per linee esterne acquisendo dei fornitori», ragiona Simeon. Che sottolinea il supporto molto valido delle istituzioni finanziarie regionali nei processi di internazionalizzazione d’impresa: «Nel mio percorso imprenditoriale sono riuscito a sviluppare importanti passaggi grazie al valido supporto di Friulia e adesso di Finest».
Il mercato veterinario
Per Friulchem, che realizza all’estero il 90% delle vendite, l’espansione sul mercato veterinario francese ha come obiettivo primario il segmento degli animali da affezione. L’azienda friulana opera direttamente oltralpe da luglio 2021, quando con FC France ha acquisito un ramo d’azienda produttivo dal gruppo farmaceutico Virmac. Operazione dal corrispettivo di 4,8 milioni di euro, sostenuta da Finest con una partecipazione di minoranza del 43,26% del capitale di FC France. «Con Virmac avevamo una relazione consolidata perché a Vivaro già facevamo per loro alcune produzioni», spiega l’amministratore delegato di Friulchem, Disma Giovanni Mazzola. «Lo stabilimento acquisito nel 2021 nella regione di Parigi è complementare a quello friulano, e vi stiamo potenziando la capacità produttiva per avere un ruolo di leader in alcuni segmenti dei prodotti veterinari per grandi e piccoli animali». E con un recentissimo aumento di capitale di FC France, Friulchem ha acquisito il 70% di Arcanatura, attraverso cui potenzierà il canale distributivo verso le cliniche veterinarie francesi partendo dagli integratori alimentari di fascia alta. «Con il rafforzamento finanziario di FC France e conseguente acquisizione di Arcanatura, proseguiamo nella nostra strategia di crescita e sviluppo, confermando la volontà di assumere un ruolo sempre più rilevante nel mercato veterinario, sia in Francia che in altri Paesi europei». Con anche l’obiettivo Africa: «La Francia è un trampolino per i mercati francofoni africani che ci interesserà esplorare direttamente», conclude Mazzola.
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