Coronavirus, un buco di quasi 1 miliardo per le imprese degli eventi

VENEZIA. In Veneto si stima un buco da 155 mila eventi che equivale ad un mancato fatturato per oltre 23mila600 imprese artigiane tra i 700/1000 milioni di euro. Questi i dati diffusi da Confartigianato Veneto sul settore delle cerimonie, battesimi e matrimoni, affossato dall'emergenza Covid.
“Il recente “Bando per contributi a supporto delle micro e piccole imprese colpite da COVID-19 nei settori commercio, somministrazione e servizi alla persona - afferma Agostino Bonomo, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto- è un chiaro esempio della volontà di intervenire a sostegno degli imprenditori maggiormente colpiti. Chiediamo alla Regione che, anche per gli “invisibili” del variegato business di cerimonie ed eventi, possa essere approvata analoga misura di sostegno, che metta a disposizione delle risorse da destinare a contributo a fondo perduto”.
Paralizzato, immobile, chiuso. Il complesso e variegato settore delle cerimonie e degli eventi è in crisi. Matrimoni, battesimi, prime comunioni, cresime, eventi e congressi, che proprio in questi mesi avrebbero visto il loro momento migliore fanno i conti con il Covid - 19.
Quasi 155 mila le cerimonie che mancheranno all’appello nel 2020 in tutto il Veneto. Una stima dell’ufficio studi di Confartigianato Imprese Veneto basata su quanto si è svolto nella nostra regione lo scorso anno. Ad oggi sono state rinviate quasi tutte le celebrazioni di aprile, maggio e giugno e, a detta degli operatori, sulla stessa via anche quelle della seconda metà dell’anno. Il grande spauracchio è l’incertezza di quando il virus scomparirà e permetterà di tornare a festeggiare in tutta tranquillità.
“Eventi e cerimonie -prosegue Bonomo- coinvolgono decine e decine di attività a carattere artigiano: si va dalle sartorie specializzate nell’abbigliamento e accessori da cerimonia, ai tecnici degli allestimenti, alloggi e location, a quelli specializzati nell’intrattenimento audio, video e foto, ai laboratori dell’artistico, ai saloni di bellezza e acconciatura. Per finire con la ristorazione, il catering e il trasporto persone. 23.613 le aziende potenzialmente coinvolte in regione attive a marzo 2020. E nei primi tre mesi dell’anno ne abbiamo già viste chiudere ben 662. A questo “mondo” mancano, stima il nostro ufficio, dai 700 milioni di euro ad 1 miliardo. Tanto valgono i preparativi e lo svolgimento degli eventi”.
Tornando ai numeri in Veneto in un anno si celebrano 14.769 matrimoni, 27.358 battesimi, 70mila 300 ragazzi ricevono la prima comunione o la cresima e si svolgono infine 42.150 tra eventi e congressi. Per un totale di 154.577 appuntamenti che attivano oltre 140 diverse attività, si va dalla stampa degli inviti all’addobbo floreale, raggruppabili in 7 macro aree: Abbigliamento e accessori cerimonia (1.511 aziende artigiane), Allestimenti, alloggi e location (2.666), Artistico (1.164), Bellezza (11.356), Intrattenimento, audio, video e foto (1.082), Ristorazione e catering (4.183) e Trasporto persone (1.651).

Questi settori hanno visto, nei primi tre mesi del 2020, la chiusura di ben 662 attività a carattere artigiano. I più penalizzati risultano essere, rispetto al peso che hanno nel settore, sartorie e catering. “Tra i vestiti ordinati a fine anno scorso disdetti o, quando va bene, congelati sino a nuova data -racconta Beniamina Zecchin, presidente regionale delle sartorie di Confartigianato- e l’incertezza su quando torneremo a lavorare normalmente, hanno inferto un colpo terribile al nostro settore che ha visto chiudere ben 66 laboratori nei primi tre mesi del 2020”.
Anche per fotografi e video operatori è corsa contro il tempo per trovare soluzioni concrete. Gli affitti, il costo delle attrezzature e le spese gestionali incombono e abbiamo anche subito la beffa della non chiusura durante il lockdown solo di facciata dato che non è venuto nessuno. Lo spiega Roberta Cozza, Presidente del gruppo regionale fotografi. Cerimonie ed eventi sono uno dei tanti nostri mercati svaniti nel nulla -affermano Nordio, Pulita e Rigato, rappresentanti di Taxi, Ncc e BusOperator-. "Intanto si rimane alla finestra per capire cosa accadrà, stringendo i denti e studiando nuove soluzioni per un mercato che dovrà, perlomeno per i primi tempi, adattarsi all'inedito "nemico", fino a quando tornerà la stagione dei fiori d'arancio”.
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