Consorzio agrario, i big Coldiretti si ritrovano a Udine

Il commissario Benedetti convoca un vertice al quale parteciperà il presidente nazionale Prandini: clima incandescente

UDINE. Consorzio agrario, si stringono i tempi per la fusione nella realtà nazionale Cai. Il delegato confederale di Coldiretti facente funzione di presidente (Michele Pavan si è dimesso meno di un mese fa) Giovanni Benedetti ha infatti convocato per venerdì 20 novembre, a Udine, nell’auditorium delle Grazie in via Pracchiuso, un vertice al quale parteciperanno il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo, considerato un vero e proprio uomo forte nel settore agricolo, e i tecnici dell’associazione.

All’incontro sono stati invitati i segretari provinciali di Coldiretti e i segretari di zona, oltre ai componenti del Cda del Consorzio (vi sono membri rappresentativi di Coldiretti ma anche di Confagricoltura) e del Collegio sindacale sempre del Consorzio. Il titolo della riunione “Consorzi agrari d’Italia (Cai): una piattaforma per la protezione, lo sviluppo e il futuro delle imprese agricole” è indicativo di dove si andrà a parare.

La calata dei big nazionali di Coldiretti ha uno scopo ben preciso: quella di convincere i dubbiosi, gli incerti o peggio i contrari, che l’incorporazione del Consorzio friulano, vero e proprio gioiellino, con fatturati in aumento e utili costanti nel tempo, nella realtà di livello nazionale deve essere attuata, e pure in fretta.

Da quanto trapela, comunque, la fronda contro il progetto non accenna a diminuire. E tanti sono i soci che nutrono molte perplessità sull’operazione che, di fatto, svuoterebbe l’autonomia del Consorzio friulano e renderebbe incerto il futuro di circa 250 dipendenti. La deputata pordenonese della Lega Vannia Gava, nei giorni scorsi ha depositato un’interrogazione parlamentare chiedendo lumi ai ministri dello Sviluppo economico Patuanelli e delle Politiche agricole Bellanova.

«Certo, andrebbe bene a Roma centralizzare, ma non al Friuli. Si va a depauperare un patrimonio che abbiamo in regione, con le conseguenze per i lavoratori. Per noi è una situazione grave. Anche Treviso è contrario all’incorporazione. Ho raccolto questo grido di allarme, la situazione è complessa, volevo alzare la guardia in proposito».

L’intero Friuli Venezia Giulia rischia di perdere un’eccellenza costruita in decenni di sacrifici e impegno. «Giù le mani dal Consorzio agrario, il Governo chiarisca cosa sta succedendo sulle teste di migliaia di soci e di clienti, all’oscuro delle manovre romane», aggiunge la deputata Gava. L’allarme riguarda la paventata incorporazione della storica realtà produttiva in una o più società nazionali, con il patrimonio e il pacchetto clienti destinati a confluire in organigrammi vasti dell’Emilia Romagna, Tirreno e Centro Italia.

«Un’ipotesi gravissima i cui esatti contorni devono subito essere chiariti dal ministro Stefano Patuanelli, nostro corregionale», afferma ancora Gava nell’interrogazione sottoscritta anche dai colleghi del Carroccio Aurelia Bubisutti, Massimiliano Panizzut e Daniele Moschioni.

Secondo i leghisti, occorre fin da subito accertare se nell’operazione, condotta senza alcun coinvolgimento diretto di associati e fornitori, sia interessata in qualche modo la Cassa depositi e prestiti. «In ogni caso dobbiamo dire con forza di no a un intervento a gamba tesa ai danni del Friuli, con dispersione delle entrate fiscali della Regione a seguito dell’allontanamento dei centri decisionali del Consorzio». —

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