Confapi Padova, tassi alti e inflazione: l’Europa frena e ora anche l’export
In Veneto sui sei mesi l’export tiene. Ma “La sensazione è che le prossime rilevazioni siano destinate a essere meno confortanti. Dopo la ripresa generale c’è stato un rallentamento palpabile, che ha dietro più cause. In primis l’aumento dei tassi di interesse e più ancora l’inflazione, perché se rimane così alta è inevitabile che i consumi frenino” ha detto il presidente dell’associazione Carlo Valerio

Tassi di interesse e inflazione alle stelle, l’economia europea in crisi e adesso anche l’export frena. Padova e il Veneto resistono, ma gli esperti assicurano non sarà ancora per molto. Uno studio di Fabbrica Padova, il centro studi dell’Associazione Confapi Padova, ha preso in esame i dati appena prodotti dall’Istat: l’export italiano vira in negativo anche se il Veneto ha chiuso il primo semestre con un +3,2% rispetto al 2022 (con 42,04 miliardi di esportazioni a fronte dei 40,7 miliardi dello scorso anno) e Padova resta in crescita anche nel secondo trimestre.
Sul tema, Confapi Padova ha intervistato il presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza: «Troppe variabili per fare previsioni, ma resto convinto che pagheremo il contraccolpo meno di altri».
Padova va in controtendenza, totalizzando 6,9 miliardi di vendite estere nel semestre e un rincuorante +7,3% sullo scorso anno, ma anche un saldo positivo nel confronto tra primo e secondo trimestre del 2023, con giugno che si chiude con 3,49 miliardi di esportazioni contro i 3,43 di marzo.
In testa per valori assoluti tra le province venete c’è Vicenza, con 11,85 miliardi di esportazioni tra gennaio e giugno, e un +0,4% rispetto allo stesso semestre del 2022; seguono Verona con 7,8 miliardi (+5,92%), Venezia (3,4 miliardi, +0,7%) e infine Belluno, che mette a segno l’incremento percentuale più consistente, +14,7%, salendo 2,88 miliardi. Male Rovigo, che perde il 2,6% (938 milioni di esportazioni), ma anche Treviso cede lo 0,5% nel raffronto tendenziale (8,15 miliardi).
Nello specifico, risultano in contrazione i prodotti della siderurgia, della lavorazione dell’acciaio e l’elettrodomestico. Mentre resta trainante la voce dell’aggregato “macchine”, da quelle utensili a quelle speciali, con una crescita del 13% in regione.
«La flessibilità che ha sempre contraddistinto il nostro modello territoriale ci permette di restare a galla. Una struttura che non ha eguali in Italia e in Europa e che sta consentendo alle nostre aziende di “regolarsi” meglio di altre. E tuttavia dobbiamo prepararci a un’inversione di tendenza anche nel nostro territorio», commenta il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio.
«I dati Istat registrano infatti ciò che è già accaduto, ma la sensazione è che le prossime rilevazioni siano destinate a essere meno confortanti. Dopo la ripresa generale c’è stato un rallentamento palpabile, che ha dietro più cause. In primis l’aumento dei tassi di interesse e più ancora l’inflazione, perché se rimane così alta è inevitabile che i consumi frenino. So che è impopolare dirlo, parlando a nome di un’associazione di categoria, ma gli aumenti dei prezzi sono stati esagerati e non sempre motivati, e se non tornano ad abbassarsi è impossibile che la situazione generale migliori. Dietro a questo aumento c’è una spirale innescata in buona parte dalla paura, per cui nessuno si prende carico per primo del rischio di abbassarli, per non trovarsi penalizzato. E a queste considerazioni se ne aggiunge un’altra», prosegue Valerio, «ovvero il fatto che non siamo isolati dal resto dell’Europa: la condizione è generalizzata. Dietro al rallentamento della nostra economia c’è infatti anche la riduzione della domanda internazionale in diverse filiere e la crisi della Germania, partner commerciale primario per il Veneto, la cui recessione influisce in prospettiva anche su di noi».
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