Commessa cinese da 50 milioni per la Plaxtech

L'azienda friulana venderà macchine con tecnologia  Roteax in grado di trasformare plastiche non riciclabili

UDINE - Mentre si discute sulle conseguenze (positive o negative) che la Via della Seta porterà al comparto manufatturiero del Fvg, c’è chi, con la Cina, gli affari già li conclude.

Si tratta della Plaxtech di Basaldella, che ha firmato un accordo con le istituzioni della provincia di Shandong e del comune di Dezhou per una commessa del valore di 50 milioni di euro.

In pratica l’azienda friulana porterà in estremo oriente la tecnologia Roteax, che grazie all’intuito imprenditoriale e ingegneristico della famiglia Strizzolo, dà la possibilità di trasformare le plastiche miste non facilmente riciclabili.

E poiché la Cina, negli ultimi anni, ha cambiato rotta sulle tematiche ambientali, puntando molto sulla sostenibilità, la tecnologia proposta dalla Plaxtech ha colto nel segno: saranno 8, infatti, le macchine vendute alla compagnia cinese Jiana Environmental Protection Science and Technology, che permetteranno di realizzare, con i materiali non riciclabili, pallet in plastica.

L’accordo tra l’azienda friulana e le istituzioni cinesi è stato celebrato nella sede di Basaldella della Plaxtech alla presenza, oltre che dei titolari e dei partner dell’estremo oriente, anche dell’ex ministro all’Ambiente Corrado Clini e dell’assessore regionale Fabio Scoccimarro.

«Altro che paura della Cina – commenta Scoccimarro – magari ci fossero mille aziende così che vendono i loro prodotti in quel Paese, facendo arrivare soldi in Friuli».

Roteax è costituito da una pressa dotata di quattro stampi, in grado di produrre indistintamente quattro oggetti diversi sia per peso che per forma.

Tra questi ci sono i pallets “verdi”, interamente realizzati con rifiuti plastici misti non utilizzabili in altri processi di trasformazione, elementi caratterizzati da una durata 10 volte superiore rispetto a quelli prodotti in legno.

Non solo, una volta giunti a fine ciclo di vita, possono essere riprocessati con Roteax.

«Una tecnologia che per essere sviluppata ha richiesto vent’anni – chiarisce Andrea Strizzolo, titolare dell’azienda insieme al figlio Matteo – ci siamo assunti la responsabilità della buona riuscita del processo avvalendoci di staff tecnico esterno, perché altrimenti, come azienda famigliare, con saremmo riusciti a portare a termine il progetto. Con Roteax – aggiunge – possiamo dire, con orgoglio, di aver “spostato” il mercato, visto che fino a qualche anno fa era impensabile considerare la plastica eterogenea una risorsa per l’economia e per l’ambiente».

Ogni impianto Roteax è in grado di trattare oltre 7.000 tonnellate di plastica riciclata all’anno, con una produzione di 500.000 pallets.

Pertanto la fabbrica di Dezhou è stata progettata per la gestione contemporanea di 8 impianti Roteax, ovvero per trattare più di 50.000 tonnellate di plastiche all’anno producendo almeno 4 milioni di pallets.

«Si tratta di una tecnologia importante – commenta Clini – perché consente di togliere dal ciclo dei rifiuti quantità molto importanti di plastica e che, in parte, risolve i problemi ambientali della Cina, recuperando materiale molto utile per le loro attività industriali. Un’attenzione, quella cinese, che si porta appresso un duplice valore – conclude – uno ambientale, l’altro economico a favore del made in Italy».

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