Cassa integrazione all’Irca primo campanello d’allarme

La crisi dell’automotive coinvolge la fabbrica di resistenze del gruppo Zoppas Il presidente: «Misura temporanea». Ma fra i sindacati c’è preoccupazione

FRANCESCO DAL MAS

L’Irca di Vittorio veneto, colosso delle resistenze, da qualche anno sembrava veleggiare senza scossoni nei mercati internazionali. Invece la crisi dell’automotive ha parzialmente coinvolto anche la storica fabbrica del Gruppo Zoppas. Fino alle vacanze di Natale sarà costretta a ricorrere alla cassa integrazione per metà dei suoi 700 collaboratori. Ne sono interessati 200 operai e 128 impiegati. Non solo, anche 21 quadri. La riduzione d’orario può raggiungere fino le 16 ore alla settimana. «Noi abbiamo chiesto la cassa integrazione – afferma il presidente di Zoppas Industries Gianfranco Zoppas - perché c’è stato uno sciopero della General Motors che è durato un mese e mezzo ed ha determinato una minore domanda. Già da gennaio del prossimo anno, comunque, le previsioni ci danno dei segnali più positivi ancora di quelli d’inizio 2019». Solo un raffreddore passeggero, dunque? «Ma sì – tranquillizza Zoppas -, ne sono certo».

I consumatori confusi

La crisi mondiale, secondo Zoppas, ha creato una tale confusione nella testa dei futuri clienti fino a porli tutti in stand by. Confusione? Proprio sì, secondo Zoppas. «Si dice che il diesel sporca e invece il diesel è il motore più pulito in assoluto. Con le nuove tecnologie, è assolutamente più pulito del benzina». E l’elettrico? «Sì, è una bella favola, un bel sogno, ma è un sogno che non ha ancora le infrastrutture necessarie. Si parte ma non si sa se si riuscirà a tornare a casa e quando, perché mancano gli impianti. E così la gente si è messa sull’Aventino, in attesa. Intanto sembra, appunto, riprendersi il diesel. Anche la Peugeot sta lavorando su piattaforme diesel. E pure su motori piccoli, come invece si diceva che non doveva essere. Quindi è tutto aperto. D’altra parte, ci sono 300 miliardi che sono stati investiti nell’elettrico e questo influenzerà il mercato».

Ritornando a Vittorio Veneto, «possiamo dare questo messaggio: che non c’è nessun allarme per il prossimo futuro a Vittorio Veneto». Ma la politica deve fare la sua parte, per il futuro dell’auto; non deve – puntualizza Zoppas - creare queste confusioni, ma essere calma, tranquilla e valutare le conseguenze di quello che va dire. Il Gruppo Zoppas è un po’ il motore dell’area industriale di Vittorio Veneto e San Giacomo, una delle più vibratili del Veneto, più di 130 aziende, circa 6 mila dipendenti, solo una chiusura negli anni della crisi. «Siamo preoccupati – ammette Alessio Lovisotto, segretario interprovinciale della Fim Cisl – per le prospettive di tutte le aziende che operano nell’automotive. Il comparto, infatti, rappresenta circa il 20% del giro d’affari regionale, che vale quasi 3 miliardi e occupa in Veneto quasi 10mila addetti».

Distretto fiorente

Un distretto, questo, che a sentire Enrico Botter, è «fiorente» e collegato all’auto tedesca. «A tutti i tavoli a cui partecipiamo – dichiara Botter – percepiamo la preoccupazione per un 2020 ancora incerto, anche se dare le dimensioni del problema ad oggi è ancora difficile». Per Botter, «quello dell’automotive è un mercato articolato e fortemente condizionato dalle politiche economiche ed energetiche degli stati». E poi, aggiunge il segretario della Fim Cisl, il settore ha sempre rappresentato una spinta pioneristica sulle innovazioni di processo e di prodotto, che spesso sono state poi mutuate anche in altri settori. «In questa fase storica stiamo vivendo la transizione verso i motori elettrici a batteria, che si fanno preferire a quelli termici. Della componentistica tradizionale resterà un quarto della produzione, per tre quarti non avrà più continuità». Le imprese hanno la consapevolezza della svolta da compiere, ma – secondo il sindacato – resta profonda l’incertezza. Le strategie sono legate anche alle decisioni della politica. «La prima cosa da capire – insiste Lovisotto – è se la strada dell’elettrico è sicura e definitiva e, nella fattispecie, che tipo di mobilità ci dobbiamo attendere per il prossimo futuro. E poi agire di conseguenza».—



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