Bpvi, un buco da 800 milioni nel semestre

Nuovi accantonamenti sui crediti per 250 milioni, oltre 7 mila tra reclami e ricorsi. Si lavora al nuovo piano industriale: saranno ridotti i costi amministrativi e del personale. Gli Npl in cessione sono 1,9 miliardi

VICENZA Si chiude con una perdita di quasi 800 milioni (-1.052 al 30 giugno 2015) la prima semestrale Bpvi dell’era Atlante. Per la precisione: 795 milioni di rosso, di cui quasi la metà, 310,8, sono legati al divorzio da Cattolica tra la “put” esercitata, ovvero l’uscita dal patto bancassurance (80,9 milioni prudenziali), e la svalutazione della partecipazione (230 milioni). Ma l’ultima parola non è ancora detta.

E’ aperto un tavolo di negoziazione tra Bpvi e Cattolica per rivedere l’accordo commerciale sotto nuovi termini e non è escluso un braccio di ferro. Anche perché Bpvi è prima azionista della cooperativa e ne controlla il 15%. A influire sulla perdita dei sei mesi ci sono però, nei conti illustrati ieri dal presidente Gianni Mion, il vice Salvatore Bragantini e l’ad Francesco Iorio, anche nuove rettifiche di valore sui crediti, per 250 milioni.

Iorio annuncia che «da giugno di quest'anno Bpvi è al 46,2%, +3 punti, quanto a copertura in piena media. Sulle sofferenze siamo al 61%». Nuovi accantonamenti sono stati fatti anche sul fronte cause e ricorsi oggi quasi a quota 7 mila. Ai fini legali sono stati messi da parte 140 milioni: ora il totale accantonato segna 230 milioni. Quindi, il rosso della gestione ordinaria, è di 84,6 milioni, causa, spiega Iorio «un arretramento rispetto al 2015 delle masse di impieghi registrate nel semestre, anche se da fine maggio la raccolta è tornata a crescere e siamo ottimisti per il recupero entro fine anno. Da fine maggio al 19 agosto - precisa - abbiamo riportato a casa 850 milioni». Nel semestre la raccolta totale segna ancora -9,7%.

Per tornare a fare reddito ora è necessario un nuovo piano industriale a cui, annuncia Mion, l’ad sta già lavorando e sarà presentato a settimane. Si aprirà una stagione di tagli: Bpvi ha già chiuso 150 filiali, 71 solo nel primo semestre. Ma i sindacati temono la scritta finale con mille esuberi. Oggi la banca ha un rapporto costi/ricavi oltre il 90%, «non possiamo prescindere - dice Iorio - da azioni di riduzione dei costi del personale e amministrativi per tornare a reddito». «Questi risultati - risponde la First Cisl in una nota, chiedendo tagli e un tetto alla retribuzione del top management - certificano le crescenti difficoltà nelle quali versa il Gruppo e che questa gestione manageriale non è riuscita a invertire la rotta».

Iorio ha precisato ieri che, con l’iniezione da 1,5 miliardi del fondo Atlante, nonostante la perdita, la banca può operare: il cet 1 segna 10,75% (10,25 la soglia Bce) ma l’impressione è che Bpvi stia camminando su un cornicione. Lo conferma anche Bragantini: «La banca ora ha seri problemi a presentare un conto economico che stia in piedi». Ieri è stato confermato un capitale finanziato di 1.139 milioni. L’ad ieri ha quindi annunciato che sono «in corso valutazioni per la possibile cessione dell’intero portafoglio degli Npl». Il totale dei crediti anomali supera i 9,4 miliardi lordi, 4,6 le sofferenze che nette sono 1,9 miliardi (l’8%). Vaghe invece le possibili sinergie di costi e prodotto con Veneto Banca a cui però si sta lavorando. Lo stesso Mion che un mese fa aveva dato segnali di apertura oggi valuta anche nuovi scenari di aggregazione con «altre banche».

«La fusione sta diventando un tormentone - dice Mion - dobbiamo ricordarci che anni fa ci fu una raccomandazione di Bankitalia perché le due si fondessero e, se lo avesso fatto, non avrebbero avuto i problemi di oggi. Ora bisogna capire come passare dal salvataggio alla crescita di gruppo». Si allungano, o meglio diventano indefiniti i tempi del promesso warrant ai soci, ovvero della possibilità di rientrare nella compagine ricomprando le azioni allo stesso prezzo di Atlante: 0,10 centesimi. «La volontà dell’azionista è chiara - dice Bragantini -: si tratta di una misura per gli ex soci non compromessi con la passata gestione e aggiungo che non abbiano fatto causa alla banca; ma io la vedo possibile in fase di uscita con la quotazione o una cessione, ma siamo lontani da questo obiettivo».

Infine: azione di responsabilità: «Il lavoro è molto compelsso e difficile ma tutto procede come abbiammo previsto » assicurano i tre.

Quanto ai tavoli di conciliazione, chiude Bragantini: «Siamo decisi ad attivarli ma evitando di far esplodere gli accantonamenti a rischio legale: non può essere che l'aumento di capitale sia stato fatto per ripagare chi ha preso le baciate che spesso erano l'unico modo che qualcuno aveva per finanziarsi».

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