Bpvi alla prova piano industriale. La sfida della fusione veneta

L’amministratore delegato Francesco Iorio ha già presentato al board le prime linee e indicazioni sulla strategia per rimettere in piedi la Banca Popolare di Vicenza. Il faro è il cost/income, il rapporto tra guadagni e spese che, dall’83,6% deve scendere per allinearsi alla media di settore tra il 50 e il 60%. Domani 11 ottobre a Vicenza, l’ad presenterà nuovi contenuti ma servirà un terzo step - dicono da Vicenza - per ottenere l’ok del Cda.
Il piano industriale riporterà Bpvi, dopo la grandeur del passato, alle sue radici e al Nordest, con meno filiali (oggi a quota 511 dopo il primo sfoltimento), meno dipendenti (si stimano 1.500 esuberi su 5.407) e qualche alienazione come la siciliana Banca Nuova e Nem Sgr, oltre alla vendita di quadri, palazzi, oselle e altri fasti della passata gestione Zonin. «La banca è sovradimensionata - ha già chiaramento detto Iorio - Non so poi se mille esuberi saranno sufficienti, ma l'aver perso il 30% dei ricavi della banca e masse per 10 miliardi porta a una riduzione complessiva. E questo sarà il driver del piano».
I sindacati siciliani, in prima linea per le dichiarazioni di Mion sulle "manifestazioni di interesse per Banca Nuova" hanno chiesto al presidente Mion con una lettera «una dimensione etica nell’agire economico e una legalità imperniata nel rispetto della dignità umana». Dopo le barricate alzate dalle sigle vicentine unite contro i rumor di stampa sui diktat dei fondi americani per un taglio di 3.500 risorse tra Bpvi e Veneto Banca, anche il presidente del Consiglio regionale Veneto, Roberto Ciambetti ha detto «no alla macelleria sociale per le Popolari; qualunque riorganizzazione - ha precisato - deve passare attraverso le organizzazioni sindacali con proposte costruttive e soluzioni positive». Il crack, ricorda Ciambetti, ha già colpito 118 mila azionisti. Insomma, è da scongiurare la prospettiva dei licenziamenti collettivi.
Nelle prossime settimane interessante capire se il Piano di Iorio conterrà anche la previsione di una fusione con Veneto Banca. Ipotesi già lanciata dal presidente Gianni Mion, come la via per permettere a Bpvi di «tornare a navigare» in mare aperto. Ipotesi, questa, condivisa anche dallo stesso Iorio. Ma sarà interessante capire anche cosa vuol fare o essere Bpvi nell’immediato futuro. In tempi di tassi negativi, «per le banche commerciali - ha già detto Iorio - è necessario un ripensamento in termini di specializzazioni».
E la via “speciale” di Vicenza, per Iorio, potrebbe essere diventare la «banca corporate del Nordest, con politica commerciale caratteristica sul mercato di riferimento». Famiglie e Pmi, i due target che in parte, tra crisi e cattivo credito, hanno portato in banca 1,9 miliardi di deteriorati che ora vanno venduti. Il piano non potrà non tenerne conto e ne dovrà valutare l’impatto patrimoniale. Non è escluso, e non lo esclude nemmeno la banca, un possibile nuovo aumento: «Dipenderà dal prezzo, dalla cessione parziale o totale, dai tempi» aveva risposto Iorio.
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