Balzo di Unicredit: offerta da 4 miliardi di Amundi per Pioneer

MILANO. A meno di rilanci che al momento appaiono poco probabili, la società di asset management che fa capo al gruppo Unicredit finirà in altri porti. Confermando le indiscrezioni di mercato, fonti vicine alla situazione hanno confermato che Amundi ha presentato un'offerta intorno ai 4 miliardi di euro. Un valore che non sarà facile da pareggiare da parte degli altri aspiranti. Le indiscrezioni sull'offerta hanno fatto correre il titolo Unicredit che ha chiuso in rialzo del 2,3% a 2,1 euro. Poste Italiane, che è fortemente interessata a crescere nel segmento del risparmio gestito e per questo ha messo in piedi una cordata con Anima e Cassa Depositi e Prestiti, sarebbe rimasta spiazzata dall'offerta francese.
Non che manchino le risorse per il gruppo che fa capo al Tesoro, ma su questi livelli diventa più difficile far quadrare i conti, a meno di non avere piani di ricavi particolarmente ambiziosi. Per altro non facili da mettere nero su bianco in questa situazione di tassi bassi. L'acquisizione di Pioneer consentirebbe ad Amundi, che è già il primo asset manager in Europa e uno dei principali al mondo con mille miliardi di euro in gestione, di salire al terzo posto in Italia alle spalle di Generali Investments (che però è forte più sugli istituzionali, che nel segmento retail) e di Eurizon Capital (Gruppo Intesa San Paolo).
A più riprese negli ultimi anni si è ipotizzata una fusione tra Pioneer ed Eurizon con l'obiettivo di creare un campione nazionale capace di svolgere un ruolo di primo piano a livello continentale, ma alla fine non si è trovato un accordo. Ora che l'offerta di Amundi si fa concreta, il rischio di perdere un gioiello italiano allarme gli uomini delle istituzioni, anche se le contromosse non sono facili. Quanto a Generali, la sensazione è che il gruppo triestino non voglia spingersi oltre un certo prezzo, pur nella consapevolezza della necessità di crescere in settori differenti (ma complementari) rispetto alle assicurazioni, destinati ad anni di magra per la crescente concorrenza sul fronte dell'offerta e di margini sotto pressione a causa dei tassi ridotti.
Non è escluso che, in caso di uscita dalla partita per Pioneer, Generali dirotti la propria attenzione in direzione di Fineco, altra partecipata che Unicredit potrebbe dismettere con l'obiettivo di fare cassa, e per questa strada ridurre l'aumento di capitale. Fineco ha un modello di business più conservativo rispetto a quello di Banca Generali, per cui il rischio di sovrapposizioni sarebbe limitato. Piuttosto non sarà facile trovare un accordo sul prezzo, anche perché buona parte degli utili della controllata di Unicredit è legata alla sottoscrizione di un bond da parte della capogruppo. Un legame che si interromperebbe in caso di uscita dal perimetro, verso altre destinazioni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © il Nord Est