Atto d’accusa a Banca d’Italia «Favorì il crac delle Popolari»

«Gli organi di vigilanza, in particolare Bankitalia e in misura minore Consob, hanno responsabilità importanti nel fallimento di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, due istituti fondamentali per il nostro territorio»

VENEZIA. «Gli organi di vigilanza, in particolare Bankitalia e in misura minore Consob, hanno responsabilità importanti nel fallimento di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, due istituti fondamentali per il nostro territorio. Lunghe indagini, documentali e testimoniali, ci hanno rivelato il disegno perseguito da Banca d’Italia: costringere le popolari ad una quotazione affrettata e problematica; approfittare del prevedibile crollo azionario per spingerle alla fusione, con Bpvi aggregante rispetto a Montebelluna a dispetto dei conti reali; infine, grazie al Governo Renzi, cederle a Banca Intesa al prezzo di 50 centesimi l’una».

I documenti e le testimonianze

Non ha dubbi il consigliere Antonio Guadagnini (Siamo Veneto), il vicepresidente della commissione speciale istituita dalla Regione per indagare sul dissesto delle popolari e la rovina dei risparmiatori che ieri, con l’approvazione unanime della relazione finale, ha concluso il mandato inaugurato sei mesi fa. Tra i compiti attribuiti all’organismo, dai poteri prevalentemente conoscitivi, l’acquisizione di dati e informazioni riguardanti l’attività svolta dalle autorità di controllo negli anni che hanno preceduto la crisi, nonché le audizioni, tra gli altri, degli ex amministratori delle banche, di conoscitori e studiosi del fenomeno, dei rappresentanti di correntisti, azionisti e obbligazionisti, delle principali rappresentanze dei consumatori e dei dipendenti.

Un dossier di 288 pagine

Una mole di materiale riassunta in un dossier di 288 pagine fitto di cifre e circostanze, che sarà trasmesso all’assemblea regionale, al Parlamento – dove si profila il varo di una commissione bicamerale d’inchiesta – e alla Procura della Repubblica, perché i commissari intravedono «profili di rilievo penale» nei fatti emersi. «Ci era stato affidato il compito di scattare una fotografia sincera di quanto è successo alla Popolare di Vicenza e a Veneto Banca», commenta Giovanna Negro, la presidente «e noi lo abbiamo fatto con lealtà nei confronti del territorio che ha subìto il danno maggiore dal fallimento delle popolari: in questa relazione abbiamo analizzato in modo attento e preciso ogni episodio, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti nella vicenda, ai quali è stata data l’opportunità di intervenire».

«Fatti incontrovertibili»

 «Crediamo si tratti di un documento di fondamentale importanza, fondato su fatti incontrovertibili», conclude l’esponente di Veneto Cuore Autonomo «in ogni caso, abbiamo affrontato temi che nessuno aveva mai toccato: la politica veneta non si è sottratta alla propria responsabilità». Arduo dar conto in poche righe di una ricostruzione dettagliata, che analizza la genesi, lo svolgimento e l’epilogo del maggiore disastro finanziario nella storia veneta.

Il ruolo degli agenti esterni

Un dubbio: come si conciliano i presunti disegni di Bankitalia con i gravi reati imputati a Gianni Zonin, Vincenzo Consoli e agli altri manager indicati dagli inquirenti come gli artefici del dissesto? «Gli atti dei singoli, oggetto dei processi, non cancellano le superiori responsabilità», ribatte Guadagnini «e quando si parla di soci depredati, non si fa riferimento a gente sprovveduta che ha affidato i propri soldi a dei “poco di buono”: i risparmiatori devono essere risarciti perché non hanno alcuna responsabilità nel danno subìto: a provocarlo sono stati agenti esterni a quelli delle banche. Chi ha sbagliato deve pagare, è una questione di giustizia».

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