Attacchi nel Mar Rosso: i big dei container sospendono i transiti, rischio caos nei traffici

La nuova crisi potrebbe penalizzare i porti del Mediterraneo

Possibile rialzo dei noli. Report Allianz: «Domina l’incertezza»

Piercarlo Fiumanò

Tornano fosche nubi sullo shipping mondiale. I principali canali d’accesso alle rotte commerciali verso Stati Uniti ed Europa sul Mar Rosso sono bloccati con lunghe code di navi in attesa di passare tra l'Atlantico e il Pacifico.

Si tratta di una delle rotte più importanti per le merci mondiali e in particolare per le forniture di petrolio e gas. Le cronache raccontano di una situazione a rischio nello stretto di Bab-el-Mandeb, a sud del Canale di Suez, finito nelle mani dei ribelli Houthi che da fine novembre hanno aggredito una dozzina di navi mercantili e altre portacontainer. Ma ci sono stati anche attacchi di pirati.

Le grandi compagnie di navigazione mondiali come la francese Cma Cgm, la tedesca Hapag-Lloyd e l’armatore italo-svizzero Msc hanno sospeso i transiti allungando la rotta fino a circumnavigare l’Africa. Anche Bp ha annunciato ieri di avere sospeso il passaggio delle sue petroliere. I mercati sono entrati in fibrillazione dopo che le assicurazioni della City hanno inserito il Mar Rosso meridionale e il Golfo Persico tra le aree ad alto rischio. «Siamo profondamente preoccupati per la situazione di sicurezza altamente peggiorata» ha affermato un colosso delle merci come Maersk in una nota.

Evidente il timore che questa nuova crisi metta in difficoltà i traffici che ruotano dal Far East verso i porti del Mediterraneo, da Trieste a Venezia, che alimentano in modo decisivo e strategico la competitività delle aziende del Nord Est sui mercati internazionali.

L’International Chamber of Shipping stima che circa il 30% del commercio mondiale passi attraverso quest’area. E si temono ritardi nella consegna delle merci in vista del Natale. Ogni anno Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs) analizza le perdite e incidenti di navigazione che coinvolgono navi di oltre 100 tonnellate lorde.

Nel 2022 sono state riportate 38 perdite totali a livello globale, rispetto alle 59 dell'anno precedente. Trent'anni fa, la flotta mondiale perdeva oltre 200 imbarcazioni all'anno. Secondo l’International Maritime Bureau, nel 2022 sono stati registrati solo 115 episodi di pirateria, rispetto ai 132 del 2021. La situazione sembrava sotto controllo ma ora, in uno scenario geopolitico mondiale instabile fra guerra in Ucraina e crisi in Medio Oriente, l’allarme torna a crescere. «La pirateria è legata a problemi sociali, politici ed economici di fondo, che potrebbero peggiorare ulteriormente», rileva il capitano Rahul Khanna, Global Head of Marine Risk Consulting presso Agcs.

Dopo il boom post-pandemia nel trasporto marittimo di container, l'incertezza economica e geopolitica e il calo della domanda hanno abbassato le tariffe. Il costo della spedizione di un container tra l'Asia e gli Stati Uniti o l'Europa nell'aprile del 2023 era inferiore di oltre l'80% rispetto all'anno precedente.

Ma ora la necessità di allungare i tempi con lunghe circumnavigazioni potrebbe indurre le compagnie ad alzare i noli (la tariffa chiesta per il trasporto della merce) con il rischio, secondo alcuni analisti, che si torni su livelli record. Il trasporto marittimo provvede a circa il 90% del commercio mondiale e per questo la sicurezza in questo ambito è cruciale.

Nell'ultimo decennio si sono registrati miglioramenti significativi, che hanno portato il settore a registrare il minor numero di perdite di grandi navi nell'ultimo anno. Tuttavia «una combinazione di fattori che riguardano le continue e nuove minacce causate dagli effetti a catena del conflitto in Ucraina, l'incertezza economica e l'aumento del costo degli indennizzi indicano che il settore dovrà affrontare molti ostacoli nei prossimi 12 mesi».

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