Acciaio, il Nordest primeggia in Italia per bilancia commerciale, ma la redditività è più vulnerabile al caro energia

Siderweb e Bper hanno analizzato i risultati 2021 di 505 imprese di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto, che hanno generato un fatturato totale di 23,042 miliardi di euro, il 29% del totale nazionale

Federico Piazza

Il surplus commerciale con l’estero dell’acciaio friulano trascina in terreno positivo l’intera bilancia siderurgica del Nord-Est. In netta contro tendenza con quella italiana di settore, che invece nei primi sei mesi del 2022 è stato negativa per 2,5 miliardi di euro. Lo evidenzia l’analisi della community business Siderweb, con il sostegno di Bper Banca.

In dettaglio, nel primo semestre 2022 l’import in valore di acciaio è cresciuto in Italia del 75% (16,6 miliardi di euro) e nel Nord-Est (compresa l’Emilia-Romagna) del 62% (5,646 miliardi). Nello stesso periodo, l’export nazionale è aumentato del 39% (14,2 miliardo), quello nordestino del 42% (5,652 miliardi). «La bilancia commerciale siderurgica nazionale è quindi in deficit di 2,5 miliardi di euro – sottolinea il responsabile dell’Ufficio Studi di Siderweb, Stefano Ferrari – mentre quella del Nord-Est è in surplus di circa 6 milioni di euro. Una sostanziale parità, grazie soprattutto al Friuli-Venezia Giulia e al suo surplus di quasi 500 milioni di euro».

Guardando al 2021, la filiera siderurgica di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto ha saputo cogliere la forte ripresa dell’anno scorso e la crescita esponenziale dei prezzi, segnando un deciso miglioramento di tutti gli indici di redditività e facendo meglio dell’intero settore siderurgico nazionale. Ma nel 2022 la domanda di acciaio è in rallentamento, le quotazioni sono in discesa, e le incertezze per il 2023 sono palpabili tra gli operatori.

Siderweb in Bilanci d’Acciaio 2022 ha analizzato i risultati 2021 di 505 imprese di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, che hanno generato un fatturato totale di 23,042 miliardi di euro (+66% sul 2020, meglio del +61% nazionale). L’area vanta circa il 28% del totale delle imprese italiane del settore e genera il 29% del fatturato. La dimensione media delle aziende in queste quattro regioni è leggermente maggiore che nel resto d’Italia, con 46 milioni di fatturato contro i 44 della media nazionale. Mentre la filiera, a prevalenza di distributori, è meno sbilanciata sulla produzione.

«Nel 2021 lo sviluppo delle vendite ha avuto una crescita diffusa decisamente significativa», spiega Cristian Carini, professore associato dell’Università degli Studi di Brescia, che da anni collabora alla realizzazione di Bilanci d’Acciaio. «Il cluster della produzione, essendo strutturalmente più rigido, è cresciuto meno in termini di fatturato. Ad aver avuto un’esplosione incredibile sono stati i centri servizio, anche per effetto dell’aumento dei prezzi».

L’incidenza dell’utile sul fatturato è passata dal 2,2% del 2020 al 5,2% del 2021, con una redditività operativa complessiva molto più alta sia rispetto al 2020 sia rispetto al dato nazionale. Nel 2021 sono cresciuti anche l’Ebitda (2,499 miliardi di euro) e il valore aggiunto (4,103 miliardi), con una minore incidenza dei costi strutturali. Mentre l’indebitamento risulta molto inferiore al dato nazionale, con una migliore sostenibilità economica del debito grazie all’accresciuta redditività e alla conseguente capacità di coprire gli oneri finanziari. Tuttavia, «è necessario capire come si muoveranno i tassi di interesse, per verificare se gli ottimi risultati potranno essere mantenuti anche nel 2022 e 2023. Le probabilità che ciò accada non sono alte, perché il 2021 è stato un anno eccezionale sotto tutti gli aspetti» sottolinea Carini.

Il contesto di fine 2022 e per il 2023 rimane infatti incerto. «La congiuntura resta difficile, con i prezzi in calo e i settori utilizzatori in rallentamento, esclusi automotive e costruzioni», spiega Ferrari. «Quanto ai costi energetici, il Nordest è vulnerabile: dopo il Sud, è l’area che sta vedendo più intaccati i propri margini a causa dell’incremento dell’incidenza della spesa energetica. Le performance dell’export siderurgico, però, sono migliori rispetto all’Italia, grazie alla componente friulana».

Cautela e flessibilità sono le parole d’ordine degli operatori. In occasione dell’evento on line “Nord-Est d’acciaio: cosa aspettarsi per il 2023” organizzato da Siderweb, si sono espressi i vertici di due big dell’acciaio veneto: Manni Group e AFV Acciaiere Beltrame.

«Il primo semestre 2022 è stato esplosivo – è il commento di Francesco Manni, presidente di Manni Group – e abbiamo assistito una rincorsa frenetica alle materie prime, a qualsiasi prezzo. Dal primo di luglio siamo entrati invece in una fase diversa: il consumo è rallentato ed è subentrato il tema di come riuscire ad essere competitivi con un costo dell’acciaio così alto. Un anno a doppia faccia, dunque. Certamente il contesto geopolitico ha influito in modo pesante e mai come oggi serve flessibilità e capacità di adattarsi al rapido mutare del contesto. Di conseguenza – prosegue Manni – i budget aziendali non vanno considerati come qualcosa di rigido ed estremamente vincolante. In vista del prossimo anno le previsioni sono particolarmente difficili. Lo scenario, senza azioni da parte del Governo e dell’Europa, così com’è è particolarmente negativo e non può che entrare in una fase recessiva. Tuttavia, la speranza di cambiare tutto questo è rappresentata dal PNRR. Qual ora dovessero entrare in funzione questi correttori ci sono le possibilità che anche il 2023 possa essere un anno positivo».

Spiega Carlo Beltrame, membro del Cda di AFV Acciaierie Beltrame: «Per un’azienda come la nostra che produce commodities l’andamento non può essere valutato anno per anno ma bisogna focalizzarsi rispetto ad intervalli di tempo più lunghi. Questo perché per noi le variabili che intervengono sono tantissime e imprevedibili. A maggior ragione, guardando al 2021 e al 2022 la lezione da imparare è che ormai è fondamentale essere flessibili. In vista nel 2023 non sono particolarmente ottimista. Nonostante nelle ultime settimane ci sia stato un trend decrescente delle quotazioni del gas e dell’energia elettrica, con un consumo contratto da un clima più mite e una produzione industriale europea in discesa, oggi sta accadendo il contrario e i prezzi sono in ascesa. Mi aspetto perciò un primo trimestre 2023 piuttosto difficile e dovremo essere bravi adattarci velocemente». Beltrame ha poi sottolineato la fondamentale importanza in questo contesto degli investimenti in tecnologie e sostenibilità, con l’avvio per il Gruppo vicentino del progetto Chalibria, «un percorso di decarbonizzazione per un acciaio carbon-neutral».

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