Un duraturo amore in transito
Tre frenate dopo una birra gelata e il passato ritorna. Ginevra ritrova Fausto, con cui ha diviso un po’ di freddo e di tenerezza. E forse una storia non finisce

L’auto inchiodò con uno stridio di freni quando il ragazzone biondo a torso nudo con pettorali e tartaruga si affacciò dal marciapiedi per attraversare la strada. Difficile stabilire se Ginevra, la signora alla guida, si era bloccata perché presa da un atto di gentilezza, da un certo friccichìo o per tutte e due le ragioni. Lo sguardo di desiderio e curiosità fugò ogni dubbio.
Il ragazzone agitò una mano per ringraziare e con due falcate salì sul marciapiedi lato mare di Barcola; scomparve tra la folla.
“Aspettiamo che ripassi dopo il bagno e la doccia oppure proseguiamo?” L’urlo dell’automobilista che seguiva scosse Ginevra che aveva negli occhi ancora nitida la muscolatura scolpita del biondo. Diede un’accelerata per togliersi dalla strada e dall’imbarazzo, l’auto ebbe un sobbalzo, poi divorò l’asfalto. Tanto velocemente che in un istante raggiunse la coda di veicoli davanti che si avviava verso Miramare e fu costretta a inchiodare nuovamente per evitare di tamponare l’auto che la precedeva.
“Forse è meglio se mi fermo e mi prendo una birra gelata, poi riprendo il viaggio” disse a se stessa. Facile a dirsi. E dove lo trovi un parcheggio a Barcola alle 10 di un assolato sabato di luglio? Invece, sulla destra una coppia di anziani si preparava a salire in un’auto e andare via. Era la tipica coppia di anziani del primo turno di Barcola, quelli che alle sette (del mattino) si stanno già asciugando distesi sulla ‘branda Barcola’ dopo aver fatto il primo bagno, abbronzati come tizzoni e tonici nel fisico.
Ginevra notò il movimento nella fila di auto parcheggiate a, istintivamente – per la terza volta – inchiodò.
“L’hai presa con i punti della Lidl la patente?” gli urlò lo stesso automobilista di prima.
“Livio ma è matta non l’hai capito? Stai lontano, questa sicuramente farà un incidente” gridò la donna che gli sedeva accanto.
Soddisfatto del funesto auspicio scagliato e appagato dalla certezza che si sarebbe avverato come una puntuale punizione divina, Livio si acquietò e pazientemente attese che Ginevra completasse la quinta manovra per parcheggiare, l’area era bastevole per un cacciatorpediniere. Afferrò la borsa e stava per uscire dall’auto quando la raggiunse Livio; gli porgeva una sorta di carta di credito. Lo riconobbe; automaticamente allungò una mano.
“Grazie, cos’è?” gli chiese.
“E’ la tessera del Bosco”.
“I supermercati?”.
“Sì. Dopo aver preso la patente B con i punti Lidl, magari le viene voglia di prendere la C per gli autocarri…” si girò e se ne andò.
Ginevra guardò la tessera che le aveva appoggiato sul palmo della mano, poi capì e scoppiò in una risata.
Scese dall’auto, attraversò la strada e si diresse a un chiosco, prese posto nella chiassosa fila di gente chiassosa e in costume.
“Mi ricordavo che non eri Verstappen alla guida però avrei giurato che con il tempo un pochino saresti migliorata”.
Ginevra si risentì e prima ancora di voltarsi in direzione della voce disse con tono tagliente: “Ma vi sentite tutti spiritosi questa mattina?”
Dovette alzare la testa per guardare negli occhi l’uomo in costume che aveva parlato, il quale le sorrideva bonariamente anche se con un atteggiamento confidenziale che le sembrò eccessivo. “Beh?” fece in tono seccato.
Lui la guardava incuriosito.
“Sembra Zelig stamani…” aggiunse lei rigirandosi; la fila intanto si era dissolta. Incrociò lo sguardo interrogativo del ragazzo al di là del bancone.
“Una birra, per favore. Gelata” ordinò.
“Due” precisò l’uomo alle sue spalle che allungò un braccio porgendo al ragazzo una banconota da dieci euro.
“Guardi non è proprio il caso …”.
“Ginevra! Davvero non mi hai riconosciuto?”
La donna si voltò nuovamente sbirciando il tizio.
“Sono Fausto … il campeggio dei separati, sul Carso”
Ginevra lo scrutò rovistando nella propria memoria. Gli occhi le si velarono di commozione “… vent’anni fa?...”
“Per la precisione 18 e mezzo”.
A Ginevra sembrò che il corpo le si sciogliesse e la materia cerebrale diventasse liquida e stesse per colare dal naso. In un gesto istintivo, incurante del caldo, del sudore, la camicetta nuova, la borsa che la ingombrava, abbracciò in vita l’uomo e appoggiò il capo sul suo torace.
Fausto incrociò lo sguardo interrogativo del ragazzo che lo fissava con le mani a mezz’aria strette intorno alle birre; gli strizzò l’occhio e rivolgendosi alla fila che si era formata alle spalle, con un’occhiata li invitò a passare per ordinare. Con una mano carezzava la testa di Ginevra.
La abbracciò per le spalle, afferrò le birre e raggiunsero un tavolino libero.
“Ti prego, scusami … ti spiegherò … me ne sono andata così … avevo paura…”
Era bastato quell’abbraccio inaspettato e languido, l’abbandono inatteso e il profumo della sua pelle perché Fausto fosse catapultato a 18 anni e mezzo prima. Un brivido come un’unghia gli segnò la schiena. “Sei scomparsa …”
“Ti eri appena separato e io ero stata mollata dal mio ex”.
“E i nostri rispettivi coniugi si erano impossessati di tutto: casa, auto, beni vari” precisò Fausto.
“Il campeggio dei separati … che situazione e che freddo sul Carso… però poi te ed io …” aggiunse lei.
Ginevra guardò l’orologio, Fausto capì che stava per scadere la lotteria della sua vita. Si giocò il tutto per tutto: “Ti sei risposata?”.
Ginevra si portò l’indice sinistro alla punta del naso, Fausto notò l’anello, costoso, all’anulare. Stavolta furono i suoi di occhi a velarsi, volse la testa verso il mare perché lei non se ne accorgesse.
Anche Ginevra decise di giocare a carte scoperte, e in fretta: “Non ho mai smesso di amarti”.
“Non è vero” disse Fausto con il tono di una tristezza antica e sedimentata.
Ginevra lo fissò: “È vero!”
“Stiamo per lasciarci” aggiunse.
“Sì, lo so…” ammise Fausto.
Lei rise di gusto, “ma non io e te … io e lui”, e gli afferrò le mani.
Fausto attese una spiegazione.
“Ci sarai?”, gli chiese.
“Quando?”.
Ginevra riflettè: “Qualche mese … stiamo sistemando alcune cose … Fausto io davvero non ho mai smesso…”.
Fausto appoggiò le labbra su quelle di lei. Ginevra gli passò lentamente le braccia intorno al collo.
“Senti, ripasso da Trieste mercoledì, questo è il mio numero … ci vediamo?”.
“Mercoledì?”.
“Mercoledì, telefonami alle 12 in punto, sarò sola”.
“Ok”.
“Fausto è tutto così incredibile … anni di silenzio, non ho avuto il coraggio di cercarti … perdonami … davvero mi ami?”.
“Ti amo Lucia”.
“Lucia?”.
“Il tuo secondo nome: non mi piace il primo, è … elvetico”.
Ginevra rise di nuovo. “Va bene. Vita nuova nomi nuovi, quale sarà il tuo?”
“Il mio secondo nome è Luca, se ti piace…”.
L’autore: Francesco De Filippo
Francesco De Filippo, giornalista, scrittore e saggista, vive a Trieste. È stato inviato all’estero per varie testate tra cui Il Sole 24 Ore; lavora all’Ansa dal 1986, agenzia per la quale è responsabile per il Friuli Venezia Giulia. Ha pubblicato oltre venti libri per diverse case editrici (Rizzoli, Mondadori, Giunti, Infinito, Castelvecchi), alcuni sono stati pubblicati in Francia e in Germania; uno in Repubblica Ceca.
Nel 2001 ha vinto il Premio Paris Noir. Fra le ultime opere “Filosofia per i prossimi umani” (con Maria Frega–Giunti 2020), e per Castelvecchi “No vax: il grande sogno negato (2022); “Le visioni di Johanna (2019); “Prima sterminammo gli uccelli…” (2020); “Trieste è un’isola” (2023).
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