L’estate delle pallonate assassine
Nel caldo immobile delle spiagge, una leggenda rimbalza come un presagio. Storie inquietanti di sfere senza padroni e finali da brivido vacanziero

Ma voi alle leggende metropolitane ci credete?
Nei lunghi pomeriggi estivi che scaldano ogni cosa a portata di mano, i muretti adiacenti alla spiaggia, i secchielli dei bambini, i pedalò abbandonati sui bagnasciuga, e migliaia di altre cose e persone in svariati chilometri quadrati di sabbia, ebbene in questi pomeriggi, quasi per farsi forza e sopravvivere alla calura estenuante, capita di sentire qualche storia, magari dall’ombrellone del vicino, oppure al tavolino del bar dietro le proprie spalle. Una in modo particolare mi ha colpito. Ora ve la racconto.
***
A detta di tutti, una delle cose più fastidiose è camminare tranquilli sul bagnasciuga e dover dribblare, quasi foste dei novelli Lamine Yamal, le palle che arrivano da ogni punto cardinale, veloci e inattese. A volte all’arrivo improvviso della sorpresa segue un urletto: «Palla!!!!!», quasi a voler certificare l’involontarietà del gesto e la volontà di rimediare il più velocemente possibile. Peccato che l’avviso – quasi fosse un maldestro labiale – arrivi sempre dopo la comparsa della palla molesta. Allora la palla in questione si deposita ai vostri piedi, e fin qui niente di grave. Certo, dovete interrompere la vostra passeggiata, magari con relativa piacevole chiacchierata, chinarvi, afferrare la sfera e lanciarla al gruppetto vociante che si è inequivocabilmente manifestato come il legittimo proprietario della suddetta.
Confessate: vorreste tanto bucare quella maledetta palla, o avere un superpotere e scagliarla lontano, il più lontano possibile, in mare aperto. Ma alla fine la soluzione più semplice è restituirla, con qualche mugugno e magari la raccomandazione di fare più attenzione la prossima volta, e amici come prima. Va decisamente peggio a quelli che vengono colpiti – più o meno violentemente – dalla palla vagante per aria. Magari esito di un clamoroso tiro a effetto o di una estemporanea schiacciata.
Qui il fastidio aumenta, ma alla fine il rito si conclude sempre allo stesso modo, del resto non si può innescare una guerra per una pallonata, no? Dunque anche in questi casi ci si china pazientemente, si raccoglie la palla, la si vorrebbe fare in mille pezzi, fosse anche con i denti, ma non si può, così la si restituisce con la raccomandazione di ecc. ecc. Alzi la mano chi di voi non ha vissuto una simile esperienza.
***
Fin qui niente di strano. Adesso viene il bello. Pare – pare – che esista un altro genere di palla da spiaggia. Molto più pericolosa, anche se decisamente più rara.
A tale proposito si racconta di una signora di Bibione colpita una sera verso il tramonto da una palla. Non c’era molta gente in spiaggia. La signora si ferma, si china per prendere la palla e si volta istintivamente per restituirla. Ma a chi? Non c’è nessuno. Si concentra, cerca qualcuno nei paraggi. Nessuno. Un leggero alito di vento increspa l’acqua ai suoi piedi. Lascia la palla a terra e prosegue la passeggiata.
Quella sera a cena la signora prende una bella spigola, il suo pesce preferito. Una lisca lunga come un ago da materassaio si ferma in gola e… Fine della signora di Bibione a mezza pensione.
Un giovanotto di Malborghetto-Valbruna sta facendo la solita corsetta mattutina sul bagnasciuga di una nota località del nostro litorale adriatico. È presto, sono appena le sei. A un certo punto viene raggiunto da una pallonata sulla spalla. Si ferma. Si volta. Nessuno. Ai suoi piedi una palla. Chi è che può giocare a quell’ora? Ma se non c’è nemmeno il bagnino. Non sapendo a chi darla, la lancia sulla spiaggia e riprende la corsa. Tempo qualche minuto e viene stroncato da un infarto. Mai sofferto di cuore.
Altra spiaggia altro mare: un postino in vacanza ad Alicudi si sta leccando un rinfrescante gelato da passeggio sul bagnasciuga quando, all’improvviso, una palla lo colpisce al tallone. Si ferma, si volta, cerca il proprietario. Nessuno all’orizzonte. Non fa in tempo a finire il gelato che una congestione lo fulmina spedendolo all’altro mondo con raccomandata senza avviso di ritorno – e lui di spedizioni se ne intende.
Ma spostiamoci più lontano. Molto più lontano. Spiaggia di Copacabana. Dagoberto (Nazareno do Santos da Silva da Noite y Barilote da Cerveza, detto Dagoberto), giovane speranza del calcio carioca, è in pausa pranzo a un chiosco quando una palla lo colpisce a una coscia. Si volta, cerca la persona a cui restituirla. Non c’è nessuno. Fa spallucce e riprende in mano il bicchierone di coca gelata che stava bevendo. Nel frattempo sull’orlo del bicchierone si è posato un calabrone gigante. Il calabrone punge Nazareno do Santos da Silva da Noite y Barilote da Cerveza, detto Dagoberto, la puntura gli provoca uno shock anafilattico e addio giovane speranza del calcio carioca.
***
Morale della favola? Pare – pare – ci sia in giro una palla il cui tocco è garanzia di fine prematura. Non appartiene a nessuno perché è un po’ come se appartenesse a tutti. Né si sa da dove venga. Né a quale gioco stia giocando. Se non al gioco della vita e della morte. Certo, la sua comparsa è una circostanza estremamente rara. Ma pur sempre possibile. Pare.
Il problema è che non si può evitarla, perché colpisce all’improvviso e a tradimento.
(Anzi, c’è chi si è spinto a dire che il gioco della palla avvelenata, ve lo ricordate?, nasconda un’eco quasi ancestrale di tutto ciò. Del resto ogni leggenda contiene un fondamento di verità, no?)
Che voi siate al mare, al fiume o al lago, che siate in Sardegna, in Sicilia o ai Caraibi, ovunque voi siate, sappiate che ci sarà sempre in agguato una palla. Sul bagnasciuga. Pronta a colpirvi. Io vi ho avvisato.
A proposito: buone vacanze.
L’autore

Flavio Santi è uno scrittore e poeta che alterna l’insegnamento all’Università dell’Insubria di Como-Varese con la traduzione di autori classici, in particolare quelli gotici. Le sue opere romanziere includono: Aspetta primavera, Lucky (Socrates 2011), che è stato candidato al Premio Strega; La primavera tarda ad arrivare (Mondadori 2016); L’estate non perdona (Mondadori 2017). Nel 2021 ha vinto il Premio Viareggio Poesia con la sua opera Quanti. I suoi romanzi, racconti e poesie sono stati tradotti in diverse lingue. Inoltre, collabora regolarmente con vari quotidiani, riviste e siti online, inclusi i magazine di Treccani.
Riproduzione riservata © il Nord Est