Daniela Ceccarelli tra maternità e neve: «L’amore è una discesa»
Ora la campionessa allena la nazionale albanese con un sogno: due ori olimpici in famiglia. «Abbiamo trovato un nostro equilibrio che funziona, ci rende felici. In questo momento non pensiamo all’azzurro»

Olimpiadi di ieri, Olimpiadi di oggi. Nel mezzo una storia unica nel suo genere, che porta la firma di Daniela Ceccarelli. Romana classe 1975, ex atleta medaglia d’oro alle olimpiadi di Salt Lake City nel 2002, oggi è di nuovo al cancelletto di partenza nelle vesti di allenatrice.
E mamma. Dell’astro nascente del circo bianco Lara Colturi che, appena diciottenne, si appresta ad affrontare già la sua quarta stagione in coppa del mondo. Con un occhio rivolto a Milano-Cortina, con la bandiera della nazionale albanese cucita sulla tuta. Già, perché l’atleta Lara e l’allenatrice Daniela, oggi (come ieri) gareggiano per la nazionale di sci albanese.

Una storia curiosa: merita di essere raccontata di nuovo. Riavvolgiamo il nastro?
«Era l’estate del 2022. Avevo già un rapporto di collaborazione con la federazione albanese. Il mio ruolo era quello di programmare e gestire giovani atleti albanesi che trascorrevano gran parte dell’inverno sulle nevi di Sestriere, a due passi da casa nostra. L’Albania ha bellissime montagne, questo in pochi lo sanno, ma non ha piste da sci. Il presidente della federazione albanese si mostrò lungimirante, si sviluppò così questa collaborazione ulteriore che oggi vede Lara gareggiare per la nazionale di sci albanese che nel frattempo in questi anni, complice una visibilità diversa, si sta facendo conoscere ed apprezzare in giro per il mondo. Diciamo che tutti, in questa vicenda, abbiamo colto un’opportunità. Noi in primis. Siamo un team privato a tutti gli effetti, ci gestiamo in tutto e per tutto, con pregi e difetti del caso. Siamo in pochi, questo ci permette di essere versatili, ci adattiamo alle circostanze e ci muoviamo con grande libertà. Stiamo sempre insieme, perché non siamo solo io e Lara, c’è il papà e poi ultimamente abbiamo ampliato il team con fisio e preparatore atletico oltre allo skimen. Da quest’anno abbiamo anche un cuoco, Mario, nuovo idolo di Lara. È specializzato nella preparazione dei dolci. La presenza di un cuoco nel team si è resa necessaria di fronte al fatto che, ad esempio, noi non amiamo stare negli alberghi. Preferiamo ambienti più raccolti, per questo scegliamo i ritiri in case private. Ogni tanto ci raggiungono i nonni, anche il cane. Lo sci è costoso, noi essendo un team privato sappiamo bene che il rischio è elevato. Non siamo minimamente paragonabili ai budget che hanno le federazioni. Abbiamo rischiato qualche anno fa, molto. Ma ci è andata bene. Gli inizi sono stati difficili ma oggi stiamo bene e siamo contentissimi della scelta» .
Inevitabile, la domanda: un futuro ingresso di Lara nel team Italia?
«In questo momento non ci poniamo questa domanda, è davvero così. Semplicemente perché abbiamo trovato un nostro equilibrio che ci fa stare bene e ci rende felici. Seguiamo una visione molto orientata sul presente, per espresso volere di Lara peraltro, che non ama allungare troppo lo sguardo in là. Le nostre priorità ruotano attorno a ciò che oggi serve realmente a Lara per stare bene e fare quello che più la rende felice. Siamo concentrati sulle scelte che, per ovvie ragioni, nel nostro caso devono essere sempre molto oculate» .
Ci rivela qualche retroscena del rapporto mamma-figlia al cancelletto di partenza?
«Lara è nata con gli sci ai piedi. Ero incinta quando partecipai alla mia ultima gara di coppa del mondo. In pista c’erano già Lindsey Vonn e Federica Brignone. L’arrivo di Lara un po’mi spaventò. Non volevo che segnasse la fine del mio primo amore, quello per lo sci. Questo non è successo».
Il ruolo di mamma ed allenatore?
«Il rapporto non finisce sulla pista, va oltre. C’è tanto altro da fare e gestire, ruolo di mamma compreso».
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