Cortina 2026, in 500 dagli ospedali del Veneto per i servizi sanitari dei Giochi
Le direzioni escludono il rischio di reparti sguarniti: «Alle Olimpiadi ma fuori dall’orario di lavoro»

Trecento persone per le Olimpiadi, altre 200 circa per le Paralimpiadi. In tutto 500 tra medici, infermieri, autisti di ambulanze che a febbraio saranno distaccati dagli ospedali veneti e andranno a prestare servizio negli impianti sportivi di Cortina per i Giochi invernali. Il maxi reclutamento per le Olimpiadi chiuderà questa settimana, dopo una selezione non facile.
E non per mancanza di candidature, come quasi sempre avviene quando si tratta di assumere in Sanità. Tutt’altro. Stavolta le domande c’erano, eccome: 1.200 per l’esattezza con una conseguente, importante, selezione da fare. Nessun problema, dunque, a garantire il funzionamento del servizio sanitario olimpico. Resta ora da capire se gli ospedali si troveranno in difficoltà a sostituire chi parteciperà all’evento sportivo. La direzione dei Giochi ha ritenuto di puntare sui professionisti delle strutture pubbliche e non delle coop, come garanzia di qualità.
Boom di candidature
Erano già mille a marzo e sono cresciute ulteriormente nei mesi successivi le candidature di medici e infermieri che hanno dato la loro disponibilità per Cortina, fino a raggiungere il ragguardevole numero di 1.200. Sono scattate pertanto le selezioni basate su alcuni criteri tra cui competenze specifiche per la montagna, il saper sciare, la conoscenza della lingua inglese.
«Questa settimana completeremo le selezioni per le Olimpiadi, poi procederemo con le Paralimpiadi», spiega il dottor Paolo Rosi, regional medical care manager per il Veneto nell’ambito dell’organizzazione sanitaria dei Giochi.
Le attività
Il personale verrà distribuito nei diversi impianti: una trentina sulla pista da sci, 65 allo Sliding Center che comprende la pista da bob, 40 per il curling, altri 40 per le ambulanze (autisti compresi), una ventina per il coordinamento e poi altre figure da destinare a servizi diversi per un totale di circa 300 persone. I numeri si riducono leggermente per le Paralimpiadi, perché alcune discipline non sono previste. Ma vanno aumentati tenendo conto di chi sarà attivo al Policlinico Olimpico.
Ecco, comunque, tutti i servizi previsti e finanziati con 3,7 milioni messi a bilancio dalla Regione per il solo personale, con delibera dell’assessore uscente Manuela Lanzarin: Emergenza e Pronto Soccorso; diagnostica per immagini complessa, per cui il Policlinico includerà un'area diagnostica completa, dotata di radiologia convenzionale, tomografia computerizzata, risonanza magnetica ed ecografia; specialità ortopediche e cardiologiche con specialisti in ortopedia e cardiologia; altre specialità ambulatoriali come ginecologia, oculistica e otorinolaringoiatria; area riabilitativa con specialisti in fisiatria; medicina dello sport, essenziale per il trattamento e la prevenzione degli infortuni degli atleti; attività di laboratorio ematologico e chimico-clinico per cui verranno garantite attività di laboratorio immediate; prelievo per analisi esterne con il trasporto dei campioni al laboratorio ospedaliero; coordinamento e logistica, per cui l’Ospedale Codivilla ospiterà le strutture di coordinamento del servizio sanitario.
Personale dagli ospedali
Tutto il personale arruolato per le Olimpiadi proviene dalle aziende sanitarie venete, nessuno dalle cooperative. «È stata una scelta precisa», spiega il dottor Rosi, «Si è puntato su professionisti capaci di garantire il massimo della qualità». Certo, se non ci fossero state sufficienti candidature il ricorso alle cooperative sarebbe stato inevitabile. Ma, appunto, il problema non si è posto.
I rischi
Se il personale arriva dagli ospedali, significa però che in reparto restano in meno. Con tutti i rischi relativi in termini di scopertura. Negli ospedali assicurano che il problema non si porrà: il servizio alle Olimpiadi rientra nelle prestazioni aggiuntive, viene cioè svolto al di fuori dell’orario di lavoro e retribuito secondo i compensi previsti in materia. I turni per ciascuna persona saranno di 5, massimo 6 giorni e le selezioni vengono fatte pescando da tutti gli ospedali del territorio, in modo da non pesare su una singola realtà.
Insomma, assicurano negli uffici delle direzioni ospedaliere, non ci saranno problemi di reparti che restano vuoti. «Al momento non abbiamo segnalazioni di disagio», conferma Luigi Spada, della Uil Fpl di Padova, precisando però che « i turni di febbraio non sono ancora stati definiti». Intanto c’è una certezza: il test di novembre sul funzionamento del servizio sanitario è andato bene. Ed è sicuramente un buon inizio. —
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