Olimpiadi 2026, l’ad di Simico: «La cabinovia si farà, l’affidamento a giorni»

Fabio Saldini, ospite del forum nella redazione di Padova dei quotidiani del gruppo Nord Est Multimedia: «Lasceremo un’eredità permanente per l’intero territorio. Le opere dei Giochi da finire entro il 31 dicembre saranno tutte consegnate»

Laura Berlinghieri
La pista da bob
La pista da bob

«Tutte le opere che mi è stato chiesto di portare a termine entro il 31 dicembre 2025 saranno concluse entro i tempi di consegna» promette Fabio Saldini. «E l’impianto di risalita di Socrepes si farà: l’affidamento dei lavori avverrà a giorni». Così l’amministratore delegato di Simico (Società infrastrutture Milano Cortina 2026) e commissario di governo per i Giochi invernali, nel corso di un forum nella redazione di Padova dei quotidiani del gruppo Nord Est Multimedia, che pubblica anche questo giornale.

Quindi l’impianto di risalita di Socrepes si farà?

«La procedura di gara è in corso. Lunedì (domani, ndr) avrò l’ennesima riunione, e conto nell’affidamento, che non sarà necessariamente diretto, a giorni. Attualmente i soggetti sono due, ma di più non posso dire, se non che l’impianto sarà fatto di sicuro. Quanto al modo e ai tempi, sono aspetti che stiamo valutando. Sarà soprattutto un’opera per il territorio».

Milano Cortina 2026, il commissario Saldini: "Tutte le opere sportive pronte entro gennaio, il bob di Cortina in anticipo"

Ma sarà fondamentale per i Giochi: senza cabinovia, l’accesso degli spettatori alle piste sarebbe nettamente ridimensionato.

«Sicuramente, visto che le Olimpiadi saranno car free. In generale, è un’infrastruttura che nasce nell’ambito delle opere per risolvere i problemi di mobilità di Cortina, perché gli sciatori non siano costretti a muoversi con le proprie auto. Basti pensare che soltanto nella giornata del 28 dicembre 2024 dalla città sono transitate 31 mila auto, prevalentemente di persone che andavano a sciare. Auto da aggiungere a quelle di residenti e turisti già insediati».

E il parcheggio?

«Sarà realizzato nei tempi dovuti, quindi conclusi i Giochi, come stabilito già da prima che io mi insediassi. Quanto al piazzale dell’Apollonio, verrà utilizzato dal MiCo, come park di interscambio per i mezzi provenienti dall’hub di Longarone e poi diretti alle piste. Ma non è una novità: da subito, è stata individuata la forma del partenariato pubblico-privato, per un parcheggio da realizzare dopo le Olimpiadi».

A proposito di Socrepes, mercoledì il Tar si esprimerà sull’esproprio dell’abitazione situata lungo il tracciato dell’impianto. È una decisione che rischia di incidere sullo svolgimento dei lavori?

«La possibilità di impugnare un atto amministrativo è prevista dalla Costituzione. E, di conseguenza, se una persona ritiene che i propri interessi legittimi sono stati lesi, ha il diritto di rivolgersi all’autorità giudiziaria. Quindi, certo: anche io potrei subire le conseguenze della sentenza del Tar».

Ma quanta pressione avverte l’uomo Fabio Saldini – da parte della politica, in primis – stretto com’è tra le scadenze e una parte di popolazione che non ha mai perso l’occasione per manifestare la sua contrarietà alla realizzazione di Giochi e opere?

«Quando mi sono insediato, nel febbraio 2024, non c’era alcuna possibilità di concludere le opere nei tempi. La pista da bob, ad esempio, nel suo progetto iniziale non era realizzabile. Eppure, fino a quel momento, nessuno se ne era lamentato. Il mio lavoro è stato l’ultima carta da giocare per salvare le Olimpiadi. Questo è il mio 32esimo fine settimana consecutivo di lavoro, ormai non dormo nemmeno più. Ma devo ringraziare il ministro Matteo Salvini, per il grande supporto che mi ha sempre dato, senza mai essere invadente. I primi tre mesi sono stati importanti per dimostrare che saremmo riusciti ad adeguare i progetti. Io, nella mia vita normale, pratico l’UltraTrail e, dovendo fare una metafora con il mio lavoro attuale, in questo momento mi sento in pianura. Avrei preferito iniziare prima i lavori per gli impianti di risalita, dato che saremmo stati pronti già l’estate precedente. Ma erano necessarie delle autorizzazioni che non avevamo. In ogni caso, tutte le opere con data di conclusione dei lavori al 31 dicembre prossimo saranno portate a termine entro quel giorno».

Lei è ad di Simico e commissario di governo. Una duplicità di ruoli, rispetto alla quale il presidente di Anac, Giuseppe Busia, ha espresso delle perplessità. Teme delle conseguenze?

«Non ho sentito quanto ha detto, ho solo letto le parole dell’onorevole Luana Zanella. Ma io applico la legge: il commissario non è un controllore, ma un soggetto attuatore. E noi siamo una società di ingegneria in house, non controllori di noi stessi».

Il suo ruolo potrebbe essere confermato anche a Olimpiadi concluse?

«Ne stiamo discutendo».

Tornando alle singole opere. Variante di Longarone. La conclusione dei lavori è in programma dopo i Giochi, ma si potrà vedere qualcosa già prima?

«La variante di Longarone è il paradigma del mio interesse per il territorio. A Longarone ho fatto la mia prima riunione, piena di gente. Mi colpì la contrarierà delle persone a quell’opera – 11 chilometri, con 700 metri a ostruire la vista della diga – e mi colpì il pudore della loro comunicazione. Come se quanto successo il 9 ottobre del 1963 ancora determinasse il loro modo di ragionare. Io, lì, mi sono impegnato con i due comitati a fare di tutto per mitigare l’impatto del viadotto sul suolo. Così, abbiamo iniziato un percorso di riprogettazione di quei 700 metri, che saranno a raso, e concluso la progettazione, ora in validazione. La procedura di gara sarà tra luglio e settembre, con assegnazione dei lavori entro l’anno, anche se stiamo ragionando sulla possibilità di realizzare qualcosa già prima dei Giochi. Dopo, abbasseremo il livello dei viadotto e costruiremo un secondo ponte, accanto a quello esistente, per Erto. Infine, terminato l’affiancamento, demoliremo la vecchia infrastruttura. Le risorse? Ci sono tutte».

Passando a trampolino del 1956 e braciere, nel bando è stato stralciato l’intervento per un nuovo ascensore. È una decisione definitiva?

«Stiamo lavorando al trampolino: una struttura estremamente complessa, post-tesa, che si serve della stessa tecnologia utilizzata nel dopoguerra per le opere più ardite. Quando abbiamo iniziato le necessarie indagini, ci siamo resi conto che la situazione era molto delicata dal punto di vista della staticità: la struttura sarebbe stata a rischio crollo, senza un’adeguata attività di restauro. Per questo, non è possibile realizzare un ascensore, che andrebbe a modificare completamente il carico, vanificando qualsiasi intervento».

E il ristorante?

«Stiamo valutando l’offerta con uno sconto importante. Ma è uno dei lavori che verranno realizzati a Olimpiadi concluse e che contribuiranno a mantenere le opere dei Giochi. Lo cederò al Comune soltanto in cambio di una garanzia sulla sua profittabilità: l’affitto dovrà servire a mantenere l’infrastruttura».

Variante Sud: l’opera che consentirà l’accesso a Cortina, anche senza attraversare il centro. A che punto è?

«Il progetto è terminato, è stato validato e ora possiamo procedere con la gara. Quanto al “lotto zero”, il disegno iniziale prevedeva l’ampliamento della carreggiata lungo il tratto del Lungo Boite, cosa che stiamo facendo, e la pedonalizzazione di via Cesare Battisti, che invece avverrà a Giochi conclusi. Nelle verifiche eseguite da Veneto Strade, poi, è emersa la necessità di eseguire alcuni interventi di ristrutturazione al ponte Corona, e pure questi sono lavori che eseguiremo, affinché l’infrastruttura sia in grado di supportare anche il carico dei mezzi pesanti provenienti da Nord».

I lavori per l’Olympic Stadium, invece, sono prossimi alla conclusione?

«Termineranno a luglio. E l’Olympic Stadium è un gioiello, che è già stato oggetto di un test event nell’aprile scorso. Sono felice del risultato finale: è la prima opera per la quale il progetto paralimpico ha guidato quello olimpico. E con questo spirito abbiamo sistemato anche il progetto dell’Arena di Verona, dove, oltre alle passerelle e ai corrimani, rifaremo l’ascensore e la platea, per consentire alle persone disabili di accedere a qualsiasi posto, non confinandole in un angolo di fronte al palco. E sarà rifatto il palco stesso, per renderlo visibile da ogni punto».

Quali i tempi, invece, per il tanto dibattuto Sliding centre?

«La consegna sarebbe prevista per ottobre – quando l’opera inizierà a venire ghiacciata – ma noi stiamo cercando di anticipare i tempi. La richiesta della Federazione è quella di entrare per i lavori olimpici già il 6 ottobre, e stiamo lavorando per completare i lavori proprio tra il 30 settembre e quel giorno. I primi allenamenti inizieranno a metà ottobre. E noi non lasceremo un cantiere aperto. Saranno realizzate le principali sistemazioni di terra, compresa la galleria di partenza; mentre il rimboschimento comincerà a tribune smontate».

Villaggio olimpico: la frana a Borca ha rallentato l’avanzare dei lavori?

«Ha soltanto fermato i camion, ma il trasporto delle 377 casette sarà concluso alla fine della prossima settimana, senza nessuna chiusura della Statale 51. I lavori sono già a buon punto e presto inizieremo con le sottostrutture. Infine, a ottobre faremo un maxi collaudo, per verificare che tutto funzioni».

Alcune nazionali, comprese le azzurre dello sci, hanno deciso di alloggiare in albergo. È amareggiato?

«L’ho letto».

L’ultima opera: la variante Nord. Si cercano 363 milioni, dei 587 necessari. Significa che l’infrastruttura è a rischio?

«È corretto che sia stata prevista l’opera e che, al momento, non sia stata finanziata tutta. Stiamo valutando la sua progettazione: se a canna singola o doppia, in ragione del dissesto idrico. Ma, fino a quando il progetto non sarà ultimato, non avremo certezza sull’entità delle risorse di cui avremo bisogno, e quindi non avrebbe nemmeno senso chiederle».

In futuro, le Olimpiadi saranno ancora sostenibili?

«Queste lo sono. E noi la sostenibilità la misuriamo in 57 conferenze di servizio, delle quali 48 su 50 con il parere favorevole della Sovrintendenza. Le opere sportive rappresentano circa il 50% del totale di quelle previste; il 16%, con il metro di misura degli investimenti. Le altre sono unicamente infrastrutture per il territorio. Significa che abbiamo messo mano a problemi locali irrisolti da anni. Eseguire interventi diffusi equivale a lasciare un’eredità permanente al territorio».

Per quale motivo, allora, la popolazione non percepisce tutto questo come opportunità?

«Tutti i giorni ricevo una quantità di offese, che ha abbondantemente superato il limite dell’accettabile. Ma percepisco anche tanto sostegno, che fa meno rumore. Opere di questa portata possono creare disagio, è normale che la gente si opponga. A Cortina, certo, c’è una conflittualità che non ho trovato da nessuna altra parte. Ma dall’individuazione della città come sede olimpica ad oggi ci sono state le elezioni. E i cittadini hanno scelto chi le Olimpiadi a Cortina le vuole».

Uscendo dal Veneto, c’è un’opera che la preoccupa più delle altre?

«Il Livigno Snow Park è sicuramente l’opera più delicata. Perché lì, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, dieci gare arriveranno nello stesso punto, posizionato appena oltre l’attraversamento del parcheggio, da 250 stalli».

Quale sarà l’ammontare finale delle risorse che sarà speso da Simico?

«Per le 96 opere, 3,4 miliardi di euro: la cifra di cui si è sempre parlato e che comprende anche i lavori, già finanziati, da svolgere dopo il 2026. Tra l’altro, stiamo valutando di realizzare delle ulteriori opere. E stiamo ragionando a proposito della gestione del futuro, in termini di infrastrutture e di finanziamenti».

Finiti i Giochi, quando i riflettori su Cortina si spegneranno, c’è la garanzia per la popolazione che i lavori annunciati saranno effettivamente portati a termine?

«Svolgimento delle gare, assegnazione degli appalti e realizzazione delle opere sono un obbligo invalicabile. Lo sono per me, per il direttore dei lavori e per il responsabile unico del procedimento. I lavori proseguiranno secondo le tempistiche. Sono io a risponderne».

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