Olimpiadi 2026, Luca Zaia: «Con i Giochi 2026 il Veneto vivrà un nuovo Rinascimento»

Il governatore del Veneto Luca Zaia difende i cantieri delle Olimpiadi Milano Cortina 2026: «Tutte le opere olimpiche saranno pronte, i ritardi riguardano solo le infrastrutture post Giochi»

Sabrina Tomè
Luca Zaia in sopralluogo sulla pista da bob
Luca Zaia in sopralluogo sulla pista da bob

Presidente Luca Zaia, parliamo dello stato delle infrastrutture delle Olimpiadi.

«Le opere finanziate dallo Stato cubano oltre 1 miliardo, a fronte di un investimento della Regione di 31 milioni. Questi fondi non sarebbero mai arrivati senza le Olimpiadi che porteranno un nuovo Rinascimento. Per Banca Ifis il movimento del Pil vale 5,3 miliardi di euro, Bocconi, Sapienza e Ca’ Foscari indicano un punto e mezzo di Pil nazionale. E va ricordato che l’attuale Cortina è figlia delle Olimpiadi del ’56; la proiezione per il futuro è che nei prossimi 70 anni si vivrà di un movimento di sviluppo per la città e il territorio. Ed esso stimolerà il privato ad agire a sua volta».

Alcune opere sono quasi concluse, come la pista di bob.

«Vorrei spiegare la pista di bob».

Prego.

«Queste Olimpiadi sono nate con il dossier Milano. Quando all’epoca vedo che anche Torino presenta un suo dossier, penso che i due avrebbero finito per litigare. Così ho atteso i termini per la scadenza delle candidature e in sordina ho mandato una pec direttamente a Losanna. Hanno baruffato dopo un mese e, a quel punto, ho proposto la doppia candidatura Milano-Cortina, quando tutti dicevano che era impossibile. Ho preparato il dossier, chiesto quale fosse il problema più grande di Cortina: il bob, mi risposero, una discarica a cielo aperto. Così dissi ai tecnici di fare il dossier con il bob al centro».

E l’idea passa.

«A Losanna ci hanno premiato per quel dossier, eravamo noi contro sette Stati. Conte ci mollò e bene che la Raggi abbia rinunciato ai Giochi a Roma. Abbiamo speso 4 milioni di euro per pulizia e smontaggio. Il nuovo bob è opera iconica, unico omologato per discesa paralimpica, sarà oggetto di gare da sportivi di tutto il mondo, innovativo dal punto di vista progettuale. Abbiamo abbattuto 856 alberi ma ne saranno nuovi piantati 10 mila, abbiamo risanato una discarica a cielo aperto. L’alternativa qual era? Mantenere la pista in abbandono, un punto nero di cemento su un versante di montagna che mai sarebbe stato recuperato».

Pista Olimpia.

«È sostanzialmente fatta, lavori finiti e c’è stato il test event il giorno della vttoria di Sofia Goggia. E avremo nuovamente le azzurre durante i Giochi: sono fra le più forti del mondo».

Ma siamo a filo per il trampolino di Zuel.

«Partono i lavori, verrà fatto. Nello spazio antistante ci sarà la piazza delle premiazioni, un’ opera molto scenografica che poi diventerà teatro all’aperto per Cortina e piazza culturale per gli eventi».

Critica invece la situazione per Socrepes.

«Va avanti».

Mica tanto. Il parcheggio?

«Devono andare avanti. I problemi autorizzativi sono stati risolti, adesso si correrà. Siamo nel Paese dei mille vincoli perché è il paese più bello del mondo. E, comunque, non ce ne facciamo niente quelli che osservano il cantiere con le braccia dietro la schiena e sanno solo criticare. Sul bob hanno scritto di tutto, dicevano che non ce l’avremmo mai fatta in un anno visto che la Cina ci aveva messo tre anni».

Parliamo dei ritardi della viabilità con le varianti di Longarone e Cortina che non arriveranno per le Olimpiadi.

«L’host city contract firmato a Losanna non prevede queste opere, ma solo quelle olimpiche. E noi siamo assolutamente in linea con gli impegni contrattuali. Il governo italiano ha poi messo le legacy: quelle sono opere non nostre, ma che stanno arrivando e resteranno per decenni. Qualcuna sarà ultimata dopo le Olimpiadi, ma arriveranno tutte, sono finanziate».

Nel frattempo si corre il rischio di intasare la viabilità durante i Giochi.

«È un evento mondiale e quindi sarà in parte caotico, come succede in tutte le località dove si fanno grandi eventi mondiali».

Regolari i cantieri dei treni.

«Ricordo che una delle opere iconiche da legacy, da mettere in questa contabilità, è quella della bretella ferroviaria da Mestre all’aeroporto. Non è considerata olimpica, ma se non ci fossero stati i Giochi...»

Non è nel programma Olimpiadi, ma lei ha parlato dell’aviosuperficie.

«Pensare che a Cortina non ci siano aviosuperficie ed elisuperficie è un grosso limite. Quando cominciano ad arrivare i grossi gruppi, quando c’è capacità di grossa spesa, ci deve essere anche capacità di trasporto luxury. Quindi sicuramente deve avere elisuperficie ad alto livello. L’aviosuperficie però Cortina dice di non volerla».

L’eredità dei Giochi?

«Le Olimpiadi rischiano di essere un di cui. I Giochi sono virali, un virus buono. Ci si renderà conto quando saranno finiti del loro effetto positivo».

Da dove guarderà le Olimpiadi?

«Non da dietro la rete arancione (sorride, ndr). Comunque, non ho mai avuto un rapporto feticistico con le opere che ho messo in campo. Fatte le Olimpiadi, ricorderò a vita che le ho volute con forza, spesso da solo. Avevo tutti contro, oggi per il Veneto è una festa». 

 

 

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