Quello strano segno sul logo delle Olimpiadi invernali che pare la firma di Zaia

Il logo Futura, scelto attraverso un concorso on line lanciato dal palco di Sanremo, raffigura il numero 26 stilizzato sopra le scritte di Milano e Cortina 2026. Ma convertendolo in lettere, il monogramma evoca il presidente

 

Filippo Tosatto
Il logo che sembra richiamare il nome di Luca Zaia
Il logo che sembra richiamare il nome di Luca Zaia

È proprio vero, il diavolo si nasconde nei dettagli. Prendete “Futura”, il logo dei Giochi invernali Milano Cortina in calendario a febbraio. A sovrastare le località e i cerchi iridati, spicca la data dell’evento, ovvero il numero 26 stilizzato: nella descrizione del Coni, è “un solco color bianco-ghiaccio che, nella versione in movimento, si genera dalla traccia impressa da un dito sulla neve e richiama l’immagine delle piste da sci”. Nullaquaestio, s’intende. Tuttavia, al colpo d’occhio, quel segno elegante e leggero dispensa un ulteriore messaggio: convertito in lettere, il monogramma diventa Zai, parolina magica sì, orfana di un’unica vocale, fin troppo evocatrice nella memoria collettiva dei veneti. Fantasie complottiste? Suggestioni indotte dalla lunga, per molti versi irripetibile, stagione presidenziale di Luca Zaia? Uhm.

Il simbolo olimpico, lo ricordiamo, è stato scelto attraverso un concorso on line lanciato al festival di Sanremo: il 75% dei votanti (871.566 in totale) l’ha preferito all’anonima opzione concorrente, “Dado”, ispirata all’azzurro e al tricolore. Entrambi sono stati messi a punto dalla società californiana Landor (già ideatrice del marchio Italia.it, il portale del ministero del Turismo), con sommo dispetto delle agenzie nostrane, leste a bocciare come “puerili” entrambi i simboli.

Ma il punto non è questo. «Ogni logo si rivolge alla percezione visiva perciò dev’essere originale e semplice ma soprattutto riconoscibile perché è il potenziale simbolico a dettarne l’efficacia», commenta un designer che ha studio a Venezia, invoca l’anonimato («Non mi faccia litigare con la politica») ma non sfugge all’interrogativo cruciale. «Il richiamo subliminale a Zaia è innegabile, d’altronde nella strategia di marketing l’allusione a personalità influenti è frequente. Semplice coincidenza? Non posso escluderlo ma ci credo poco…».

Nel dubbio, il pensiero corre alla rivendicazione orgogliosa di Zaia: «Il Veneto, unica regione al mondo, ospiterà per due volte nella storia un’edizione dei Giochi e ne uscirà trasformato. Ho realizzato un’impresa impossibile, è questa l’eredità che lascio». Una corsa olimpica, la sua, iniziata nel remoto 2018 tra scetticismo e sberleffi e condotta con tenacia in sintonia con partner sgraditi alla Lega (dal presidente del Coni Giovanni Malagò al sindaco milanese Beppe Sala), fino al testa a testa vincente con la Svezia. In tempi di globalizzazione - predicata da alcuni, esorcizzata da altri - , un traguardo davvero planetario.

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