Lara Colturi si racconta tra le giornate sulle piste da sci e il rituale della lasagna

Diciott'anni e lo sci come vocazione fin da bambina. Ora gareggia per l’Albania, allenata dalla madre Daniela Ceccarelli: «L’ultima volta che ci siamo cimentate in una sfida avevo 11 anni ed eravamo in Cina, vinsi io ma si tratta di un dettaglio»

Gianluca De Rosa
Lara Colturi
Lara Colturi

Lo sci era nel suo destino. L’astro nascente del circo bianco si racconta. Diciottenne dalle spalle larghe, Lara Colturi sa il fatto suo. Pochi fronzoli, tanta sostanza, ed una visione, della vita oltre che dello sport, concentrata attorno al “qui e ora”. Tanto da dire: «Olimpiadi? Non ci penso».

Lara Colturi durante la prima manche dello slalom gigante in Coppa del Mondo a Soelden
Lara Colturi durante la prima manche dello slalom gigante in Coppa del Mondo a Soelden

Quali sensazioni ed emozioni strettamente collegate alla quarta stagione di coppa del mondo per una neo diciottenne?

«C’è un filo conduttore, forse una parola d’ordine: divertimento. Ho iniziato a sciare per divertimento, sulla spinta di ciò che faceva mia mamma e che io ammiravo, dal parterre, già all’età di cinque anni. Oggi l’obiettivo è ancora lo stesso: divertirmi. Sto facendo tutto questo perché mi diverte, non faccio programmi o tabelle. Anche i sacrifici, come le rinunce di una diciottenne. Tutto è votato al divertimento che provo nello scendere in pista».

C’è un momento in cui hai capito che lo sci sarebbe diventato parte integrante della tua vita?

«Da bambina la mia passione era il pattinaggio artistico. Mi trovai presto di fronte ad un bivio: pattinare o sciare? Scelsi la seconda ipotesi anche se ancora oggi appena posso vado a pattinare. È il mio modo per staccare la spina dal resto del mondo e rilassarmi, con la musica nelle orecchie ed il rumore dei pattini in sottofondo. Lo sci lo considero un passaggio naturale. Dalle gare children alla coppa del mondo è stato un salto di cui forse ancora oggi non mi sto rendendo conto. Ma l’ho trovato tutto molto naturale. Nessuna forzatura, nessuna storpiatura del mio modo di essere. E poi lo sci è il punto d’incontro della mia famiglia, la mia arma segreta risiede dentro le mura di casa. Il rapporto con i miei genitori è straordinario e va oltre gli allenamenti e il tempo che trascorriamo in pista. Si tratta di un’avventura, che vissuta in famiglia la considero un vantaggio. Dietro tutto questo c’è lo sport, ma anche la vita quotidiana. Fatta anche di insicurezze, di incertezze».

Qualcosa da rivelare del dietro le quinte sul rapporto figlia-mamma?

«È severa e puntigliosa. Ma è più di un allenatore ed anche più di una mamma per me. Prima di recarmi al cancelletto giochiamo a carte, noi due ed il fisioterapista. Una gara figlia contro mamma? L’ultima volta che scendemmo in pista sfidandoci fu in Cina, avevo undici anni. Vinsi io, ma si tratta di un dettaglio (ride)».

Come evolve nel frattempo la tua vita da atleta, in un team privato?

«Evolve nel senso che intanto ci stiamo allargando. Quest’anno è arrivato Mario, è il nostro cuoco. Ha capito subito come prendermi per la gola: fa la cheesecake più buona del mondo. In pista le cose evolvono rapidamente. Ricordo bene i miei primi approcci alla coppa del mondo, ero goffa, impacciata. Arrivavo tardi al cancelletto perché non sapevo bene cosa fare. Dopo il primo anno ho capito che dovevo tirare fuori gli artigli. Così sono entrata nelle prime trenta. A Gurgl, due anni fa, mi sono detta: “Oggi vado giù e mi diverto”. In quel momento è cambiato un po’ tutto. Mi ripetevo “fai quello che più ti diverte, senza pensare a nient’altro”. Oggi punto a restare nelle prime quindici, anche un pelo fuori va bene lo stesso. Sono giovane e so che devo lavorare e migliorare ancora in tante cose».

Ultimissima sulla Lara Colturi fuori dalla pista?

«Ho fatto la maturità, ho però rimandato di un anno la scelta dell’università. Quest’anno lo dedico tutto allo sci. Nel frattempo imparerò il tedesco. Olimpiadi? C’è ancora tempo per pensarci. Punti fermi? La lasagna, rituale della settimana. La prepara mamma». 

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