Socrepes, Saldini: «Consegna per il 26 gennaio. Approvazione del progetto a settori»

Il Commissario di Governo, Fabio Massimo Saldini: «Le cabine dell’impianto saranno prodotte all’estero mentre il resto della componentistica dalla siderurgia italiana»

Alessandro Michielli
Il commissario straordinario e ceo di Simico, Fabio Massimo Saldini
Il commissario straordinario e ceo di Simico, Fabio Massimo Saldini

Commissario Saldini, quando è stata dura affidare questo appalto?

«Non è stato facile trovare un’impresa disposta a rischiare, ma vi spiego come è andata: abbiamo pubblicato sul sito l’esito della seconda gara andata deserta: stavo già lavorando per prevedere tempi più lunghi per la realizzazione della cabinovia, visto che si tratta di un’opera di legacy. Poi è arrivato l’interesse della Graffer».

 

Nel senso che avrebbe fatto l’impianto anche se non fosse stato realizzato entro i Giochi?

«Si, ero già entrato in questo ordine di idee perché è un’opera che serve al territorio. Per le Olimpiadi è un’esigenza che ha aggiunto Fondazione Milano Cortina, così come ha aggiunto che in quell’area bisogna lasciare libero lo spazio senza fare il parcheggio (per il momento), perché quello è il punto di interscambio e l’hub dei mezzi che arrivano da Longarone e di quelli che partono per le valli».

Poi cosa è successo?

«È arrivata questa proposta della Graffer che si è dichiarata disponibile a verificare la fattibilità: nel giro di una settimana hanno costituito una Ati e si sono candidati per farla. È chiaro che non c’è un giorno da perdere, ma avendo affidato l’incarico confido che si faccia di tutto per arrivarci. Graffer ha detto che ce la farà».

C’è stato oppure no l’ intervento del governo per aiutare Graffer?

«No, la proposta l’ha fatta Graffer ed è stata lei a creare il Gruppo, noi le abbiamo dato l’elenco delle imprese consigliate che lavorano con noi su altri cantieri».

Che impianti ha costruito la Graffer fino a oggi?

«Abbiamo fatto le verifiche tecniche di ciò che hanno fatto qui e in altre parti del mondo: sono una società di ingegneria che mette insieme pezzi prodotti da altri. Ha un percorso storico adatto per fare questa opera».

Quindi come sarà suddiviso il lavoro?

«I lavori prevalenti sono quelli di Ecoedile e Dolomiti Strade, i pezzi vengono prodotti da un’altra parte».

In che senso, la Graffer dove ha l’impianto di produzione?

«Alcune cose verranno fatte a Brescia, altre cose verranno fatte fuori dall’Italia, ma non posso dire dove».

Cosa verrà prodotto all’estero?

«Solo le cabine, tutto il resto viene fatto in Italia. Abbiamo passato una settimana per verificare chi era disponibile a fare certe cose. La siderurgia italiana, prevalentemente quella bresciana, si occuperà del resto dei pezzi».

Tutti questi pezzi, che non saranno fatti dai grandi colossi che li hanno già pronti, come verranno certificati?

«Su questo è già tutto chiarito: il sistema di certificazione è molto rigido, l’Ansfisa con cui stiamo lavorando è rigidissima».

Una vera e propria sfida, quindi.

«È chiaro che questa è una sfida che noi e Graffer stiamo affrontando».

In sintesi, avete messo insieme un gruppo per provare a raggiungere la tecnologia che fino ad oggi avevano solo i grandi colossi del settore?

«Si, è chiaro che con Leitner e Doppelmayr avrei avuto meno problemi a mettere insieme i pezzi. Adesso, invece, per riuscire a rispondere alla domanda ho un problema in più, ovvero coordinare le attività. Ma il fatto che ci siano Ecoedile e Dolomiti Strade mi rasserena».

Ma perché Leitner e Doppelmayr non hanno accettato di fare l’impianto?

«Perché non ci stavano con i tempi. E li posso capire. Leitner ha chiuso subito, dicendo ci voleva un anno in più. Doppelmayr, con i quali abbiamo avuto una call, quando siamo arrivati al dunque ha chiesto mesi in più».

Gli addetti ai lavori sostengono che per fare un progetto esecutivo ci vuole almeno un mese e mezzo. Come farete?

«Quelli sono tempi dichiarati in una situazione ordinaria. In una situazione dove dai la priorità a un progetto esecutivo di questa complessità è più semplice».

Ma restano sicuramente delle difficoltà, quali?

«Il problema sarà il progetto per l’autorizzazione di Ansfisa, perché devi fare un lavoro, farlo autorizzare da loro, deve ritornare, devi completarlo, mandarlo in validazione e mandarlo in esecuzione».

Come farete quindi?

«Avremo delle approvazioni per settori, per parti, in modo tale che questo ci permetta di partire subito con i lavori».

Partirete dalle stazioni?

«Sì. E le uniche variabili sono quelle. Le cose difficili le fanno Ecoedile e Dolomiti Strade, tutto il resto è prefabbricato: arriva in cantiere e lo montano».

Vi concentrerete soprattutto sulle opere civili, compreso il sistema di slitte?

«Quello è il problema: ma la stazione intermedia, come avevamo detto a Leitner e Doppelmayr quando speravamo accettassero, l’abbiamo consolidata nella parte di terreno più stabile. Quindi sarà più facile di come si poteva pensare. Su questo, all’inizio, potevamo essere più chiari anche noi con le due società».

A chi sarà affidata la direzione dei lavori?

«A una persona che ha già fatto queste opere, non puoi sceglierlo: sarà l’ingegner Marco Cordeschi che sta già lavorando con noi, una persona di grande serenità».

Quando dovrebbe essere consegnato?

«A oggi la consegna è prevista per il 26 gennaio».

Compreso il collaudo?

«Sì, che comincia il mese prima. Dobbiamo finire di fare tutte le lavorazioni, compreso il montaggio della cabine per Natale».

Ce la farete?

«Secondo me ce la faremo, perché vedo la tensione e la motivazione giuste. In prossimità della data, spero di avere l’autorizzazione anche per l’uso pubblico con parcheggi di pertinenza. Stiamo verificando con il Comune quali parcheggi utilizzare per esclusivo utilizzo dell’impianto di risalita. Non c’è nessuna possibilità che la cabinovia resti senza parcheggio. In questo momento è previsto un partenariato pubblico e privato, andando avanti verificheremo se ha le caratteristiche per essere approvato e dichiarato di pubblico interesse, perché questa è la condizione. Nell’immediatezza, sarà un impianto a uso privato, perché finalizzato per le Olimpiadi».

Questo anche per il post Giochi?

«Probabilmente anche per il periodo immediatamente successivo, con navette che conducono lì».

E poi?

«A regime ci sarà un parcheggio: il Comune sta verificando le caratteristiche, ma sarà un park strettamente necessario all’utilizzo della cabinovia».

E il people mover?

«Abbiamo programmato anche la realizzazione del people mover, non più con le caratteristiche di prima più economicamente impegnative, ma con un investimento più ridotto. Ci stiamo lavorando, c’è chi ha l’incarico di farlo e dovrà presentare tre opzioni».

Per quanto riguarda i ricorsi e le azioni dei residenti di Lacedel, Mortisa e via del Parco?

«Non sono d’accordo con le modalità che la famiglia Curtolo ha utilizzato per esprimere i suoi bisogni, ma allo stesso tempo capisco gli abitanti che sono lì: si trovano un intervento e mesi di lavoro che saranno intensivi, però chi ha pensato il progetto all’epoca, e non sono io, l’ha fatto per risolvere i problemi di mobilità di Cortina. Abbiamo passato mesi a fare indagini geologiche e geognostiche affidate ad un importante professore del Politecnico di Torino, il professor Barla, e i dati che abbiamo in mano sono inequivocabili. Sarà sicura».

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