Mostra del Cinema, appello degli attori per Gaza. I film su Israele e Russia fanno alzare la sicurezza

Comitato dell’ordine pubblico in Prefettura a Venezia in vista dell’apertura dell’evento. Niente zona rossa, ma piano per la sicurezza

La redazione
La Mostra del Cinema di Venezia
La Mostra del Cinema di Venezia

Marco Bellocchio, Laura Morante, Abel Ferrara, Alba e Alice Rohrwacher, Toni e Peppe Servillo, Matteo Garrone, Valeria Golino, Fiorella Mannoia. E ancora Barbora Bobulova, Mario Martone, Pappi Corsicato, Luciana Castellina, Anna Ferzetti, Pietro Marcello, Damiano e Fabio D’Innocenzo, Lunetta Savino Leonardo Di Costanzo, Greta Scarano, Fabrizio Gifuni, Susanna Nicchiarelli, Massimiliano Gallo, Pietro Sermonti, Paola Turci, Carolina Crescentini, Margarethe Von Trotta, Giuseppe Piccioni, Elisa Amoruso, Daniele Vicari.

L’elenco – che continua – non è quello degli ospiti del tappeto rosso del Lido di Venezia, anche se potrebbe sembrarlo, ma ha comunque a che fare con la Mostra del Cinema, la settimana prossima alla sua 82esima edizione. La parata di attori, registi, artisti del set, sceneggiatori, musicisti (ma anche produttori, agenti, distributori, giornalisti, attivisti, associazioni, enti) scorre in calce alla lettera firmata V4P – Venice for Palestine – inviata alla Biennale di Venezia perché condanni con chiarezza «il genocidio in corso a Gaza e la pilizia etnica avviata dal governo e dall’esercito israeliani».

L’appello per Gaza

Un testo che chiede «spazi e occasioni» e che dà la sponda alla mobilitazione del 30 agosto, sostenuta anche dalla rete Artisti #NoBavaglio.

«Il carico è troppo per continuare a vivere come prima», scrivono gli attivisti, «La Mostra non sia una triste e vacua vetrina, ma confronto, partecipazione attiva e di resistenza, come in passato».

L’appello non è passato sottotraccia, non per la direzione di Ca’ Giustinian e tanto meno per gli uffici di Ca’ Corner, dove venerdì 22 agosto mattina era riunito il comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza: il prefetto Darco Pellos, al tavolo con le autorità cittadine e le forze dell’ordine, ha infatti definito quella che sarà la macchina della sicurezza che blinderà il Lido nelle prossime due settimane, un meccanismo rodatissimo ma comunque suscettibile di aggiornamenti continui, non solo anno su anno «ma anche giorno per giorno, alla luce della sempre variabile situazione internazionale in cui ci ritroviamo a vivere in questi tempi», come ha specificato una volta di più.

La Mostra, insomma, non può prescindere da quello che accade nel mondo, vuoi perché rappresenta un palcoscenico privilegiato su cui guarda tutto il pianeta, ma anche perché «la cultura crea dibattito», e il compito dello Stato è anche quello di garantirlo, «finché non precipita in comportamenti dannosi, ovviamente». Quindi sacrosante le discussioni, finanche le contestazioni, ma sotto l’occhio attento delle divise.

La sicurezza

E, come ogni anno, le uniformi ci saranno tutte e in grande numero: «Abbiamo chiesto centinaia di rinforzi per i vari corpi che saranno impegnati nei diversi servizi a tutela della rassegna», spiega ancora Pellos, «I numeri esatti cambieranno a seconda delle necessità delle varie giornate, dei momenti più sensibili nell’arco di queste due settimane.

Il concetto è sempre quello delle geometrie variabili». Le date in questione sono diverse e, al netto dei cambi in corsa, alcune sono già ben chiare nel calendario della prefettura veneziana: sabato prossimo, ovviamente, ma non solo, visto che anche l’elenco delle proiezioni segna almeno tre giorni che potrebbero accendere il pubblico, in sala come fuori.

Domenica 31 agosto il film “Le mage du Kremlin” (regia di Olivier Assayas, tratto dal romanzo omonimo di Giuliano da Empoli) racconta della Russia dei primi anni Novanta, di quello che è seguito al crollo dell’Urss, e di un giovane produttore televisivo che si ricicla spin doctor nientemeno che per l’ascesa politica di Vladimir Putin; mercoledì 3 settembre, sarà il turno di “The voice of Hind Rajab” (di Kaouther ben Hania), la storia di una chiamata d’emergenza raccolta dai volontari della mezzaluna rossa – equivalente islamico della croce rossa: una bambina di sei anni chiede aiuto dall’interno di un’auto, intrappolata nel fuoco incrociato di Gaza; e venerdì 5, Pietro Marcello presenterà il suo “Duse”, ambientato durante il periodo della Grande Guerra, che delineerà l’ascesa del fascismo in Italia. «Abbiamo ben presenti questi tre appuntamenti», conferma Pellos, «Indubbiamente saranno al centro del dibattito, per questo manterremo alta la guardia in quelle giornate».

Niente zona rossa

Niente “zona rossa”, però, almeno non nel senso in cui lo si è inteso questa estate, quello indicato dal ministero: «È uno strumento utile per allontanare facinorosi e elementi problematici, non è questo il caso della Mostra: lì l’accesso è già contingentato, limitato, sorvegliato, come se fosse una zona “super rossa”. Non significa, però, che non ci impegneremo nello stesso modo: dobbiamo garantire che tutto proceda in sicurezza e che gli abitanti del Lido possano vivere nei loro spazi senza problemi, ed è quello che faremo». —

 

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