Dal femminicidio della madre all’Olimpo del calcio: Andrea Carnevale si racconta
“Il destino di un bomber” è un ritratto inedito dell’ex campione dell’Udinese che giocò con ZIco e Maradona. «Prima mi vergognavo di quello che aveva fatto mio padre, ora dico alle donne: denuciate»

«Prima forse mi vergognavo di essere orfano di un femminicidio e mi vergognavo di quello che aveva fatto mio padre. Ho detto qualche bugia quando mi chiedevano dei miei genitori, per esempio che erano morti in un incidente. E me ne scuso. Ma adesso sono un uomo diverso e ho deciso di “scendere in campo”, di svelare me stesso in questo libro perché desidero che ciò che è successo a me non capiti a nessuna famiglia del mondo. E dico alle donne: abbiate coraggio, denunciate, denunciate, denunciate».
Di fronte a una platea del teatro Giovanni Da Udine attenta e silenziosa l’ex calciatore Andrea Carnevale, oggi capo osservatore dell’Udinese, si è raccontato a cuore aperto presentando il suo libro “Il destino di un bomber”, scritto da lui con Giuseppe Sansonna, autore e regista televisivo, ed edito da 66thand2and.
Un evento, quello andato in scena nella sera del 20 maggio al Teatrone, realizzato in collaborazione con Foyer d’Autore, progetto della Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udinese calcio e libreria Feltrinelli nell’ambito di “Aspettando... la Notte dei lettori”, anteprima del festival letterario che il Comune di Udine (ieri sera ha portato i suoi saluti l’assessore Federico Pirone) organizza a giugno. A dialogare con Carnevale e con un altro ospite d’eccezione, l’ex bomber Totò Di Natale, c’era la direttrice artistica del festival, Martina Delpiccolo.
Carnevale, 64 anni, originario di Monte San Biagio, in provincia di Latina, ha parlato – anche ai ragazzi dell’Udinese, seduti nelle prime file – di quando era ragazzino e giocava a calcio in strada, senza scarpe, tra i sampietrini. Ha parlato della tragedia della mamma, «una donna meravigliosa, che aveva sette figli, che è morta cinquant’anni fa e ancora mi manca».
Mia madre una donna meravigliosa, ancora mi manca
Della ferocia di quel padre «che comunque non ho mai odiato e sono andato anche a trovarlo in carcere», del suo dolore, profondo e incancellabile. Argomenti duri, difficili da tirare fuori. Ma nel libro, così come nella sua vita, c’è anche tanto spazio per la determinazione, l’impegno, la voglia di farcela, per i valori dello sport, della condivisione e dell’amicizia. Insomma, per un messaggio rinascita, resa possibile dalle sue sorelle e dai nonni, «una famiglia splendida, che ha saputo fare squadra e dire di no agli assistenti sociali che volevano dividere i sette figli» ha spiegato Carnevale senza nascondere l’emozione che quei ricordi, inevitabilmente, portano ancora con sé.
E poi il successo, le soddisfazioni, la serie A, i gol storici, le coppe, gli scudetti, la Nazionale e l’opportunità di giocare con i campioni più grandi in assoluto come Zico e Maradona.
Arrivato a Udine nel 1984, quando aveva 21 anni, Carnevale ha giocato qui per due anni. E poi ha sempre desiderato tornare in Friuli dove vive da ormai 24 anni. «I friulani – ha concluso Andrea Carnevale – mi hanno sempre accolto bene e con affetto, sono persone speciali. E anche io ormai mi sento friulano. Sono contento di essere qui, dove mi sento sereno nello spirito».
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