Così “V-Europe” si batte contro la radicalizzazione

L’associazione ha sede a Bruxelles ed è nata dopo gli attentati in Francia e quelli del 2016 avvenuti in Belgio: sostiene i famigliari delle vittime del terrorismo e i loro diritti. Tra i fondatori la guida turistica triestina Marzia Arzon

 

Elena Placitelli
La triestina Marzia Arzon è tra i fondatori di V-Europe, l'associazione che sostiene le vittime del terrorismo
La triestina Marzia Arzon è tra i fondatori di V-Europe, l'associazione che sostiene le vittime del terrorismo

Oggi, nel decennale dalla strage del Bataclan e degli attentati di Parigi, ci sarà anche un’associazione fondata da una triestina a ricordare in Francia le 132 vittime che il 13 novembre 2015, nel giorno più buio, persero la vita per mano del terrorismo jihadista.

La triestina Marzia Arzon ha infatti presieduto per sette anni e ora è vicepresidente di V- Europe, associazione nata nel 2016 con l’obiettivo di sostenere le vittime del terrorismo e i loro diritti. Del sodalizio fanno parte anche alcuni famigliari delle vittime del Bataclan. Tra questi George Salines, noto come autore del libro “A noi restano le parole” (Giunti editore), un dialogo tra il padre di una vittima del Bataclan e quello di un terrorista.

 

Marzia Arzon, lei è una guida turistica ed è nata e vive a Trieste. Non ha perso familiari negli attentati di Parigi: l’unica vittima italiana, infatti, è la ricercatrice veneziana Valeria Solesin. Cosa l’ha spinta ad avere un ruolo attivo in un’associazione che si batte contro la radicalizzazione?

«Giro il mondo per lavoro, e da tempo sono amica di Philippe Vansteenkiste, ex manager belga, oggi direttore di V- Europe: sua sorella, Fabienne, rimase vittima dell’attentato del 22 marzo 2016 a Bruxelles. Lavorava all’aeroporto di Zaventem, quella mattina aveva finito il suo turno ed era rimasta un’ora in più per fare un favore a una collega. La sua vita è stata strappata così, a 51 anni. Per il fratello Philippe, come per tutti gli altri familiari, è stato devastante. Poiché lo conoscevo, abbiamo deciso di fondare un’associazione che avesse un approccio europeo, non limitato al singolo Paese colpito».

In che senso?

«La mente degli attentati di Parigi è la stessa che ha lavorato agli attacchi terroristici avvenuti in Belgio nel 2016. Abbiamo avuto un ruolo fondamentale nel processo in Belgio. Il coinvolgimento al processo del Bataclan è nato quando abbiamo scoperto che i fatti avvenuti in un Paese e nell’altro erano collegati. In molti volevano che V - Europe si costituisse come parte civile al processo per gli attentati di Parigi. Abbiamo deciso di parteciparvi senza fare questo passaggio, proprio per consentire un ruolo equo delle vittime sia in Francia sia in Belgio. Seguire entrambi gli iter giudiziari è stato doloroso e pericoloso».

 

Qual è stato il contributo dell’associazione?

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«Innanzitutto di sostegno ai familiari delle vittime, affinché superassero il trauma diventando parte attiva nella lotta alla radicalizzazione. La nostra sede è a Bruxelles, dove ci occupiamo di individuare politiche e pratiche per la prevenzione della radicalizzazione all’interno dell’Ue, e non solo. In particolare, il nostro direttore Vansteenkiste ha avuto un ruolo nella Ran (Radicalisation awareness network), la rete europea per le pratiche di prevenzione istituita nel 2011 dalla Direzione generale home della Commissione europea. La Ran è appena stata chiusa e sta per essere sostituita nel nuovo centro “Eu knowledge hub on prevention of radicalisation”».

Il vostro lavoro è riconosciuto…

«Con il tempo la nostra attività è stata finanziata dal governo belga e dalla Fondazione Re Baldovino. L’associazione è stata invitata a partecipare alla cerimonia di commemorazione che si terrà questo pomeriggio alle 14.30 davanti al Bataclan, con accesso limitato per motivi di sicurezza. Fra le autorità, ci sarà la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ed è atteso anche il presidente Macron».

Quali progetti futuri?

«Oggi l’Europa, intesa come sinergia tra i diversi Paesi, ha una consapevolezza nuova nella lotta alla radicalizzazione, e lavorare in rete anche tra associazioni è fondamentale. L’Associazione francese vittime del terrorismo, per esempio, si occupa di prevenzione nelle scuole. Il nostro contributo mira a individuare le prospettive europee per la prevenzione sul web, dove vengono diffusi contenuti terroristici o di incitamento al terrorismo. Abbiamo una riflessione aperta in vista della Giornata europea in ricordo delle vittime del terrorismo, che si celebra l’11 marzo di ogni anno in tutta Europa e che nel 2026 si svolgerà proprio a Bruxelles. L’idea è di creare una piattaforma tecnologica per supportare azioni preventive alla radicalizzazione». —

 

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