Bombardieri (Uil) boccia la manovra sul fisco: «Si premiano i furbi»
Il segretario generale della Uil: «Cartolarizzare i crediti per dieci anni manda un messaggio diseducativo»

«Con la cartolarizzazione delle cartelle, sta passando il messaggio che chi paga le tasse è un fesso. Ma, se l’Italia cammina, lo deve proprio ai suoi maggiori contribuenti: lavoratori e pensionati».
Il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri entra nel merito della manovra economica, ma anche nel clima di disuguaglianza che, a suo giudizio, attraversa l’Italia. Il leader sindacale sarà questa mattina a Trieste, alla Biblioteca Statale di largo Papa Giovanni XXIII, per chiudere le celebrazioni per gli 80 anni della Camera confederale del Lavoro Uil.
Alle 10 è in programma la tavola rotonda con gli ex segretari regionali Adele Pino e Luca Visentini, moderata dal giornalista del Piccolo Diego D’Amelio.
Segretario, che cosa la convince più di tutto della manovra nazionale?
«La detassazione degli aumenti contrattuali. Per la prima volta si riconosce che la crescita dei salari deve passare dai contratti».
Quanto inciderà la misura?
«In misura limitata, circa 10-11 euro al mese, ma è un segnale importante. È stata accolta una nostra proposta: dare ai contratti collettivi il ruolo centrale che meritano. Un passo avanti nella direzione di una vera democrazia economica. Insisteremo perché il provvedimento venga esteso fino a 40 mila euro di reddito e includa più lavoratori».
Sul fisco, invece, ha chiarito che non ci siamo. Che cosa la lascia perplesso?
«Trovo sbagliato cartolarizzare i crediti per dieci anni e spalmarli su 118 rate. È un messaggio diseducativo: fa credere che in Italia pagare le tasse sia inutile. Così si premiano i furbi e si penalizzano lavoratori e pensionati, che sono i principali contribuenti Irpef. Non a caso, anche la Commissione europea ha richiamato il Governo su questo punto».
E sulle pensioni?
«La situazione resta grave. Si continua ad alzare l’età pensionabile e a ignorare chi svolge lavori usuranti, che non possono essere trattati come gli altri. E poi c’è una vera vergogna: lo stop a Opzione Donna. Parliamo di persone che avevano maturato il diritto a 58 anni e oggi se lo vedono cancellato. Ne chiediamo il ripristino».
Avete annunciato mobilitazioni per sollecitare modifiche al testo. Cosa accadrà nei prossimi giorni?
«Continueremo a fare il nostro mestiere: mobilitare i lavoratori e discutere con il Parlamento. Stiamo organizzando assemblee regionali in tutta Italia, una delle quali proprio a Trieste. Vogliamo che la legge di bilancio corregga le disuguaglianze e restituisca potere d’acquisto a chi lavora».
Sul fronte sindacale, tra l’altro con la vostra mancata adesione allo sciopero Cgil per Gaza, non mancano le divisioni. Come si ricuce?
«Le tre grandi organizzazioni sindacali hanno storie e sensibilità diverse. Non mi preoccupa che su alcuni temi ci siano approcci differenti. L’importante è continuare a lavorare insieme quando serve, su obiettivi concreti per i lavoratori. L’unità non è un dogma, è un bene che va praticato quando ci sono le condizioni».
Sulla sanità, la Uil Fvg ha pure chiesto tavoli di trattativa separati. Condivide?
«Non entro nel merito delle dinamiche locali, che rispondono alle autonomie territoriali. L’importante è che, pur nelle differenze, resti forte l’impegno comune a difendere la sanità pubblica e il diritto alla salute».
Trieste celebra 80 anni di storia sindacale Uil. Che significato ha questo anniversario?
«È una storia di lavoro, libertà e partecipazione. In questa città il sindacato ha avuto un ruolo fondamentale, anche nei momenti più difficili della sua storia. Oggi festeggiamo il passato, ma guardiamo avanti: la Uil di Trieste è viva, radicata e pronta ad affrontare le sfide del futuro, dal lavoro precario ai salari bassi».
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