Il Senato approva la riforma della Giustizia: in cosa consiste e cosa manca ora
Via libera alla separazione della carriere fra giudici e pubblici ministeri. Molto probabile che sarà richiesto un referendum confermativo

La riforma della giustizia, che introduce fra le altre, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri è stata approvata nella mattina del 30 ottobre dal Senato, con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni.
Si è trattato, come previsto dalla Costituzione, del quarto e ultimo passaggio parlamentare, dopo che negli scorsi mesi è stata votata due volte anche dalla Camera dei Deputati. Ora, perché la riforma diventi legge, quasi certamente servirà un ultimo passaggio.
Visto che non si è raggiunta la maggioranza dei due terzi, un quinto dei parlamentari, cinque consigli regionali o 500 mila elettori possono richiedere un referendum confermativo, che sarebbe organizzato nei prossimi mesi. Si tratta di una strada quasi certa. «Un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini», ha scritto la premier Giorgia Meloni sul suo account X.
La separazione delle carriere
In Italia, i magistrati possono svolgere due funzioni: quella giudicante e quella inquirente. Oggi svolgono lo stesso percorso formativo, e una volta intrapresa una delle due strade, possono scegliere di cambiare ruolo, ma solo una volta e nei primi dieci anni di carriera. Se la riforma Nordio diventerà legge, ogni magistrato dovrà decidere anticipatamente se svolgere la funzione di pubblico ministero o di giudice, e la decisione non potrà più essere modificata.
Prima del 2022, anno in cui è stata approvata la vigente Riforma Cartabia, le maglie erano più larghe. Si poteva passare da giudice a pm, o viceversa, fino a quattro volte.
La riforma
La riforma modifica gli articoli 104 e 105 della Costituzione, e modifica alcuni commi degli articoli 87, 106, 107 e 110. L’altra novità, oltre alla mancata possibilità di cambiare decisione, è la creazione due due distinti organi giudicanti. In sostanza, al posto dell’attuale Consiglio superiore della magistratura nasceranno due organi distinti, l’uno con compiti di supervisione sui giudici, l’altro con il controllo sui pubblici ministeri.
Cosa succede ora
Come detto, è molto probabile che per approvare la revisione costituzionale servirà passare dal referendum confermativo. Il passaggio dal voto popolare, infatti, potrà essere richiesto da 500 mila elettori, un quinto dei parlamentari o cinque consigli regionali. In questo caso, si procederà al referendum confermativo, per cui non è previsto un quorum. Perché la riforma diventi legge, basterà che i sì siano più dei no.
Considerando i tempi tecnici e di legge, è probabile che il referendum si terrà tra marzo e aprile 2026.
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