Così Nave Trieste ha celebrato il 71.mo anniversario del ritorno della città in Italia
Con la consegna della bandiera di combattimento la più grande unità mai costruita per la Marina militare è entrata ufficialmente a far parte della squadra navale nazionale

Sventola finalmente sul ponte di volo, con vista sul golfo della città che le ha dato il nome, la bandiera di combattimento di Nave Trieste. Con la cerimonia di consegna del vessillo, domenica la più grande unità mai costruita per la Marina militare è entrata ufficialmente a far parte della squadra navale nazionale. Sul palco, allestito all’interno dell’hangar dell’unità d’assalto anfibio multiruolo ormeggiata al Molo dei Bersaglieri, si respirava tutta la solennità del momento.
Davanti ai reparti schierati della Brigata marina San Marco, dell’equipaggio di Nave Trieste e dei rappresentanti delle componenti operative delle forze armate, hanno sfilato il Medagliere della Marina militare e delle forze militari da battaglia e i gonfaloni del Comune di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia. Poi l’arrivo di Laura Mattarella, figlia del presidente della Repubblica e madrina del varo di Nave Trieste, che ha seguito la cerimonia accanto al presidente della Regione Massimiliano Fedriga – «un orgoglio nazionale» ha detto Fedriga a proposito di Nave Trieste, «perché prodotta da Fincantieri con tecnologia e know-how italiani». Sugli spalti anche i ministri della Giustizia Carlo Nordio e dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.
Protagonista della cerimonia il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, che ha consegnato la bandiera di combattimento nelle mani del comandante della nave, il capitano di vascello Francesco Marzi. «Pensare che questa nave con il nome di Trieste, con la bandiera italiana a poppa, giri il mondo è una vera emozione», ha detto il sindaco, ricordando la coincidenza con l’anniversario del ritorno della città all’Italia e le tappe del successivo processo di pacificazione con la Slovenia.
Nave Trieste: le foto della cerimonia tra terra e mare

























«Vento in poppa per Trieste», ha augurato il Capo di Stato maggiore della Marina militare, Enrico Credendino. La portaerei – 245 metri di lunghezza, 38 mila tonnellate di stazza, 1.060 posti letto – rappresenta il meglio della tecnologia navale italiana e per Credendino «è l'emblema del valore e della sinergia tra Marina militare e industria. Da quando è entrata in servizio – ha ricordato – Nave Trieste ha già condotto un intenso periodo di addestramento che ne ha fatto apprezzare le capacità nel mondo».
Dimostrazione dell’eccellenza raggiunta dall’industria nazionale del mare, nell’auspicio del Capo di Stato maggiore della Difesa Luciano Portolano Nave Trieste porterà con sé, saldato alle turbine e all’acciaio dei suoi ponti, tutto l’orgoglio della città che le ha dato il nome.
«Trieste non è solo il principale porto sull’Adriatico, ma un importante luogo della memoria nazionale. Trieste ha atteso, ha resistito, ha sperato e quando è ritornata finalmente all’Italia il suo abbraccio alle forze armate è stato un abbraccio all’Italia intera», ha detto Portolano, esaltando le doti tecniche della nave e del suo equipaggio perché «alle sfide di un orizzonte internazionale instabile si risponde solo con un continuo adattamento delle nostre capacità di difesa».
E sempre all’equipaggio si è rivolto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, prendendo la parola per ultimo prima della consegna ufficiale del vessillo. «La consegna della bandiera – ha detto – non è un titolo onorifico, è una responsabilità. In quella bandiera c'è tutto: c’è il vostro dovere, il vostro impegno, ci sono le persone morte per difenderla e quelle che devono ancora nascere». Crosetto ha ricordato il percorso che ha portato alla costruzione dell’unità d’assalto, dai primi disegni al varo, e le migliaia di ore di lavoro per costruire una nave che possa difendere il Paese, in caso di necessità, e portare aiuto alle popolazioni in difficoltà. «Siamo un Paese che si porta dietro ferite laceranti, ma anche la capacità di rispettare gli altri. Noi siamo questo: capacità, esperienza, umanità», ha aggiunto richiamando «la tipicità» italiana di saper «associare il rispetto alla forza. Non è con la potenza che si risolvono le controversie internazionali, ma molto spesso con la comprensione».
Forte di questa responsabilità, l’equipaggio di Nave Trieste veleggerà ora con la sua bandiera. «Giuriamo tutti di custodirla con devozione e di difenderla in ogni circostanza fino all’estremo sacrificio nell’interesse supremo della Patria», ha recitato il comandante Marzi. La risposta corale dei marinai ha dato il via ai fucilieri del San Marco, posizionati sulla piattaforma che da Nave Trieste si affacciava su piazza Unità. Dopo i colpi di fucile, è risuonato l’Inno di Mameli: mentre sulla nave si issava il vessillo di combattimento, in una piazza gremita sventolavano la bandiera italiana e quella della città di Trieste.
La bandiera verrà ora conservata nel cofano donato dalla delegazione locale dell’Associazione nazionale marinai d’Italia. E lì resterà, custodita nell’ufficio del comandante, ad accompagnare Nave Trieste per tutta la sua storia fino al momento del disarmo. Portando in giro per il mondo il nome della città che fu riunita all’Italia 71 anni fa.—
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