Il dialogo tra il presidente Sergio Mattarella e una madre che ha perso il figlio sul luogo di lavoro

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato al telefono Monica Michielin: una madre che ha saputo trasformare il dolore per la morte sul lavoro del figlio Mattia in una battaglia per tutti

Lorenza Raffaello e Elia Cavarzan
Monica e Giuseppe, genitori di Mattia Battistetti, mostrano la lettera del presidente della Repubblica
Monica e Giuseppe, genitori di Mattia Battistetti, mostrano la lettera del presidente della Repubblica

«È suonato il telefono e mai mi sarei aspettata di ricevere una telefonata dal Quirinale». La battaglia di Monica Michielin, la mamma di Mattia Battistetti, lunedì ha avuto un attimo di tregua, anzi è stata illuminata da uno spiraglio di luce. Questo l’effetto sortito dalle parole del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.

«Il presidente mi ha detto che ha letto la lettera che gli ho inviato e ha detto di aver provato una forte emozione», racconta Monica entusiasta.

Monica Michielin, mamma di Mattia Battistetti, davanti al cantiere della tragedia in via Magellano
Monica Michielin, mamma di Mattia Battistetti, davanti al cantiere della tragedia in via Magellano

«Ha detto che ricorda con tristezza quello che è successo a Mattia e segue l’evoluzione processuale della vicenda. Ha aggiunto anche che aveva piacere di far arrivare alla famiglia la sua vicinanza e di complimentarsi per tutto quello che stiamo facendo non solo per nostro figlio, ma per questa strage senza fine che attanaglia il nostro Paese».

«La cosa più bella è che il presidente alla fine si è congedato mandando un caloroso abbraccio in particolare a me, poi a tutta la famiglia e a tutti i membri dell’associazione in memoria di Mattia».

Il figlio Mattia morto sul lavoro

Il 29 aprile 2021, Mattia Battistetti, un operaio di 23 anni, perse la vita in un tragico incidente sul lavoro, schiacciato da un carico di 15 tonnellate che si staccò da una gru nel cantiere edile in cui lavorava.

La prima udienza del processo per il decesso del giovane operaio si è tenuta al Tribunale di Treviso il 3 luglio 2023, e la nona è fissata per il 13 gennaio 2025.

Mattia Battistetti aveva 23 anni
Mattia Battistetti aveva 23 anni

Secondo il perito dell’accusa, l’incidente fu provocato da una combinazione di errori tecnici, manutenzione superficiale e cattiva organizzazione del cantiere. La coppiglia della gru, elemento fondamentale per garantire la stabilità del carico, era compromessa perché montata in modo errato.

Una spina elastica, più corta del previsto (31-32 mm invece dei 36 mm richiesti), era stata inserita in modo improprio e danneggiata con colpi di martello durante l’installazione, provocando una frattura che, ignorata per mesi, causò infine il distacco del carico.

A questa mancanza tecnica si aggiunse un’organizzazione carente del cantiere. La disposizione delle strutture non corrispondeva a quanto indicato nei documenti di sicurezza, e il gruista, con una visuale parzialmente ostruita, avrebbe dovuto seguire fisicamente il carico per assicurarsi che nessuno fosse sotto di esso, cosa che non fece.

Tutti gli indagati 

Questa omissione gli impedì di notare che Battistetti e un collega, Arben Shukolli, si trovavano esattamente nel punto di caduta; Shukolli riportò gravi ferite alla schiena e a una gamba.

Furono evidenziate mancanze nella vigilanza da parte di due figure preposte alla sicurezza: il coordinatore e il responsabile dei lavori.

L'incidente nel cantiere di Montebelluna in cui ha perso la vita Mattia Battistetti
L'incidente nel cantiere di Montebelluna in cui ha perso la vita Mattia Battistetti

A processo per omicidio colposo in concorso, lesioni colpose gravissime e inosservanza delle norme sulla sicurezza, sono sei persone: Andrea Gasparetto, legale rappresentante della Altedil, l’azienda per cui lavorava Battistetti; Bruno Salvadori, legale rappresentante della Essebi, la ditta che montò la gru; Loris Durante, gruista in servizio al momento dell’incidente; Gabriele Sernagiotto, coordinatore della sicurezza del cantiere; Gian Antonio Bordignon, titolare del cantiere e responsabile dei lavori; e Marco Rossi, delegato alla sicurezza e responsabile del servizio prevenzione e protezione.

La telefonata del presidente Mattarella

La telefonata del presidente Mattarella è arriva ta all’indomani della lettera spedita da Monica: «Egregio presidente le assicuro che per chi perde un proprio caro nel lavoro, chi, come me, perde un figlio nel lavoro, andare avanti è duro e difficile: le foto di mio figlio a terra, coperto da un lenzuolo giallino è marchiata nel mio cuore, nei miei occhi e nella mia mente per il resto dei giorni che mi restano da vivere. Quello che mi dà la forza per continuare ad andare avanti è chiedere giustizia per mio figlio Mattia che per la negligenza e il disinteresse totale per la sicurezza dei padroni, non ha più fatto ritorno a casa, ha finito per sempre di sognare e progettare il suo futuro», ha scritto Monica.

Monica Michielin, madre di Mattia Battistetti
Monica Michielin, madre di Mattia Battistetti

«Ricordo le parole del presidente in seguito all’ennesima strage sul lavoro: “Non vi sono più parole adeguate per esprimere l’allarme e l’angoscia per gli incidenti per chi sta lavorando, per l’insicurezza per chi lavora” dopo averle sentite mi sono scese le lacrime dagli occhi», ricorda Monica che aggiunge che ormai si è consolidato un rapporto epistolare con il capo dello Stato che, alcuni mesi fa, aveva inviato una lettera alla famiglia Battistetti mostrandosi addolorato e colpito dalla morte del giovane Mattia.

Un simbolo contro le morti bianche 

Dal tragico 29 aprile 2021, Monica Michielin non si è mai fermata. Ha trasformato il dolore per la perdita di suo figlio in una battaglia instancabile per cercare giustizia e responsabilità.

Dal giorno della morte di Mattia, Monica si è recata ogni mattina sul cantiere per chiedere giustizia.

La sua lotta continua, come un grido che non smette di chiedere verità e dignità per tutte le vittime del lavoro.

Attraverso iniziative, mostre d’arte, incontri di sensibilizzazione e attività nelle scuole, Monica ha dato voce a una causa che coinvolge tutte le famiglie segnate dalle tragedie sul lavoro. La sua determinazione l’ha portata fino al Presidente della Repubblica, diventando il simbolo di tutte le madri che hanno perso i figli a causa di incidenti sul lavoro.

Eppure, quando le si chiede se si considera un simbolo, la sua risposta è netta: «Non sono un simbolo, sono solo una mamma che ha perso suo figlio perché un giorno è andato al lavoro e non è più tornato. Voglio giustizia, glielo ho giurato». Con lucidità aggiunge: «Le morti sul lavoro non riguardano solo chi perde la vita, ma distruggono famiglie, annientano progetti e sogni, tutto per la negligenza di qualcuno».

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