L’insediamento mafioso in Veneto, tra imprese edili e squadre di calcio: il caso Lavagno
Riflettori sul piccolo comune nel Veronese dove Domenico Mercurio, ora collaboratore di giustizia, aveva creato un piccolo impero. “Report” evidenziato il possibile aiuto politico per edificare un terreno. Di Michele (FDI): «Solo illazioni»

Ha surfato l’onda alla grande Domenico Mercurio. Il collaboratore di giustizia le cui rivelazioni hanno retto l’architrave delle più recenti inchieste della Procura antimafia veneziana sulla ’ndrangheta arrivò nel Veronese nei primi anni Novanta, e il boom edilizio dei primi Duemila lo trovò pronto e combattivo.
Lavagno, comune dell’est veronese balzato agli onori della cronaca grazie alla recente puntata di Report firmata da Valter Molino e Andrea Tornago, è stato uno degli epicentri di quella stagione. Nel servizio andato in onda domenica scorsa, Mercurio racconta – tra le altre cose – di aver beneficiato dell’edificabilità di un terreno grazie ai buoni uffici del vicesindaco David Di Michele, vicepresidente della Provincia e candidato di Fratelli d’Italia.
Il suo arrivo in Veneto fu piuttosto avventuroso: l’insofferenza per le regole familiari lo spinse, come lui stesso ricorda, a una sorta di fuga in treno insieme all’amico Giuseppe Grisi. La scelta della stazione di destinazione fu quasi casuale, ma l’ambientamento riuscì a meraviglia.
«La mia impresa, la Cos 2050, era chiamata l’impero romano. A Lavagno ho costruito 1. 700 appartamenti», sottolinea con orgoglio. Anche l’amico Grisi, che andrà a vivere nella vicina Zimella, farà affari d’oro con l’azienda di famiglia, la Grika Costruzioni, protagonista in molte grandi opere pubbliche regionali – dalla Valdastico Sud al Passante di Mestre – prima di essere ucciso a Crotone insieme al fratello per una questione di soldi.
La vicenda di Mercurio non riguarda soltanto Lavagno, ma può rappresentare quella di decine di comuni simili disseminati in tutto il Veneto. In vent’anni, qui è cambiato tutto: dal 2001 al 2021 il paese è passato da meno di 6 mila a circa 8. 500 abitanti, un balzo del 40%.
Villette e case sparse “a marmellata”, incastrate tra zone industriali e artigianali, autostrada, statale 11, Porcilana e ora anche il tracciato della Tav. Il consumo di suolo è al 18,13%, molto oltre la media veneta (11, 86%) e pure superiore alla già elevata media della pianura veronese (16,3%).
«Abbiamo bloccato un centro commerciale costruito senza valutazione d’impatto ambientale e che ora giace abbandonato – racconta Lorenzo Albi, architetto e storico dirigente di Legambiente Verona – e l’area artigianale è stata realizzata sopra una discarica di fanghi mai bonificata».
«Avevo trecento dipendenti e una squadra di calcio che dalla Terza ho portato alla Prima categoria», ricorda ancora Mercurio. Dipendenti e calciatori, da quanto dichiara, erano il serbatoio elettorale da cui attingeva consensi. «Per controllare 600 voti non serve conoscere 600 persone – spiega – basta conoscerne 30 che portino ciascuna 20 voti. Occorre organizzarsi in modo scientifico, con le carte d’identità e la mappa dei seggi: si può fare».
Miriam Khamlichi consigliera di Forza Italia dichiara che «sarebbe bene che il sindaco congelasse le deleghe di Di Michele» e si dice molto preoccupata del clima che si sta creando in paese. Tiziana Romano protagonista di molte critiche sui social all’amministrazione non parcheggia più l’auto per strada dopo aver trovato un chiodo impiantato nella ruota.
Sui social, David Di Michele ha dichiarato: «Il terreno in questione era già edificabile prima del mio insediamento. Respingo con fermezza ogni illazione. A chi cerca visibilità gettando fango rispondo con i fatti e con i documenti».
Mercurio sottolinea che proprio nel 2019, mentre lui era in carcere, Di Michele prese 209 voti, contro i più di 600 ottenuti quando Mercurio era attivo in paese: un dato che risulta verificato.
A Lavagno risiede oggi anche Nazzareno Salerno, ex assessore regionale calabrese colpito da un’inchiesta della DDA di Catanzaro, la cui ditta ha costruito la scuola comunale tuttora inagibile. «Non lo conosco: quando è arrivato, io ero in carcere – conclude Mercurio – ma se l’avessi conosciuto avremmo collaborato».
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