Nel paese dove il parroco ha venduto la chiesa (rimasta senza fedeli) e il tempio indù affolla le strade

La parrocchia ha ceduto l’edificio a un’azienda edile: sorgeranno due condomini. Ma a poca distanza ogni domenica centinaia di indiani si incontrano per pregare. L’ingresso è libero: si tolgono le scarpe si suona una campana e si donano cibo e fiori

Alessia Celotto
Una famiglia durante una preghiera nel tempio
Una famiglia durante una preghiera nel tempio

A Fontanelle, in provincia di Treviso, in pochi anni sembra essere cambiato tutto. La coda la domenica per andare a messa non c’è più, tanto che la chiesetta del centro è stata venduta; e in via Bosco a Lutrano in un capannone dove non si produce più nulla si fa la fila per le cerimonie indù.

Condomini al posto della chiesa

La vendita della chiesetta del centro (al suo posto sorgeranno due condomini), una decisione del parroco del paese, don Ezio Segat con la Diocesi, è dovuta agli alti costi di gestione, uniti alla diminuzione dei sacerdoti e al calo dei partecipanti alle funzioni.

Una scelta inevitabile, ha più volte detto i parroco, che ha generato opinioni contrastanti, ma che, comunque la si guardi, racconta di come la comunità di Fontanelle sia oggi profondamente mutata. Mentre una chiesa chiude, un altro luogo di culto si riempie.

Il tempio

Si tratta del tempio Indù “Maa Durga Shakti Mandie”, in via Bosco a Lutrano. Dopo le prime sparute e occasionali cerimonia dei mesi precedenti, negli ultimi tempi è cresciuto grazie alla comunità indiana residente in zona, che ha trovato nel tempio un punto di riferimento religioso e sociale.

La chiesa chiude e il tempio induista si riempie di fedeli: il video racconto

Recentemente l tempio indù è stato al centro del consiglio comunale, dove sono state portate alla luce diverse criticità: i cosiddetti “parcheggi selvaggi”, la confusione generata durante le celebrazioni religiose e i dubbi sull’autorizzazione edilizia del park nell’area agricola, utilizzato dai fedeli nei giorni di festa.

 

I controlli del comune

«Il comune ci ha richiesto alcuni documenti. Abbiamo tolto la tettoia che usavamo nei giorni di pioggia, consegnato i certificati dell’impianto elettrico e del gas, e il nostro geometra ha presentato tutte le carte richieste. Ora attendiamo di sapere se servirà altro», dice Sajip, uno dei frequentatori del tempio.

«La nostra religione è monoteista, qui nel tempio preghiamo per il nostro Dio, che si manifesta in diversi modi. Per noi la diversità è una ricchezza, non un pericolo». Tra i residenti della zona le opinioni sono diverse.

«Le celebrazioni settimanali sono molto tranquille. C’è musica, ma non ci hanno mai disturbato» racconta una signora della via. Un altro vicino, invece, sottolinea la questione della sicurezza: «Alcune persone parcheggiano lungo la strada stretta e spesso di sera passano a piedi. È pericoloso perché non vedi chi passa». La questione dei parcheggi, infatti, rimane l’argomento più discusso. «Prima di fare una festa, avvisiamo il comune e comunichiamo il numero indicativo di partecipanti, anche se alcune volte sono molti di più» continua Sajip. «Abbiamo comprato un terreno per i parcheggi e usiamo anche una navetta. Può succedere che qualcuno, non sapendo bene dove lasciare l’auto, parcheggi male. Cerchiamo comunque di gestire la situazione nel modo migliore».

Le offerte e i rituali

Dentro al tempio il clima è sereno e la comunità, formata prevalentemente da operai e lavoratori agricoli che abitano nei comuni vicini, si ritrova per pregare, ascoltare musica spirituale, condividere cibo e trasmettere i propri usi e costumi ai figli, i quali, nati in Italia, non conoscono le tradizioni della loro terra. «Vivo in Italia da 25 anni. Ho sempre lavorato in un’azienda di acciaio. Questo paese mi ha accolto e qui ho costruito la mia vita» racconta uno dei fedeli del luogo.

Sakumari, arrivato diciassette anni fa, aggiunge: «Quando ero in India volevo venire in questo paese, perché pensavo fosse da vedere e, una volta arrivato, non me ne sono più andato. Il tempio mi aiuta a riscoprire la mia cultura».

Entrando nel tempio si seguono regole condivise da tutti: si tolgono le scarpe, si suona una campanella come segno di saluto e di rispetto e si offrono fiori e cibo alla divinità. Alcuni rituali di purificazione prevedono l’utilizzo di acqua e latte.

Chiunque può entrare. Non è obbligatorio lasciare offerte, ma grazie alla generosità dei fedeli, ad esempio, un paio d’anni fa sono riusciti ad acquistare la moquette del tempio. Differenze culturali che raccontano un paese che si trasforma, tra la storia e il futuro che giorno dopo giorno si integrano. 

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