Aggressioni e minacce agli ebrei, il Ghetto di Venezia nel mirino
Le annotazioni della Digos sulla base delle segnalazioni della comunità: minacce di morte, insulti gridati e cani portati a defecare davanti alla sinagoga. Inchiesta sugli ebrei aggrediti in autogrill

Le immagini con insulti e botte a padre e figlio di 6 anni con la kippah all’autogrill di Lainate continuano a girare sui social e anche sui media s’infiamma il dibattito. L’aggressione al grido di “assassini tornate a casa” ai danni di una famiglia francese di religione ebraica, continua scatenare reazioni.
Solidarietà dalla Cei, indignazione dalla Comunità di Sant’Egidio («Vergognoso attacco alla famiglia ebrea»), dura condanna da parte del Governo per il tramite dei ministri Salvini e Roccella e inchiesta aperta per percosse aggravate dall’odio razziale.

Ma non è un caso isolato, non in questa stagione di attacchi di Israele su Gaza. Secondo il rapporto 2024 del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, in Italia si sono registrati 877 episodi di antisemitismo, quasi il doppio rispetto ai 454 del 2023. Di questi, 277 sono avvenuti in spazi pubblici, con aggressioni fisiche, insulti e atti vandalici. E il vento dell’antisemitismo soffia anche in Veneto: la Digos di Venezia ha già annotato 7 episodi successi nell’ultimo anno.
Il 14 maggio dello scorso anno, per esempio, una scritta a caratteri cubitali con vernice rossa è comparsa sul muro del galoppatoio del Lido. Parole irripetibili con minacce di morte: “Vi cercheremo casa per casa”. Il Ghetto di Venezia è sempre più un obiettivo sensibile, perché è lì che si concentra il maggior numero di episodi. La comunità ebraica informa puntualmente la Questura di tutto ciò che accade.
“Un ignoto ha portato il proprio cane a defecare sugli scalini della sinagoga Levantina in Ghetto vecchio”, è indicato in un’annotazione. E ancora: “Un signore, per più volte, ha portato a urinare il proprio cane sulla soglia di una bottega di oggettistica ebraica in Ghetto. Ripreso da un membro della sicurezza ha dichiarato di farlo proprio perché bottega di ebrei”.
Ma ci sono anche episodi più spiacevoli. “Un gruppo di studenti in visita al Ghetto si è fermato davanti al monumento alla Shoah, esibendosi in un saluto romano di gruppo”.
Il 13 marzo scorso, invece, una classe dell’Itis Divini di San Severino (Marche) in visita al Ghetto è entrata nel bookshop per lasciare le radioline dopo il tour. Quattro ragazzi hanno canticchiato tra loro una canzonetta con le seguenti parole: «A noi piace Benito, a noi piace Adolf Hitler».
Il 28 maggio scorso, in campo di Ghetto Nuovo, il rabbino capo di Venezia Alberto Sermoneta stava dando il benvenuto alla classe di un liceo di Milano in visita, quando è stato verbalmente aggredito da un uomo di circa 50 anni, che l’ha apostrofato come “l’ebreo”, per poi chiamarlo con il termine “Omicida o genocida di m...”. La Comunità ebraica ha denunciato l’episodio.
Ancora violenza in campo San Geremia, dove hanno circondato un ragazzo ebreo gridandogli in faccia “free Palestine”. Lo stesso fatto era accaduto anche in campo di Ghetto Nuovo. «Come se un ebreo, per definizione, fosse colpevole di quanto accade in Medioriente», commentano all’interno della comunità. Le bocche restano cucite, c’è l’ordine di non parlare per non buttare benzina su braci già roventi. Ma la sofferenza è tanta tra chi si trova bersaglio di questi attacchi chiaramente antisemiti.
La Digos tiene d’occhio la situazione costantemente, rilevando ogni minimo particolare. Secondo gli analisi del Viminale la situazione non è affatto da sottovalutare.
Dopo i fatti dell’autogrill di Lainate la comunità ebraica sta anche ragionando su un modo per rispondere pubblicamente. Qualcuno ha proposto di organizzare una protesta con le kippah ma ancora non è stata presa una decisione collettiva.
E intanto sui social continua a emergere tutto l’odio che probabilmente covava sotto le braci: complotti, finanza ebraica e guerra in Medio Oriente sono le argomentazioni più gettonate. Ma c’è anche chi sostiene che la Shoah non sia stata sufficiente e che, in qualche modo, “il lavoro vada finito”
«C’è una situazione internazionale che mi preoccupa, che è quella in Medio Oriente, e mi preoccupano le reazioni che ci sono in Italia», ha detto martedì 29 luglio Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni. «Quanto è accaduto alla famiglia ebrea a Milano penso sia preoccupante, penso che ci sia un antisemitismo dilagante, e penso che ci sia anche una responsabilità di chi sta raccontando la verità di Hamas, ai cittadini europei e cittadini italiani. Quando si parla del governo di Gaza è Hamas. Continuare questo racconto alimenta l’antisemitismo. Io mi dissocio e mi vergogno del fatto che i cittadini ebrei siano perseguitati in Italia».
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