Rapita dalla madre, Chantal Tonello ritrovata a Budapest 13 anni dopo
Il padre Andrea di Vigonza (Padova) non aveva mai smesso di cercarla. La donna in stato di fermo dopo il blitz congiunto in Ungheria delle polizie ungherese e italiana. La ragazzina è stata affidata temporaneamente alla nonna materna

Nella giornata di giovedì 12 giugno, a 150 km da Budapest, è stata ritrovata la piccola Chantal Tonello sequestrata dalla madre in Italia il 30 novembre 2012. La stessa madre ungherese Klaudia Ildiko Sallai è in stato di fermo a seguito di un mandato di cattura internazionale. Il caso ebbe grandissima eco all’epoca anche perché il papà Andrea non aveva mai smesso di cercarla, andò in tantissimi programmi televisivi, e anche sui social sta combattendo da anni questa battaglia.
Nel 2023 aveva lanciato un appello anche alla premier Giorgia Meloni.
L’indagine è stata seguita a lungo dalla polizia italiana, sotto il coordinamento della procura generale di Venezia, e si è conclusa nelle prime ore della mattinata del 12 giugno nella località di Mezotur con un blitz delle forze di polizia ungheresi insieme alla polizia italiana.
Il blitz della polizia
Il 12 giugno 2025, la polizia di Stato italiana, in collaborazione con quella ungherese, attivata dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e dall’Esperto per la sicurezza a Budapest (Ungheria), è intervenuta a Mezotur, in Ungheria, dove è stata rintracciata Chantal, ormai tredicenne, sottratta dalla madre quando aveva circa un anno e tenuta nascosta al padre e alle autorità per tutti questi anni.
«Una volta rintracciata la ragazzina» dettaglia una nota della Questura di Padova, «la madre è stata fermata in quanto destinataria di un mandato di arresto europeo, emesso il 4 agosto 2023 dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Venezia, per il reato di sottrazione e trattenimento di minore all’estero e denunciata per i medesimi fatti di reato».
E continua; «La vicenda, trattata anche dalla task force interministeriale sui Minori Contesi del M.A.E.C.I, è stata direttamente seguita, fin dalla denuncia di scomparsa della bambina presentata dal padre a gennaio 2012, dalla squadra mobile di Padova, dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e dell’Ufficio per l’esperto per la sicurezza a Budapest che hanno fornito alle autorità ungheresi costanti elementi di indagine utili per ritrovare la ragazzina».
Nelle banche-dati in uso alle forze di polizia era stata sin da subito inserita la nota di ricerca internazionale della piccola.
L’attività investigativa internazionale non si è mai fermata fino a quando si è riusciti a localizzare la piccola e la madre in Ungheria.
Da qui l’intervento il 12 giugno di una task force di polizia a Mezotur, che ha consentito di rintracciare Chantal affidata momentaneamente dalle autorità magiare alla nonna materna con obbligo di facilitare gli incontri con il padre.
La storia

Aveva appena 14 mesi quando è stata sottratta dalla madre e portata in Ungheria, dove si sono perse le sue tracce. Dal 2012 Andrea Tonello, 53 anni, agente di commercio di Vigonza, non vedeva e non aveva più notizie di sua figlia Chantal.
Un caso emblematico, che arriva direttamente dal nostro territorio, di un problema sempre più presente in Italia, quello dei figli contesi al termine di matrimoni o relazioni tra cittadini di paesi diversi. In questo caso però, oltre ai mille ostacoli che ancor oggi presenta la legge, diversa da paese a paese, si è prefigurato anche il reato di sequestro di persona e maltrattamento di minore.
A carico di Klaudia Ildiko Sallai, parrucchiera di 33 anni, mamma della piccola, che l'ha portata via con sé sottraendola al padre, pendeva un mandato di cattura internazionale emesso dalla procura di Padova.

«Il mio è un incubo cominciato nel 2012 quando la mia ex compagna ha deciso di partire con nostra figlia di poco più di un anno per un viaggio nel suo paese d'origine, l'Ungheria», racconta affranto Andrea Tonello. «Senza alcuna titubanza io ho acconsentito, ma mai avrei pensato che da quel momento non avrei più rivisto la mia bambina».
La vicenda giudiziaria
Nel novembre 2012 Klaudia Ildiko Sallai, ungherese, era sparita in Ungheria con la figlioletta, negando ogni contatto al padre. La partenza era stata concordata – la donna voleva raggiungere i famigliari per le vacanze natalizie – ma l’epilogo era stato imprevedibile quanto inaspettato. Quando Andrea era ritornato a prenderle a fine anno, aveva ricevuto un messaggio dalla donna: «Non venire, noi rimaniamo in Ungheria».
Il confronto non era bastato e si era passati alle vie legali. In poco tempo era arrivata anche la sentenza di secondo grado del Tribunale ungherese di Pest che dava ragione al padre. Andrea ha visto la figlioletta per l’ultima volta prima di questa sentenza.
Da allora Klaudia e Chantal sparirono nel nulla.La Procura di Padova emette una rogatoria internazionale per la ricerca della donna e della bimba, estesa a tutta Europa. Sulle tracce della madre fuggitiva c’è anche l’Interpol.

Lo stesso Andrea (assistito dall’avvocato Chiara Balbinot) aveva fatto più volte la spola tra Ungheria, Moldavia e Polonia nella speranza di ritrovarle. Si era finto persino barbone, per stazionare sotto la casa della famiglia di lei, e aveva messo a disposizione pure una taglia. Nulla da fare.
La Procura di Padova aveva indagato la donna per sequestro di persona e sottrazione di minore: per lei il pm Giorgio Falcone aveva chiesto una condanna a 9 anni e 6 mesi. Nel 2021, davanti al tribunale collegiale presieduto da Nicoletta De Nardus, ecco la sentenza. La mamma ungherese era stata condannata a 4 anni di reclusione per sottrazione di minore, ma solo in riferimento al periodo che arriva al 20 gennaio 2015.
Per la sottrazione di Chantal da quella data in poi, infatti, la donna risultava già giudicata dalla giustizia ungherese. Il pm Falcone aveva rilevato che sì, era effettivamente stata condannata in Ungheria, ma per un reato che nel nostro ordinamento corrisponde al 388 del Codice penale, la mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice civile che però è decisamente meno “pesante” della sottrazione di minore. In patria non a caso era arrivata una condanna a una semplice multa da 700 euro.
Il Collegio aveva inoltre rilevato il difetto di giurisdizione per il reato di sequestro di persona: il reato era stato compiuto in Ungheria da una cittadina ungherese, quindi dovevano occuparsene i Tribunali di quello Stato. Per questo motivo alla Salai era stata ritirata anche la misura cautelare. Il tribunale collegiale aveva inoltre condannato la donna al pagamento di 250 mila euro di risarcimento del danno, 150 mila a Tonello e 100 mila alla figlia, comunque parte lesa.
«Ho fatto di tutto»
«Ho fatto di tutto, sono andato in Ungheria innumerevoli volte e anche per lunghi periodi. Mi sono travestito da barbone, alle volte ho girato camuffato da parrucche, altre volte ho mostrato la mia identità, ho fatto volantinaggio e ho dato vita a proteste, ma non è servito a nulla. Qualcuno nel paese d'origine della mia ex compagna, Mezotur, mi ha detto di averla vista insieme alla bambina in città, ma nessuno sa dove si trovino, neanche la famiglia d'origine di Klaudia, che evidentemente la copre», spiegava ancora nell’aprile 2016 Andrea Tonello, che sotto consiglio della polizia locale ungherese aveva messo addirittura una taglia sulla figlia: «Là si può fare anche questo, e così mi hanno consigliato di offrire una ricompensa monetaria a chi mi riporterà mia figlia: 10 mila euro. Tantissimi soldi per quei posti, dove con una cifra del genere si compra anche una casa».
Tonello aveva presentato ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, la quale ha condannato l'Ungheria per non aver condotto in maniera seria le ricerche della piccola Chantal e della madre.
«Mi daranno un risarcimento di qualche decina di migliaia di euro, ma a me non interessa questo, io voglio solo riabbracciare mia figlia», si augurava.
Riproduzione riservata © il Nord Est