Caso Trentini, c’è la sponda con gli Usa. Tajani: «Confronto con Rubio»

La vicenda del cooperante umanitario ancora al centro dei colloqui tra Farnesina e il segretario di Stato americano. I genitori di Alberto in attesa notizie sullo stato di salute del loro figlio

Eugenio Pendolini

Centosettanta giorni di detenzione e di silenzio. Il destino di Alberto Trentini, il cooperante veneziano arrestato a novembre in Venezuela, resta avvolto dal mistero. Il lavoro sotto traccia della diplomazia italiana con il governo Maduro non conosce tregua.

Il ministro Tajani 

Ma lo stallo sembra destinato a perdurare. Quanto? Familiari e amici del 45enne originario del Lido, angosciati, si ripetono ogni giorno questa domanda. «Il confronto è ancora molto difficile», dice a La Nuova il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «stiamo insistendo tramite tutti i possibili canali di dialogo. Di recente ho affrontato nuovamente il caso Trentini con il segretario di Stato americano, Marco Rubio».

Il ministro Antonio Tajani
Il ministro Antonio Tajani

Sulla liberazione di Trentini si sta giocando una delicatissima partita a scacchi. E proprio la sponda degli Stati Uniti potrebbe rivelarsi determinante.

«Stiamo lavorando con i Paesi alleati per convincere le autorità venezuelane a liberare Trentini e a offrirgli tutta l’assistenza necessaria», aggiungono dalla Farnesina. Le autorità italiane in questi mesi hanno continuato a cercare interlocutori con il governo Maduro. Ma nessuna controrichiesta specifica sarebbe arrivata nell’ambito di una trattativa tra le parti. Sintomo di un sentiero diplomatico senza apparenti sbocchi.

Ed ecco che entrano in gioco gli Stati Uniti. Non è la prima volta, infatti, che il ministro e vicepremier Tajani chiama in causa il segretario di Stato Usa. Durante il G7 in Canada, nel marzo scorso, i due avevano affrontato in prima persona la situazione di Trentini e, più in generale, del Venezuela.

Paese nel quale sono detenuti otto nostri connazionali, oltre allo stesso Trentini, rinchiuso nel carcere El Rodeo I, indicato da organizzazioni internazionali come Amnesty come una struttura nella quale sono detenuti arbitrariamente oppositori politici o dissidenti in condizioni disumane.

Tra gli stranieri finiti nelle carceri venezuelane, però, c’erano anche diversi cittadini statunitensi. Finiti al centro di una trattativa tra gli Usa e il governo di Maduro nel marzo scorso, dopo un incontro a Caracas tra Richard Grenell, inviato speciale del presidente Donald Trump, e il presidente venezuelano Nicolás Maduro.

La diplomazia italiana 

La diplomazia italiana aveva provato ad accodarsi a questa operazione, cercando quindi la sponda americana per ottenere la liberazione di Trentini insieme a quella dei cittadini statunitensi. L’operazione, tuttavia, non è andata a buon fine.

Il quadro politico internazionale decisamente complesso renderebbe la situazione ancor più ingarbugliata. Gli Stati Uniti, al pari dell’Italia e degli altri paesi europei, non riconoscono Maduro come legittimo presidente del Venezuela e non hanno una presenza diplomatica nel Paese.

Tuttavia, la visita di Grenell nel marzo scorso si era incentrata anche su tematiche legate alla migrazione, alle sanzioni e alla deportazione di cittadini venezuelani dagli Stati Uniti. Quello che poteva sembrare un primo atto di disgelo nei rapporti tra i due stati, è stato ben presto accompagnato dalle dichiarazioni della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, secondo cui l’incontro non ha comportato alcun riconoscimento ufficiale di Maduro.

A metà marzo, poi, gli Stati Uniti hanno espulso oltre duecento venezuelani, trasportati in Salvador, accusati di appartenere al gruppo criminale Tren de Aragua, tacciata di connivenza con Caracas. Insomma, rapporti tutt’altro che distesi.

Il che spiegherebbe le difficoltà dell’Italia, interlocutore privilegiato con gli Usa come dimostrato dal recente viaggio della premier Meloni a Washington, nel riuscire a trovare un interlocutore affidabile in Venezuela.

E nel frattempo, la città di Venezia è pronta nuovamente a mobilitarsi per chiedere la liberazione di Trentini.

Riproduzione riservata © il Nord Est